L'iniziativa dei leader religiosi Acholi, in Uganda, nella mediazione di pace tra
l'Esercito della Resistenza del Signore e il Governo dell'Uganda
L'iniziativa per porre fine al conflitto in terra Acholi, nel nord dell'Uganda, è
stata avviata da alcuni uomini e donne religiosi cattolici e anglicani che hanno iniziato
un gruppo ecumenico di preghiera volontaria per chiedere a Dio di intervenire nella
guerra tra i ribelli dell'Esercito della Resistenza del Signore e il governo dell'Uganda.
La guerra è iniziata nel 1986 e ha provocato molta sofferenza.
I ribelli hanno
ucciso tante persone e rapito centinaia di bambini, ragazzi e ragazze, alcuni di soli
cinque anni. I bambini sono stati reclutati nell'esercito ribelle come combattenti,
ma alcune delle ragazze sono state regalate ai comandanti ribelli come mogli. La preghiera
è durata mesi. Durante le sessioni i membri del gruppo ascoltavano la parola di Dio
dalle sacre scritture, che ha dato loro la forza di pronunciarsi contro la guerra
e di chiedere la pace. Nel gennaio 1996 i Vescovi cattolici, anglicani e ortodossi
di Gulu, la capitale della terra Acholi, si sono riuniti con il leader religioso musulmano
della zona e hanno deciso di adottare una preghiera comune a livello regionale, con
la speranza di raggiungere, con essa, i fedeli di tutte le religioni. Allo stesso
tempo, nella capitale, Kampala, è stata promossa un'altra preghiera per la pace, che
ha attirato l’attenzione e la simpatia delle persone di altre regioni del paese. Nel
febbraio del 1996 i leader religiosi, tradizionali e politici di terra Acholi hanno
fondato un gruppo chiamato Seduti Insieme (Sitting Together), per discutere su come
mettere fine alla guerra. Essi sono giunti alla conclusione che i leader religiosi
dovevano prendere l'iniziativa nel chiedere il dialogo tra il governo e i ribelli,
e hanno assunto come motto: Insieme per la Pace. Si sono incontrati spesso per discutere
e per pregare insieme, ricevendo ispirazione e coraggio dalla Bibbia e dal Corano.
Hanno diffuso messaggi di incoraggiamento e di consolazione agli sfollati nei campi,
e al stesso tempo hanno fatto pressione per l’adozione di un approccio pacifico, allo
scopo di porre fine alla guerra. Nel 1997 i leader religiosi hanno fondato l’organizzazione
per la pace (conosciuta come The Acholi Religious Leaders’ Peace Initiative, ARLPI),
questa volta coinvolgendo anche i pentecostali e le chiese avventiste. Nel 1999 Monsignore
John Baptist Odama è stato nominato arcivescovo di Gulu e subito eletto vice presidente
dell'Organizzazione. Nel 2002 è stato eletto Presidente del ARLPI e ha tenuto quella
posizione fino al 2010. In un'intervista concessa alla Radio Vaticana nel dicembre
2012, egli ha affermato che dal 2002 i capi religiosi avevano avviato il contatto
con i ribelli dell'Esercito della Resistenza del Signore, basati nell’attuale Sud
Sudan. Il governo dell'Uganda credeva in una soluzione militare del conflitto e nel
2002, dopo essersi assicurato la collaborazione del governo del Sudan, ha lanciato
un attacco contro i ribelli. L’operazione è stata soprannominata Operazione Pugno
di Ferro (Operation Iron Fist). I ribelli sono fuggiti dal Sud Sudan e sono
rientrati in Uganda dove hanno mostrato la propria collera sequestrando e uccidendo
tante persone. I leader religiosi Acholi hanno allora inviato una delegazione al presidente
dell'Uganda, Yoweri Museveni, chiedendogli di garantire la sicurezza della popolazione
civile, di aprire corridoi per gli aiuti umanitari, accettare una trattativa pacifica
e consentire ai capi religiosi di avviare un processo di pace. Il presidente ha approvato
le richieste. Mons. Odama ha detto alla Radio Vaticana che dieci giorni dopo l'incontro,
Dio ha operato un miracolo, "si è mosso il cuore dei leader ribelli e ci hanno telefonato
chiedendo di mediare una soluzione pacifica del conflitto."Subito dopo quella telefonata
i leader religiosi hanno preso contatti con i ribelli e si sono incontrati con loro
nelle foreste del Sud Sudan; il governo era naturalmente a conoscenza delle loro azioni
in promozione della pace. Mons. Odama ha spiegato che hanno incoraggiato i ribelli
a smettere di combattere e a dare una possibilità alla pace. "Voi siete come due elefanti
che combattono e sono le persone innocenti che stanno soffrendo", hanno detto loro. Dopo
questo primo appuntamento i capi religiosi Acholi hanno accelerato il processo. In
tutto hanno incontrato i capi dei ribelli e la delegazione del governo 26 volte, invitandoli
con insistenza a dialogare. Il dialogo formalmente è iniziato nel 2006 a Juba, capitale
del Sud Sudan, sotto la mediazione dell'amministrazione autonoma del Sud Sudan. Dopo
due anni di negoziati le due parti avevano affrontato tutti i punti di discordia,
ma purtroppo i dubbi erano ancora tanti, da parte dei ribelli. L'accordo definitivo
avrebbe dovuto essere firmato il 10 aprile 2008 ma il capo dei ribelli, Joseph Kony,
non ha voluto e non si è fatto vedere alla cerimonia. Secondo Mons. Odama l'iniziativa
ha esposto i leader religiosi a molti pericoli. Le parti in lotta sospettavano le
loro intenzioni: il governo li ha accusati di collaborazionismo con i ribelli, mentre
i ribelli li hanno accusati di essere agenti del governo. Ogni visita ai ribelli portava
con sé il rischio di morte. Inoltre, l'iniziativa è stata una sorta di salto nel
buio. I capi religiosi non sapevano se sarebbe stato un successo o un fallimento,
se avrebbe aumentato il conflitto, e quale sarebbe stato l’effetto sulla loro credibilità.
Mons. Odama ha spiegato che, nonostante queste sfide, essi non hanno rinunciato la
missione perché "la pace è un dono di Dio e la missione di Dio non fallisce mai. Inoltre
la gente, le vittime della guerra, ci hanno sostenuto con la loro preghiera. Quindi,
non abbiamo mai mollato". E l'iniziativa è stata un successo o un fallimento? Mons.
Odama conferma che è stata un successo. Anche se l'accordo finale di pace non è stato
firmato dai ribelli, gli sforzi di pace hanno mobilitato i diversi gruppi religiosi
in terra Acholi a lavorare insieme per la pace. Questa è stata la prima volta che
le religioni sono state unite per una causa comune. In secondo luogo, i leader religiosi
hanno portato alla conoscenza del paese, e del mondo, la sofferenza causata dalla
guerra e la necessità di porre fine ad essa. Come risultato di advocacy dei leader
religiosi, la Fondazione Jimmy Carter, la Comunità di Santo Egidio, le Nazioni Unite,
la Corte penale internazionale e vari organismi internazionali delle chiese, per citarne
solo alcuni, si sono interessati al conflitto e hanno collaborato per porre fine alla
guerra. Dal 2006 il nord Uganda ha avuto pace. La popolazione di terra Acholi ha
lasciato i campi di sfollati ed è ritornata a villaggi d’origine. La sfida che si
deve affrontare oggi è come ricostruire le vite di queste persone. Purtroppo i ribelli
si sono trasferiti nella Repubblica Democratica del Congo e nella Repubblica Centrafricana
dove continuano a terrorizzare la popolazione civile.
A cura di John
Baptist Tumusiime, programma inglese per l’Africa della Radio Vaticana.