In Centrafrica sembra che i ribelli tornino a negoziare
Di nuovo segnali di pace nella Repubblica del Centrafrica. I ribelli Seleka, che dal
10 dicembre scorso hanno lanciato un'offensiva contro il governo, hanno annunciato
uno stop all'avanzata dei combattenti sulla capitale Bangui. Il servizio di Giulio
Albanese:
La coalizione
ribelle del Seleka ha deciso di arrestare la propria avanzata e di accettare colloqui
di pace con il governo centrafricano. I negoziati potrebbero cominciare l’8 gennaio
a Libreville, capitale del Gabon. La decisione dei ribelli, che in tre settimane hanno
conquistato la maggior parte del Centrafrica, è giunta quando hanno dovuto fare i
conti con la determinazione della Forza multinazionale di interposizione dell’Africa
centrale che impedisce loro di continuare la marcia verso la capitale Bangui. Intanto
il presidente Francois Bozize - che ha il sostegno dei dieci Paesi africani – si è
dichiarato pronto al dialogo per formare un governo di unità nazionale. E a riprova
della sua determinazione a voltare pagina, ha già fatto piazza pulizia tra le più
alte cariche dello Stato, silurando, ad esempio, il figlio che finora era a capo del
Ministero della Difesa e del capo di stato maggiore, tutti personaggi incapaci di
fermare l’avanzata sul terreno dei ribelli.
Al microfono di Alessandro Filippelli,
padre Stefano Molon, missionario carmelitano, nel paese da 25 anni:
R. – Ci sono
questi ribelli che stanno tentando di prendere il potere: è evidente. Se prendono
il potere, purtroppo - i vecchi missionari ricordano quello che è successo 10 anni
fa - quando il Paese è stato sconvolto dalla crisi che poi ha portato al potere l’attuale
presidente. Il Paese era caduto in un baratro di povertà. E’ una situazione di crisi!
Finché non si risolve: o se ne vanno o fanno la pace o prendono il potere … Siamo
lì, in attesa. C’era stato un accordo tra ribelli, opposizione e governo. Questi accordi
sembra che il presidente attuale non li abbia rispettati. Penso che i ribelli avessero
dovuto essere integrati nell’esercito regolare o avere dei compensi in denaro; loro
però hanno continuato a fare i ribelli.
D. – La tensione nel Paese rimane alta.
Eppure, i ribelli hanno annunciato la disponibilità a partecipare a negoziati di pace
…
R. – Intanto, è difficile sapere chi dice la verità: se è reale questa disponibilità
al dialogo o no … Spesso sono manovre per poi riprendere il potere: ho questa impressione
…
D. – Qual è il clima che si respira nella capitale?
R. – Venendo oggi
dal Cameroun, ho visto che non c’è nemmeno un camion che viaggi in direzione della
capitale. Il Centrafrica dipende totalmente dall’estero: produce pochissimo. Per cui,
quasi tutto è importato da Douala, dal porto, e arriva dal Cameroun. La strada è in
fase di completamento, si sta portando a termine l’asfaltatura e se si bloccasse
– cioè, se i ribelli la prendessero – il Paese rimarrebbe soffocato. Quindi, suppongo
che anche i rifornimenti alimentari e tutto il resto, che viene tutto dal Cameroun,
non arriveranno e che quindi la città rimarrà senza generi di prima necessità, se
la situazione non si sbloccherà. Questo significa che quasi un milione di persone
mancherà di generi alimentari; i prezzi stanno aumentando e la gente va in crisi e
diventa violenta. Nei giorni scorsi c’erano le barricate, bruciavano pneumatici:
la gente ha paura! Speriamo, ci auguriamo veramente che questo nuovo anno che sta
iniziando porti una soluzione di pace!