2013-01-02 14:50:00

Riforma pensioni, gli effetti nel 2013 peseranno sulla fascia medio-bassa


Tra le novità politico-sociali del nuovo anno in Italia, ci sono gli effetti della stretta sulle pensioni prevista dalla riforma Fornero. Le novità principali riguardano, lo ricordiamo, oltre l’estensione del metodo contributivo, l’innalzamento dell’età per le pensioni di vecchiaia e per quelle anticipate, ma anche lo stop delle indicizzazioni per oltre sei milioni di italiani. Un adeguamento ai canoni europei, alle nuove aspettative di vita? E con quali conseguenze? Gabriella Ceraso lo ha chiesto a Vincenzo Ferrante, docente di Diritto della previdenza sociale alla Cattolica di Milano:RealAudioMP3

R. – L’Europa, in realtà, non dà regole, perché la composizione demografica degli Stati europei è molto diversa. Quindi, l’unica cosa che ci dice l’Europa è: dovete avere i conti in ordine. Noi abbiamo una natalità bassissima. Le politiche nei confronti degli immigrati non sono politiche inclusive e andavamo in pensione troppo giovani rispetto all’aspettativa di vita. E’ anche vero, però, che pensare di andare in pensione - non solo per i lavori faticosi - a 67 anni o quasi a 68 è una follia.

D. – E’ un modo per risparmiare questo?

R. – Sicuramente, ci fa risparmiare. E’ però una cura drastica, che lascia sul campo conseguenze sociali serie.

D. – Proprio su questo, anche per il 2013 rimarrà il blocco dell’indicizzazione delle pensioni d’importo superiore a tre volte il minimo. Quali sono i rischi sociali di questo aspetto?

R. – Qui, un punto importante è la spesa sanitaria. Oltre i 70 e i 75 anni, il costo per mantenere in vita la gente diventa elevatissimo. Per le persone ai margini, che non hanno reddito, che non hanno risparmi, e che si vedono tagliato l’assegno, un incremento del tasso di mortalità – mi creda – è da mettere in conto.

D. – E’ un sollievo, secondo lei, il passaggio a questo metodo contributivo?

R. – E’ corretto ed equo, però impone di fare emergere tutto il lavoro nero, perché in questo caso il lavoro nero li penalizza due volte: sul piano attuale, per la retribuzione, e sul piano futuro, per la pensione.

D. – Un’altra osservazione: si parla di un coraggioso bilanciamento dei rapporti tra le generazioni a favore dei giovani, con questo nuovo sistema...

R. – Sì, si va in questa direzione, ma per rimediare agli squilibri del passato occorreranno ancora tanti anni e tanti passi ulteriori in questa direzione.

D. – Che fa parte di un rimodernamento del nostro sistema. Oggi, Monti ha detto “no” al mondo del lavoro iper protetto nel futuro...

R. – Noi abbiamo un mondo del lavoro – hanno ragione – con forti protezioni in alcuni settori e deboli protezioni in altri. Stiamo andando, negli ultimi dieci anni, a riequilibrare queste protezioni. Il termine “riammodernamento” è un termine, però, pericoloso. Dovremmo parlare di un sistema forse più attento agli strati marginali. Se la parificazione deve essere una parificazione verso il basso, dove togliamo ai più ricchi, ma nulla diamo ai più poveri, alla fine è un’operazione ingannevole.







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