In Siria, rimane chiuso l'aeroporto internazionale di Aleppo dopo aver subito una
serie di attacchi da parte dei ribelli che controllano gran parte della regione e
diversi quartieri della città. Intanto non si fermano i raid aerei su Damasco. Marina
Calculli:
L’anno nuovo
non comincia diversamente in Siria, anche se i ribelli promettono che Bashar non finirà
il 2013 al potere. Fin dalle prime ore del 1 gennaio i raid dell’esercito hanno ripreso
a tartassare la periferia di Damasco e sempre qui sono stati rinvenuti 30 cadaveri
senza testa. Il bilancio di ieri è di oltre 130 morti cui si aggiungono le 160 vittime
del 31 dicembre. Nella notte di capodanno una manifestazione aveva sfidato il regime
a Damasco, augurando un anno nero al raìs. Nel centro della capitale invece qualcuno
era uscito in strada a festeggiare, seminando il panico tra gli abitanti. D’altra
parte, non più di due o tre ristoranti erano rimasti aperti. C’è poco da festeggiare
anche per la ricca borghesia damascena. Intanto Homs è sempre sotto assedio. Ad Aleppo
invece l’aeroporto della città, seconda nel paese per grandezza e importanza, è stato
chiuso a causa dei combattimenti sempre più intensi. Si teme che una chiusura prolungata
dell’unica via di comunicazione ancora ben funzionante nella zona possa esacerbare
la crisi umanitaria. Il governo nel frattempo si è detto pronto ad una soluzione negoziata
dopo l’annuncio di un piano di uscita dalla crisi da parte di Lakhdar Brahimi. Mosca,
alleata di Assad, ha invece per la prima volta lasciato intendere che il regime è
destinato, presto o tardi, a capitolare.