Presidenza di turno UE all’Irlanda: cruciale la questione dell’unione bancaria
Dal 1° gennaio l’Irlanda assume la presidenza di turno del Consiglio dell’Unione Europea,
a conclusione del semestre cipriota. Nelle parole del ministro degli Esteri irlandese
Gilmore, la priorità indicata dal governo di Dublino è quella di contribuire a migliorare
la competitività promuovendo la crescita economica e la creazione di posti di lavoro.
Delle sfide per l’Europa nel prossimo anno Fausta Speranza ha parlato con l’economista
Paolo Guerrieri, docente di Economia internazionale all’Università Sapienza
di Roma:
R. – L’urgenza
da mettere in atto per l’Europa è l’unione bancaria, assolutamente uno snodo cruciale.
Da un lato, perché le banche e il sistema bancario europeo restano in qualche modo
l’anello debole, oggi, dell’Europa; in secondo luogo, perché c’è questo legame perverso
che bisogna recidere tra crisi delle banche, del sistema bancario di alcuni Paesi,
e crisi dei debiti sovrani. Quindi, fondamentale sarà il modo di procedere: come portare
avanti questo progetto dell’Unione bancaria. Noi sappiamo che è partito con l’approvazione
della vigilanza unica.
D. – E a proposito dell’unione bancaria, che cosa potrà
questa presidenza irlandese? Sappiamo che Dublino ha affrontato duri problemi economici
…
R. – L’Irlanda ha messo in atto un piano di aggiustamento molto severo, per
certi versi e per molti aspetti molto efficace. Come sappiamo, le grandi banche irlandesi
sono state le cause della crisi del debito sovrano irlandese. Quindi, l’Irlanda come
presidente di turno si troverà a gestire questi mesi cruciali; è direttamente interessata
soprattutto ad un aspetto: che questa unione bancaria non serva solo per il futuro
– e servirà sicuramente non certo ad evitare ma in un certo modo a mitigare le future
crisi – ma deve servire anche per quanto riguarda il passato, cioè per poter affrontare
le crisi bancarie che si sono accumulate. Le più gravi sono proprio in Spagna e in
Irlanda. Serve un aiuto europeo, perché altrimenti le risorse di questi due Paesi
non saranno sufficienti, e soprattutto il legame tra crisi bancaria e crisi dei debiti
sovrani tornerà in qualche modo ad operare. Quindi, è proprio un test decisivo, quello
a cui assisteremo nei prossimi mesi.
D. – Il 2013 è l’anno dedicato al cittadino
europeo: ci viene subito in mente che la richiesta del cittadino europeo sarebbe crescita
e, soprattutto, lavoro, occupazione. Potrà quest’anno portare qualcosa su questo piano?
R.
– Non c’è dubbio che la crisi europea, oggi, è soprattutto una crisi di non-crescita;
anzi, sappiamo che è una situazione addirittura recessiva, quella in cui si trova
l’Europa, e soprattutto è una drammatica situazione per l’occupazione. Servono quindi
politiche diverse, servono politiche che non certo abdichino al rigore, ma questo
rigore sappiano ritmarlo con la possibilità, poi, di rilanciare la ripresa. In qualche
modo, questo dipenderebbe da scelte coraggiose. E’ da auspicarlo. Io temo, tuttavia,
che quest’anno sarà dominato dai cicli elettorali: prima, come sappiamo, in Italia,
e poi soprattutto in Germania. In vista delle elezioni tedesche, la preoccupazione
maggiore, per quanto riguarda poi il governo di Angela Merkel, è quella di mantenere
una situazione la più calma possibile. E quindi io temo che grandi scelte – scelte
coraggiose – o nuove, grandi iniziative politiche siano improbabili, di qui a ottobre
o novembre. Speriamo almeno che si sappia mantenere una situazione quale è stata quella
degli ultimi mesi, perché questo già sarebbe di per sé un risultato rilevante.