2013-01-03 14:54:57

L'iniziativa dei leader religiosi Acholi, in Uganda, nella mediazione di pace tra l'Esercito della Resistenza del Signore e il Governo dell'Uganda


L'iniziativa per porre fine al conflitto in terra Acholi, nel nord dell'Uganda, è stata avviata da alcuni uomini e donne religiosi cattolici e anglicani che hanno iniziato un gruppo ecumenico di preghiera volontaria per chiedere a Dio di intervenire nella guerra tra i ribelli dell'Esercito della Resistenza del Signore e il governo dell'Uganda. La guerra è iniziata nel 1986 e ha provocato molta sofferenza.

I ribelli hanno ucciso tante persone e rapito centinaia di bambini, ragazzi e ragazze, alcuni di soli cinque anni. I bambini sono stati reclutati nell'esercito ribelle come combattenti, ma alcune delle ragazze sono state regalate ai comandanti ribelli come mogli. La preghiera è durata mesi. Durante le sessioni i membri del gruppo ascoltavano la parola di Dio dalle sacre scritture, che ha dato loro la forza di pronunciarsi contro la guerra e di chiedere la pace. Nel gennaio 1996 i Vescovi cattolici, anglicani e ortodossi di Gulu, la capitale della terra Acholi, si sono riuniti con il leader religioso musulmano della zona e hanno deciso di adottare una preghiera comune a livello regionale, con la speranza di raggiungere, con essa, i fedeli di tutte le religioni. Allo stesso tempo, nella capitale, Kampala, è stata promossa un'altra preghiera per la pace, che ha attirato l’attenzione e la simpatia delle persone di altre regioni del paese. Nel febbraio del 1996 i leader religiosi, tradizionali e politici di terra Acholi hanno fondato un gruppo chiamato Seduti Insieme (Sitting Together), per discutere su come mettere fine alla guerra. Essi sono giunti alla conclusione che i leader religiosi dovevano prendere l'iniziativa nel chiedere il dialogo tra il governo e i ribelli, e hanno assunto come motto: Insieme per la Pace. Si sono incontrati spesso per discutere e per pregare insieme, ricevendo ispirazione e coraggio dalla Bibbia e dal Corano. Hanno diffuso messaggi di incoraggiamento e di consolazione agli sfollati nei campi, e al stesso tempo hanno fatto pressione per l’adozione di un approccio pacifico, allo scopo di porre fine alla guerra.
Nel 1997 i leader religiosi hanno fondato l’organizzazione per la pace (conosciuta come The Acholi Religious Leaders’ Peace Initiative, ARLPI), questa volta coinvolgendo anche i pentecostali e le chiese avventiste. Nel 1999 Monsignore John Baptist Odama è stato nominato arcivescovo di Gulu e subito eletto vice presidente dell'Organizzazione.
Nel 2002 è stato eletto Presidente del ARLPI e ha tenuto quella posizione fino al 2010. In un'intervista concessa alla Radio Vaticana nel dicembre 2012, egli ha affermato che dal 2002 i capi religiosi avevano avviato il contatto con i ribelli dell'Esercito della Resistenza del Signore, basati nell’attuale Sud Sudan. Il governo dell'Uganda credeva in una soluzione militare del conflitto e nel 2002, dopo essersi assicurato la collaborazione del governo del Sudan, ha lanciato un attacco contro i ribelli. L’operazione è stata soprannominata Operazione Pugno di Ferro (Operation Iron Fist).
I ribelli sono fuggiti dal Sud Sudan e sono rientrati in Uganda dove hanno mostrato la propria collera sequestrando e uccidendo tante persone. I leader religiosi Acholi hanno allora inviato una delegazione al presidente dell'Uganda, Yoweri Museveni, chiedendogli di garantire la sicurezza della popolazione civile, di aprire corridoi per gli aiuti umanitari, accettare una trattativa pacifica e consentire ai capi religiosi di avviare un processo di pace. Il presidente ha approvato le richieste.
Mons. Odama ha detto alla Radio Vaticana che dieci giorni dopo l'incontro, Dio ha operato un miracolo, "si è mosso il cuore dei leader ribelli e ci hanno telefonato chiedendo di mediare una soluzione pacifica del conflitto."Subito dopo quella telefonata i leader religiosi hanno preso contatti con i ribelli e si sono incontrati con loro nelle foreste del Sud Sudan; il governo era naturalmente a conoscenza delle loro azioni in promozione della pace. Mons. Odama ha spiegato che hanno incoraggiato i ribelli a smettere di combattere e a dare una possibilità alla pace. "Voi siete come due elefanti che combattono e sono le persone innocenti che stanno soffrendo", hanno detto loro.
Dopo questo primo appuntamento i capi religiosi Acholi hanno accelerato il processo. In tutto hanno incontrato i capi dei ribelli e la delegazione del governo 26 volte, invitandoli con insistenza a dialogare. Il dialogo formalmente è iniziato nel 2006 a Juba, capitale del Sud Sudan, sotto la mediazione dell'amministrazione autonoma del Sud Sudan. Dopo due anni di negoziati le due parti avevano affrontato tutti i punti di discordia, ma purtroppo i dubbi erano ancora tanti, da parte dei ribelli. L'accordo definitivo avrebbe dovuto essere firmato il 10 aprile 2008 ma il capo dei ribelli, Joseph Kony, non ha voluto e non si è fatto vedere alla cerimonia.
Secondo Mons. Odama l'iniziativa ha esposto i leader religiosi a molti pericoli. Le parti in lotta sospettavano le loro intenzioni: il governo li ha accusati di collaborazionismo con i ribelli, mentre i ribelli li hanno accusati di essere agenti del governo. Ogni visita ai ribelli portava con sé il rischio di morte.
Inoltre, l'iniziativa è stata una sorta di salto nel buio. I capi religiosi non sapevano se sarebbe stato un successo o un fallimento, se avrebbe aumentato il conflitto, e quale sarebbe stato l’effetto sulla loro credibilità. Mons. Odama ha spiegato che, nonostante queste sfide, essi non hanno rinunciato la missione perché "la pace è un dono di Dio e la missione di Dio non fallisce mai. Inoltre la gente, le vittime della guerra, ci hanno sostenuto con la loro preghiera. Quindi, non abbiamo mai mollato".
E l'iniziativa è stata un successo o un fallimento? Mons. Odama conferma che è stata un successo. Anche se l'accordo finale di pace non è stato firmato dai ribelli, gli sforzi di pace hanno mobilitato i diversi gruppi religiosi in terra Acholi a lavorare insieme per la pace. Questa è stata la prima volta che le religioni sono state unite per una causa comune. In secondo luogo, i leader religiosi hanno portato alla conoscenza del paese, e del mondo, la sofferenza causata dalla guerra e la necessità di porre fine ad essa. Come risultato di advocacy dei leader religiosi, la Fondazione Jimmy Carter, la Comunità di Santo Egidio, le Nazioni Unite, la Corte penale internazionale e vari organismi internazionali delle chiese, per citarne solo alcuni, si sono interessati al conflitto e hanno collaborato per porre fine alla guerra. Dal 2006 il nord Uganda ha avuto pace. La popolazione di terra Acholi ha lasciato i campi di sfollati ed è ritornata a villaggi d’origine. La sfida che si deve affrontare oggi è come ricostruire le vite di queste persone. Purtroppo i ribelli si sono trasferiti nella Repubblica Democratica del Congo e nella Repubblica Centrafricana dove continuano a terrorizzare la popolazione civile.

A cura di John Baptist Tumusiime, programma inglese per l’Africa della Radio Vaticana.








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