Centrafrica: i ribelli fermano l’avanzata, in attesa del vertice in Gabon
Spiragli di pace nella Repubblica Centrafricana. I ribelli del Fronte Seleka
che da oltre tre settimane hanno lanciato un'offensiva contro il governo della Repubblica
Centrafricana hanno annunciato uno stop della loro avanzata sulla capitale Bangui
in attesa del vertice convocato a Libreville, in Gabon, che dovrebbe tenersi l'8 gennaio.
Il presidente Bozizé ha chiesto di poter concludere il suo mandato garantendo di non
ripresentarsi alle elezioni del 2016. Significative le dimissioni del titolare del
ministero della Difesa, figlio dello stesso capo dello Stato e del capo di stato maggiore
dell’esercito. “Il dialogo è l’unica via percorribile”, secondo l’arcivescovo di Bangui
mons. Dieudonné Nzapalainga, intervistato dal giornale cattolico La Croix.
Intanto il Paese resta diviso in due e l’Unione Africana lavora ad un negoziato. Al
microfono di Alessandro Filippelli, padreStefano Molon, missionario
carmelitano nel Paese da 25 anni.
R. – Ci sono
questi ribelli che stanno tentando di prendere il potere: è evidente. Se prendono
il potere, purtroppo - i vecchi missionari ricordano quello che è successo 10 anni
fa - quando il Paese è stato sconvolto dalla crisi che poi ha portato al potere l’attuale
presidente. Il Paese era caduto in un baratro di povertà. E’ una situazione di crisi!
Finché non si risolve: o se ne vanno o fanno la pace o prendono il potere … Siamo
lì, in attesa. C’era stato un accordo tra ribelli, opposizione e governo. Questi accordi
sembra che il presidente attuale non li abbia rispettati. Penso che i ribelli avessero
dovuto essere integrati nell’esercito regolare o avere dei compensi in denaro; loro
però hanno continuato a fare i ribelli.
D. – La tensione nel Paese rimane alta.
Eppure, i ribelli hanno annunciato la disponibilità a partecipare a negoziati di pace
…
R. – Intanto, è difficile sapere chi dice la verità: se è reale questa disponibilità
al dialogo o no … Spesso sono manovre per poi riprendere il potere: ho questa impressione
…
D. – Qual è il clima che si respira nella capitale?
R. – Venendo oggi
dal Camerun, ho visto che non c’è nemmeno un camion che viaggi in direzione della
capitale. Il Centrafrica dipende totalmente dall’estero: produce pochissimo. Per cui,
quasi tutto è importato da Douala, dal porto, e arriva dal Camerun. La strada è in
fase di completamento, si sta portando a termine l’asfaltatura e se si bloccasse –
cioè, se i ribelli la prendessero – il Paese rimarrebbe soffocato. Quindi, suppongo
che anche i rifornimenti alimentari e tutto il resto, che viene tutto dal Camerun,
non arriveranno e che quindi la città rimarrà senza generi di prima necessità, se
la situazione non si sbloccherà. Questo significa che a quasi un milione di persone
mancherà di generi alimentari; i prezzi stanno aumentando e la gente va in crisi e
diventa violenta. Nei giorni scorsi c’erano le barricate, bruciavano pneumatici: la
gente ha paura! Speriamo, ci auguriamo veramente che questo nuovo anno che sta iniziando
porti una soluzione di pace!