Centrafrica: abusi sui civili da parte di ribelli e governativi
I ribelli in Centrafrica sospendono l’offensiva verso la capitale Bangui e accettano
di partecipare ai negoziati di pace in programma l’8 gennaio in Gabon. Secondo le
Nazioni Unite sono circa 316mila le persone che vivono nelle aree colpite dagli attacchi
dei ribelli e altre 700mila che vivono nella capitale rischiano l’escalation dei combattimenti.
Le associazioni per i diritti umani della Repubblica Centrafricana hanno accusato
il governo e i ribelli di aver commesso abusi e violenze nei confronti della popolazione.
Al microfono di Alessandro Filippelli, padre Aurelio Gazzera, missionario
carmelitano che opera nel Nord del Paese:
R. – Io sono
a Bouzoum, una città a 400 km dalla capitale. C’è molta tensione nell’aria, anche
perché è una situazione che Bouzoum ha vissuto dieci anni fa – nel 2002-2003 – proprio
in questo periodo. E quindi c’è un po’ il terrore che questa crisi diventi cronica
e si allarghi anche al resto del Paese: gran parte del territorio è sempre stata,
una volta o l’altra, preda di movimenti ribelli, poi più o meno ammansiti con dialoghi,
proposte, promesse. Poi, però, la situazione non è che sia migliorata di tanto, soprattutto
per quanto riguarda gli aspetti come la sanità e l’educazione.
D. – I ribelli
hanno annunciato uno stop all’avanzata verso Bangui. Ma cosa rischia realmente il
Paese?
R. – Il problema è che rischi di diventare cronica, nel senso che non
riuscendo ad avere uno sbocco rapido su Bangui, facciano un po’ come l’altra volta
che pian piano prendono il resto del Paese e quindi poi praticamente la capitale rimane
un’isola affamata, perché gran parte della produzione alimentare viene da fuori della
capitale, quindi dal Nord, dal Centro.