Usa: accordo sul Fiscal Cliff ancora lontano tra Obama e Repubblicani
A poche ore dalla scadenza del 31 dicembre è ancora lontano un accordo sul budget
degli Stati Uniti, il cosiddetto Il "fiscal cliff" (baratro fiscale) prevede 600 miliardi
di dollari tra tagli e aumento delle tasse. Scambio di accuse reciproco tra il presidente
Obama in persona e i repubblicani per l’empasse nei negoziati. Il servizio di Elena
Molinari:
Si è concluso
con una rottura fra le parti il penultimo giorno utile di negoziati politici per scongiurare
aumenti indiscriminati alle tasse e drastici tagli alla spesa negli Stati Uniti. I
repubblicani in Senato si sono irrigiditi su un congelamento delle pensioni sociali
che ha ricevuto il no secco dei democratici. “Siamo lontani su punti fondamentali”,
ha concluso il capogruppo della maggioranza al Senato, il democratico Reid, dopo una
giornata di trattative non stop. I conservatori sembravano però aver accettato l’aumento
delle tasse per i più ricchi voluto dal presidente, anche se avrebbero voluto ridurre
la platea di chi vedrà crescere la propria aliquota sui redditi. Obama intanto, qualche
ora prima, era passato all’attacco. “Sarà colpa dei repubblicani, se non sarà raggiunta
un’intesa per scongiurare il fiscal cliff”, aveva detto dagli schermi della Nbc, mentre
i leader dei due partiti americani lavoravano per trovare un’intesa su fisco e spesa
pubblica e non rischiare una ricaduta del Paese nella recessione. Nella sua intervista
televisiva di fine anno il presidente aveva ribadito anche la promessa di una nuova
legge sulle armi entro la “fine del prossimo anno”. Obama ha definito la strage alle
elementari di Sandy Hook di Newtown, in cui un folle ha ucciso 20 bambini e sei adulti,
“il peggior giorno della sua presidenza” che non vuole si ripeta mai più. Da New York,
Elena Molinari per la Radio Vaticana.