Thailandia: continua la deportazione dei "boat people" birmani Rohingya
Il primo gennaio appena trascorso, vicino Bon Island, provincia di Phuket, le autorità
thailandesi hanno intercettato una barca con 73 migranti Rohingya in cerca di asilo,
compresi 20 bambini, alcuni di appena 3 anni. Dopo aver fornito generi alimentari,
acqua e altri servizi ai passeggeri, oltre che carburante alla barca, le autorità
avevano inizialmente pianificato di mandare la barca in Malesia, verso Langkawi Island.
Quando si sono accorti che la barca sovraffollata era traballante e piena di crepe
e che molti dei passeggeri erano troppo deboli per affrontare un viaggio così faticoso
e tribolato, hanno deciso di far sbarcare il gruppo all’ufficio immigrazione di Phuket.
Ieri, due tir con 73 Rohingya a bordo sono stati mandati nella provincia di Ranong
per essere deportati in Birmania. Secondo fonti umanitarie, per limitare questo fenomeno,
il governo thailandese dovrebbe immediatamente bloccare la deportazione di questi
profughi. Le autorità dovrebbero consentire all’Alto Commissariato Onu per i Rifugiati
(Unhcr), il libero accesso a questi e ad altri rifugiati dallo Stato birmano dell’Arakan
e determinare se sono in cerca di asilo e se sono qualificati per lo status di rifugiato.
“Il governo thailandese dovrebbe abolire la politica disumana della deportazione sommaria
dei Rohingya, brutalmente perseguitati in Birmania, e rispettare il loro diritto di
richiesta d’asilo” si legge in una nota del direttore per l’Asia di Human Rights Watch
(Hrw). Ogni anno centinaia di migliaia di Rohingya dello Stato dell’Arakan fuggono
dalla repressione delle forze militari birmane e dalla miseria. La situazione è notevolmente
peggiorata alla fine del 2012. Oltre agli ultimi arrivi nella provincia di Phuket
si prevedono nuovi imbarchi dalla Birmania. Secondo la Dichiarazione universale dei
diritti dell’uomo, ogni individuo vittima di persecuzioni ha diritto di chiedere asilo.
Anche se la Thailandia non ha sottoscritto la Convenzione sui rifugiati del 1951,
il Paese ha l’obbligo di non rimandare indietro chiunque si trovi in situazioni di
rischio. L’organizzazione Hrw sostiene che il governo tailandese debba garantire leggi
a tutela dell’etnia Rohingya. Un controllo da parte dell’Unhcr di tutte le barche
in arrivo aiuterebbe il governo a stabilire chi ha lo status di rifugiato. E’ fondamentale
per la tutela dei profughi e il governo dovrebbe accettarlo e fermare il rientro forzato
di questi boat people. (R.P.)