Comunità di Taizé: dopo l'incontro di Roma, tappa a Istanbul per l'Epifania
Con un alcuni fratelli ed un centinaio di giovani provenienti da vari Paesi, frère
Alois è da ieri a Istanbul dove fino al 6 gennaio celebrarà la festa dell’Epifania
e pregarà con i cristiani della città. I primi contatti della comunità di Taizé con
il Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli risalgono agli anni 1960. Nel febbraio
del 1962, frère Roger ha fatto visita, assieme ad un altro fratello, al Patriarca
Atenagora a Istanbul. Ha incontrato il Patriarca nuovamante nel 1963 durante le celebrazioni
per il millennario del Monte Athos e si è recato una seconda volta a Istanbul nel
1970. Nella stanza di Frère Roger a Taizé è tutt’oggi conservata un’icona della Vergine
Maria, che il Patriarca aveva donato a Frère Roger in quella occasione. Nel 2005,
l’anno della morte di frère Roger, frère Alois si è a sua volta recato con due fratelli
a Istanbul, a Natale, per incontrare il patriarca ecumenico Bartolomeo. Accogliendo
calorosamente i fratelli, il patriarca ha ascoltato con attenzione i racconti su frère
Roger e sul suo legame con il patriarca Atenagora. Si è anche molto interessato degli
incontri con i giovani animati dalla Comunità di Taizé. Come segno di comunione, frère
Alois gli ha offerto uno dei scialli che frère Roger era solito indossare. L’anno
scorso, il patriarca Bartolomeo ha invitato frère Alois a tornare a Istanbul, con
alcuni fratelli e un centinaio di giovani. Questa tappa del Pellegrinaggio di fiducia
è iniziata ieri con la celebrazione dei Vespri nella chiesa greco-ortodossa della
Santissima Trinità in Piazza Taksim, nel centro di Istanbul. Domani, i giovani parteciperanno
ai Vespri della festa dell’Epifania a Fanar, sede del Patriarcato Ecumenico. Alcune
famiglie delle diverse Chiese presenti ad Istanbul offriranno ospitalità ai giovani
pellegrini. Questa sera, una preghiera con canti di Taizé nella Chiesa armena cattolica
di San Giovanni Crisostomo riunirà gli uni e gli altri e tutti coloro che desidereranno
partecipare. Domani sera, cristiani di diverse tradizioni, assieme ai loro amici musulmani,
accoglieranno i giovani in diversi luoghi della città. La domenica sarà dedicata agli
incontri con le comunità cristiane cittadine. Durante il loro soggiorno a Istanbul,
i giovani avranno l’opportunità di visitare luoghi importanti: Santa Sofia e San Salvatore
in Chora, il monastero di Balikli dove si trova la tomba del Patriarca Atenagora e
il Monastero della Santissima Trinità sull’isola di Heybeliada, che ospita gli edifici
del seminario teologico di Halki. A Roma intanto, non si è spenta la vasta eco che
ha suscitato l'incontro ecumenico conclusosi l'altro ieri al quale hanno partecipato
40mila giovani. A farsi portavoce dei sentimenti dei ragazzi è il priore della Comunità,
frère Alois. L’intervista è di Fabio Colagrande:
R. - I giovani
sono molto contenti dell’accoglienza ricevuta qui nella Chiesa di Roma e sono rimasti
profondamente toccati dalla preghiera con il Santo Padre in Piazza San Pietro. È stata
veramente una preghiera; il Santo Padre ci ha aiutato a volgerci al Cristo. Così,
il Vangelo ha toccato i cuori dei cristiani - non solo cattolici ma anche protestanti,
ortodossi - che hanno vissuto questo come un momento di unità, nel quale abbiamo anticipato
l’unità dei cristiani.
D. - Anche molti romani sono stati conquistati dalla
spiritualità di Taizé e hanno partecipato agli incontri di preghiera. Questo è molto
importante.
R. - È molto importante, perché il senso di questo pellegrinaggio
è quello di andare in una Chiesa locale. I giovani, in questo modo, possono fare l’esperienza
di un’altra Chiesa. Poi, sono i contatti personali che diventano un incoraggiamento
per i giovani a impegnarsi nella loro chiesa locale.
D. - Secondo lei, qual
è il segreto della spiritualità di Taizé? Perché anche persone che non conoscono la
vostra Comunità, quando si ritrovano a pregare, come in questi giorni nelle chiese
romane, vengono conquistate dal clima di profondità, di preghiera, di mistero?
R.
- Noi di Taizé non abbiamo una spiritualità speciale. Non abbiamo un segreto; solamente
il Vangelo, i canti, lo cantare insieme, per dare la possibilità di una partecipazione
interiore alla preghiera. Il Concilio Vaticano II ha chiesto questo: una partecipazione
di tutti i fedeli. E io penso che con i canti abbiamo forse trovato un cammino di
partecipazione - non soltanto come spettatori o ascoltatori di un messaggio - per
pregare veramente tutti insieme. Anche il momento di silenzio in Piazza San Pietro
è stato impressionante: molti romani si sono uniti ai giovani che partecipavano all’incontro.
Questo lungo momento di silenzio con il Santo Padre è stato veramente il momento in
cui Cristo ha parlato ai cuori e lo Spirito Santo è venuto per tutti.
D. -
Il Papa ha detto: vi assicuro circa l’impegno irrevocabile della Chiesa cattolica
nel proseguire la ricerca di vie di riconciliazione per giungere all’unità visibile
dei cristiani. Quanto è importante per voi questo impegno preso dal Pontefice?
R.
- È molto importante. Non solo con le sue parole, ma anche con la sua presenza così
semplice, così umile, il Santo Padre ha aperto un cammino di unità sul quale adesso
noi possiamo continuare a camminare.
D. - Ai giovani ha detto: “Siete tutti
chiamati ad essere delle piccoli luci per quanti vi circondano”.
R. - E tutti
avevano candele, una luce in mano durante questa preghiera. E poi c’era la Luna piena.
Era come cinquanta anni fa, quando Giovanni XXIII disse: “Guardate la Luna e andate
nelle famiglie! Vivete la pace del Vangelo!”
D. - Lei ha vissuto il Sinodo
dedicato alla Nuova evangelizzazione, poi questo pellegrinaggio lo ha riportato a
Roma. Il 2013, inizia con una nuova speranza per quanto riguarda il futuro del cristianesimo
e della Chiesa?
R. - Sì. Una speranza per il futuro della Chiesa, ma anche
per i giovani che vivono situazioni economiche difficili che non permettono di fare
un progetto di vita, di sapere se si avrà la possibilità di avere un lavoro, senza
contare le altre difficoltà di adesso. La Chiesa può incoraggiare i giovani alla perseveranza
nella speranza.