I cattolici e gli sviluppi politico-sociali in Italia: così Franco Miano, presidente
di Azione Cattolica
La crisi non soffochi lo spirito. È l’auspicio di Franco Miano, il presidente
di Azione Cattolica, che all’inizio del 2013 guarda all’Italia e ai suoi bisogni in
campo sociale, ma anche al ruolo che i cattolici potranno giocare in una stagione
che si annuncia sotto il profilo del cambiamento per il Paese. Un ruolo che, sottolinea
nell’intervista di Federico Piana, deve basarsi su profonde convinzioni di
fede:
R. - Credo
che a noi cattolici spetti un compito fondamentale: far sì che la crisi economica,
il momento difficile che attraversiamo come Paese - tenendo conto delle difficoltà
che riguardano non solo il nostro Paese - non si trasformi in un momento problematico
anche dal punto di vista spirituale più di quanto non lo sia già, ma anzi, al contrario,
si possano ritrovare le energie migliori dal punto di vista spirituale proprio per
ripartire a tutti i livelli, perché alla crisi economica rischia sempre più di aggiungersi
una crisi spirituale veramente problematica. I cattolici devono dare il senso della
speranza, e la speranza non è una parola vuota, ma è una parola piena di vita.
D.
- Tutto deve partire da dentro noi stessi. Possiamo dire che la rivoluzione bisogna
farla all’interno del nostro cuore?
R. – Sicuramente, possiamo dire così. Questo
credo sia un grande principio fondamentale per questo nuovo anno e non solo. D’altra
parte, penso alle tante parole del Papa, in cui ci richiama al pensiero di Sant’Agostino,
alla necessità di ritrovare la verità in sé stessi, quella verità che è fuori di noi
che però dobbiamo riscoprire in noi, ed è la forza che ci conduce, che porta avanti
la nostra vita stessa.
D. - E dal punto di vista sociale, che cosa si aspetta
da questo nuovo anno? Quali sono le cose che lei metterebbe in agenda?
R. -
Io metterei in agenda prima di tutto due parole fondamentali, che sono fondamentali
sia per la Dottrina sociale della Chiesa e sia per vita cristiana: la famiglia e il
lavoro, perché credo che siano due riferimenti importanti per ogni impegno di carattere
sociale, economico, politico. Prima di tutto c’è la necessità di una piena valorizzazione
della famiglia in tutti i sensi: politiche per la famiglia, ma anche nel senso di
una cultura che sappia valorizzare il contributo delle famiglie, che tra l’altro nel
nostro Paese, hanno contribuito a “tenere” in questo momento difficile. Credo che
ci siano ancora tanti passi da fare per sostenere la vita famiglie, sia in senso economico,
politico e sociale, ma anche nel senso della vicinanza da famiglia a famiglia, della
capacità di far crescere una cultura della solidarietà tra le famiglie. E poi il grande
tema del lavoro, che richiama alla possibilità da offrire ad ognuno di una la realizzazione
piena della propria vita. Noi non possiamo dimenticare questo. Il lavoro è manifestazione
della vita, è il modo di esprimere sé stessi. Non possiamo rinunciare a tutto questo,
e non possiamo - tra l’altro - non cogliere il nesso che c’è tra lavoro, mancanza
di lavoro e fatica che fanno le famiglie stesse ad andare avanti, oppure i giovani
a mettere su famiglia. Il tema del lavoro è un tema fondamentale dal punto di vista
della dignità della persona.