Concluso l'Incontro di Taizé. Frère Alois: i giovani felici di aver pregato col Papa
Un momento di “profonda unità” con il Papa. Così hanno vissuto l’incontro con Benedetto
XVI i 40 mila giovani che dal 28 dicembre al 2 gennaio hanno partecipato al 35.mo
Incontro europeo organizzato dalla Comunità di Taizé. A farsi portavoce dei sentimenti
dei ragazzi è il priore della Comunità, frère Alois. L’intervista è di Fabio
Colagrande:
R. - I giovani
sono molto contenti dell’accoglienza ricevuta qui nella Chiesa di Roma e sono rimasti
profondamente toccati dalla preghiera con il Santo Padre in Piazza San Pietro. È stata
veramente una preghiera; il Santo Padre ci ha aiutato a volgerci al Cristo. Così,
il Vangelo ha toccato i cuori dei cristiani - non solo cattolici ma anche protestanti,
ortodossi - che hanno vissuto questo come un momento di unità, nel quale abbiamo anticipato
l’unità dei cristiani.
D. - Anche molti romani sono stati conquistati dalla
spiritualità di Taizé e hanno partecipato agli incontri di preghiera. Questo è molto
importante.
R. - È molto importante, perché il senso di questo pellegrinaggio
è quello di andare in una Chiesa locale. I giovani, in questo modo, possono fare l’esperienza
di un’altra Chiesa. Poi, sono i contatti personali che diventano un incoraggiamento
per i giovani a impegnarsi nella loro chiesa locale.
D. - Secondo lei, qual
è il segreto della spiritualità di Taizé? Perché anche persone che non conoscono la
vostra Comunità, quando si ritrovano a pregare, come in questi giorni nelle chiese
romane, vengono conquistate dal clima di profondità, di preghiera, di mistero?
R.
- Noi di Taizé non abbiamo una spiritualità speciale. Non abbiamo un segreto; solamente
il Vangelo, i canti, il cantare insieme, per dare la possibilità di una partecipazione
interiore alla preghiera. Il Concilio Vaticano II ha chiesto questo: una partecipazione
di tutti i fedeli. E io penso che con i canti abbiamo forse trovato un cammino di
partecipazione - non soltanto come spettatori o ascoltatori di un messaggio - per
pregare veramente tutti insieme. Anche il momento di silenzio in Piazza San Pietro
è stato impressionante: molti romani si sono uniti ai giovani che partecipavano all’incontro.
Questo lungo momento di silenzio con il Santo Padre è stato veramente il momento in
cui Cristo ha parlato ai cuori e lo Spirito Santo è venuto per tutti.
D. -
Il Papa ha detto: vi assicuro circa l’impegno irrevocabile della Chiesa cattolica
nel proseguire la ricerca di vie di riconciliazione per giungere all’unità visibile
dei cristiani. Quanto è importante per voi questo impegno preso dal Pontefice?
R.
- È molto importante. Non solo con le sue parole, ma anche con la sua presenza così
semplice, così umile, il Santo Padre ha aperto un cammino di unità sul quale adesso
noi possiamo continuare a camminare.
D. - Ai giovani ha detto: “Siete tutti
chiamati ad essere delle piccoli luci per quanti vi circondano”.
R. - E tutti
avevano candele, una luce in mano durante questa preghiera. E poi c’era la Luna piena.
Era come cinquanta anni fa, quando Giovanni XXIII disse: “Guardate la Luna e andate
nelle famiglie! Vivete la pace del Vangelo!”
D. - Lei ha vissuto il Sinodo
dedicato alla Nuova evangelizzazione, poi questo pellegrinaggio lo ha riportato a
Roma. Il 2013, inizia con una nuova speranza per quanto riguarda il futuro del cristianesimo
e della Chiesa? R. - Sì. Una speranza per il futuro della Chiesa, ma anche per
i giovani che vivono situazioni economiche difficili che non permettono di fare un
progetto di vita, di sapere se si avrà la possibilità di avere un lavoro, senza contare
le altre difficoltà di adesso. La Chiesa può incoraggiare i giovani alla perseveranza
nella speranza.