Il Papa e il no al "capitalismo finanziario sregolato”. Commento dell’economista Quadrio
Curzio
Nella Giornata mondiale della Pace, martedì scorso il Papa ha parlato di tensioni
nel mondo, di terrorismo, criminalità e di ingiustizie sociali. Benedetto XVI ha denunciato
“un capitalismo finanziario sregolato”. Per un’analisi sul piano economico, Fausta
Speranza ha intervistato l’economista, Alberto Quadrio Curzio:
R. – L’affermazione
di Benedetto XVI è del tutto condivisibile ed è nella linea che egli aveva già indicato
e sulla quale molti vescovi e molti sacerdoti erano ritornati, linea che sta ad indicare
il pericolo molto grande, sia per la valenza sociale sia per la valenza istituzionale
che economica, di affidarsi al mercato sempre meno regolato e sempre più “finanziarizzato”.
Due aspetti che negli anni passati, a partire soprattutto dagli inizi degli anni Novanta,
erano stati considerati risolutivi di ogni problema, quasi che il benessere potesse
essere generato solo dal liberismo e non anche dalla solidarietà e dalla sussidiarietà,
che sono i due grandi valori entro i quali le comunità umane si organizzano anche
nell’economico.
D. – Gli effetti di questo capitalismo finanziario sregolato
sono sotto gli occhi di tutti, soprattutto delle masse che stanno pagando la crisi.
Ci aiuta, però, a definire dov’è che mancano le regole...
R. – L’economia è
fatta di due grandi componenti, oltre ovviamente alla più importante di tutte, che
è la componente della persona che attraverso il lavoro realizza se stessa e un’opera
di creatività in un contesto comunitario. Una componente è l’economia reale, che si
esprime nella manifattura, nell’industria, nell’agricoltura, e anche in una parte
significativa dei servizi. L’altra componente è l’economia bancaria e finanziaria.
Nella migliore delle soluzioni possibili, l’economia bancaria e finanziaria è complementare
all’economia reale: non è un’entità indipendente, nel cui ambito si realizzano guadagni
molto veloci attraverso delle mere operazioni di natura finanziaria. Il punto è che
quando si spacca il legame tra economia reale ed economia finanziaria-bancaria (parliamo
di finanza e banche perché è il sistema bancario che alimenta quello finanziario ed
entrambe convogliano il risparmio nell’economia reale, negli investimenti, nello sviluppo
economico, nell’occupazione) ebbene, quando si spacca il legame tra economia finanziaria-bancaria
ed economia reale, si producono gli effetti negativi che abbiamo visto in questi anni
che sono stati tra i peggiori.
D. – Il Papa parla anche di “focolai di tensione
e di contrapposizione, causati da crescenti disuguaglianze tra ricchi e poveri”. E’
un accorato appello...
R. – E’ un accorato appello. Ci fa guardare lontano
e ci chiede di riflettere su quale sia uno sviluppo che abbia a cura la persona, le
persone, le comunità. Lo sviluppo deve essere graduale, deve essere continuo, deve
essere misurato e deve essere diffuso tra tutte le persone. Sviluppo che deve esserci,
ma che deve essere unito a forme di equità: che non vuol dire uguaglianza di tipo
comunistico, ma vuol dire equità, vuol dire differenze ragionevoli, vuol dire desiderio
di crescere, desiderio di concludere, desiderio di costruire, ma non certamente di
polarizzare le entità di ricchezza e, ahimè, di povertà.