Udienza generale. Il Papa: fiducia in Dio anche nelle prove più ardue, fede è una
seconda nascita
Alla prima udienza generale del 2013, presieduta in Aula Paolo VI, Benedetto XVI ha
impostato la catechesi sull’origine di Gesù e sulle verità di fede che scaturiscono
dal mistero dell’Incarnazione. Il Papa ha accompagnato la sua riflessione con un auspicio:
quello di confidare totalmente in Dio, anche nelle “prove più ardue” o quando “ci
sentiamo deboli”, perché – ha affermato – “Dio agisce sempre e opera meraviglie proprio
nella debolezza”. Di seguito, il testo della catechesi di Benedetto XVI
“Cari
fratelli e sorelle,
il Natale del Signore illumina ancora una volta con la
sua luce le tenebre che spesso avvolgono il nostro mondo e il nostro cuore e porta
speranza e gioia. Da dove viene questa luce? Dalla grotta di Betlemme, dove i pastori
trovarono «Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia» (Lc 2,16).
Di fronte a questa Santa Famiglia sorge un’altra e più profonda domanda: come può
quel piccolo e debole Bambino avere portato una novità così radicale nel mondo da
cambiare il corso della storia? Non c’è forse qualcosa di misterioso nella sua origine
che va al di là di quella grotta?
Sempre di nuovo riemerge così la domanda
sull’origine di Gesù, la stessa che pone il Procuratore Ponzio Pilato durante il processo:
«Di dove sei tu?» (Gv 19,29). Eppure si tratta di un’origine ben chiara. Nel
Vangelo di Giovanni, quando il Signore afferma: «Io sono il pane disceso dal cielo»,
i Giudei reagiscono mormorando: «Costui non è forse Gesù, il figlio di Giuseppe? Di
lui non conosciamo il padre e la madre? Come dunque può dire: “Sono disceso dal cielo?”»
(Gv 6,42). E, poco più tardi, i cittadini di Gerusalemme si oppongono con forza
di fronte alla pretesa messianicità di Gesù, affermando che si sa bene «di dov’è;
il Cristo, invece, quando verrà, nessuno saprà di dove sia» (Gv 7,27). Gesù
stesso fa notare quanto sia inadeguata la loro pretesa di conoscere la sua origine,
e con questo offre già un orientamento per sapere da dove venga: «Non sono venuto
da me stesso, ma chi mi ha mandato è veritiero, e voi non lo conoscete» (Gv
7,28). Certo, Gesù è originario di Nazaret, è nato a Betlemme, ma che cosa si sa della
sua vera origine?
Nei quattro Vangeli emerge con chiarezza la risposta alla
domanda «da dove» viene Gesù: la sua vera origine è il Padre; Egli proviene totalmente
da Lui, ma in un modo diverso da qualsiasi profeta o inviato da Dio che l’hanno preceduto.
Questa origine dal mistero di Dio, “che nessuno conosce”, è contenuta già nei racconti
dell’infanzia dei Vangeli di Matteo e di Luca, che stiamo leggendo in questo tempo
natalizio. L’angelo Gabriele annuncia: «Lo Spirito Santo scenderà su di te, e la potenza
dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e
chiamato Figlio di Dio» (Lc 1,35). Ripetiamo queste parole ogni volta che recitiamo
il Credo, la Professione di fede: «et incarnatus est de Spiritu Sancto,
ex Maria Virgine», «per opera dello Spirito Santo si è incarnato nel seno della
Vergine Maria». A questa frase chiniamo il capo perché il velo che nascondeva Dio
per così dire viene aperto e il suo mistero insondabile e inaccessibile ci tocca:
Dio diventa l’Emmanuele, “Dio con noi”. Quando ascoltiamo le Messe composte dai grandi
maestri di musica sacra, penso ad esempio alla Messa di Incoronazione di Mozart, notiamo
subito come si soffermino in modo particolare su questa frase, quasi a voler cercare
di esprimere con il linguaggio universale della musica ciò che le parole non possono
manifestare: il mistero grande di Dio che si incarna, si fa uomo.
Se consideriamo
attentamente l’espressione «per opera dello Spirito Santo si è incarnato nel seno
della Vergine Maria», troviamo che essa include quattro soggetti che agiscono. In
modo esplicito vengono menzionati lo Spirito Santo e Maria, ma è sottointeso «Egli»,
cioè il Figlio, che si è fatto carne nel seno della Vergine. Nella Professione di
fede, il Credo, Gesù viene definito con diversi appellativi: «Signore, … Cristo,
unigenito Figlio di Dio… Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero… della stessa
sostanza del Padre» (Credo niceno-costantinopolitano). Vediamo allora che “Egli”
rinvia ad un’altra persona, quella del Padre. Il primo soggetto di questa frase è
dunque il Padre che, con il Figlio e lo Spirito Santo, è l’unico Dio.
Questa
affermazione del Credo non riguarda l’essere eterno di Dio, ma piuttosto ci
parla di un’azione a cui prendono parte le tre Persone divine e che si realizza «ex
Maria Virgine». Senza di lei l’ingresso di Dio nella storia dell’umanità non sarebbe
giunto al suo fine e non avrebbe avuto luogo quello che è centrale nella nostra Professione
di fede: Dio è un Dio con noi. Così Maria appartiene in modo irrinunciabile alla nostra
fede nel Dio che agisce, che entra nella storia. Ella mette a disposizione tutta la
sua persona, «accetta» di diventare luogo dell’abitazione di Dio. A volte, anche
nel cammino e nella vita di fede possiamo avvertire la nostra povertà, la nostra inadeguatezza
di fronte alla testimonianza da offrire al mondo. Ma Dio ha scelto proprio un’umile
donna, in uno sconosciuto villaggio, in una delle provincie più lontane del grande
impero romano. Sempre, anche in mezzo alle difficoltà più ardue da affrontare, dobbiamo
avere fiducia in Dio, rinnovando la fede nella sua presenza e azione nella nostra
storia, come in quella di Maria. Nulla è impossibile a Dio! Con Lui la nostra esistenza
cammina sempre su un terreno sicuro ed è aperta ad un futuro di ferma speranza.
Professando
nel Credo: «per opera dello Spirito Santo si è incarnato nel seno della Vergine
Maria», affermiamo che lo Spirito Santo, come forza del Dio Altissimo, ha operato
in modo misterioso nella Vergine Maria il concepimento del Figlio di Dio. L’evangelista
Luca riporta le parole dell’arcangelo Gabriele: «Lo Spirito Santo scenderà su di te
e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra» (1,35). Due richiami sono
evidenti: il primo è al momento della creazione. All’inizio del Libro della Genesi
leggiamo che «lo spirito di Dio aleggiava sulle acque» (1,2); è lo Spirito creatore
che ha dato vita a tutte le cose e all’essere umano. Ciò che accade in Maria, attraverso
l’azione dello stesso Spirito divino, è una nuova creazione: Dio, che ha chiamato
l’essere dal nulla, con l’Incarnazione dà vita ad un nuovo inizio dell’umanità. I
Padri della Chiesa più volte parlano di Cristo come del nuovo Adamo, per sottolineare
l’inizio della nuova creazione dalla nascita del Figlio di Dio nel seno della Vergine
Maria. Questo ci fa riflettere su come la fede porti anche in noi una novità così
forte da produrre una seconda nascita. Infatti, all’inizio dell’essere cristiani c’è
il Battesimo che ci fa rinascere come figli di Dio, ci fa partecipare alla relazione
filiale che Gesù ha con il Padre. E vorrei far notare come il Battesimo si riceve,
noi «siamo battezzati» - è un passivo - perché nessuno è capace di rendersi figlio
di Dio da sé: è un dono che viene conferito gratuitamente. San Paolo richiama questa
figliolanza adottiva dei cristiani in un passo centrale della sua Lettera ai Romani,
dove scrive: «Tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, questi sono figli
di Dio. E voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura,
ma avete ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi, per mezzo del quale gridiamo:
“Abbà! Padre!”. Lo Spirito stesso, insieme al nostro spirito, attesta che siamo figli
di Dio”», non servi (8,14-16). Solo se ci apriamo all’azione di Dio, come Maria, solo
se affidiamo la nostra vita al Signore come ad un amico di cui ci fidiamo totalmente,
tutto cambia, la nostra vita acquista un nuovo senso e un nuovo volto: quello di figli
di un Padre che ci ama e mai ci abbandona (...)
Vorrei, infine, rilevare un
altro elemento nelle parole dell’Annunciazione. L’angelo dice a Maria: «La potenza
dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra». E’ un richiamo alla nube santa che, durante
il cammino dell’esodo, si fermava sulla tenda del convegno, sull’arca dell’alleanza,
che il popolo di Israele portava con sé, e che indicava la presenza di Dio (cfr Es
40,40,34-38). Maria quindi è la nuova tenda santa, la nuova arca dell’alleanza: con
il suo «sì» alle parole dell’arcangelo, Dio riceve una dimora in questo mondo, Colui
che l’universo non può contenere prende dimora nel grembo di una vergine.
Ritorniamo
allora alla questione da cui siamo partiti, quella sull’origine di Gesù, sintetizzata
dalla domanda di Pilato: «Di dove sei tu?». Dalle nostre riflessioni appare chiara,
fin dall’inizio dei Vangeli, qual è la vera origine di Gesù: Egli è il Figlio Unigenito
del Padre, viene da Dio. Siamo di fronte al grande e sconvolgente mistero che celebriamo
in questo tempo di Natale: il Figlio di Dio, per opera dello Spirito Santo, si è incarnato
nel seno della Vergine Maria. E’ questo un annuncio che risuona sempre nuovo e che
porta in sé speranza e gioia al nostro cuore, perché ci dona ogni volta la certezza
che, anche se spesso ci sentiamo deboli, poveri, incapaci davanti alle difficoltà
e al male del mondo, la potenza di Dio agisce sempre e opera meraviglie proprio nella
debolezza. La sua grazia è la nostra forza (cfr 2 Cor 12,9-10)”.