Stasera il Papa presiede i Vespri e il "Te Deum" nella Basilica di San Pietro
Le ultime ore dell’anno vedranno come sempre Benedetto XVI presiedere nella Basilica
Vaticana, a partire dalle 17 di oggi, la celebrazione dei Vespri conclusa dalla recita
del Te Deum. Quindi, si recherà a visitare il presepe allestito nel colonnato
del Bernini. Domani mattina, poi, Solennità della Madre di Dio, e 46.ma Giornata mondiale
della pace, il Papa presiederà dalle 9.30 la Messa in San Pietro e, alle dodici, la
recita dell’Angelus. Nel suo Messaggio per la Giornata della pace 2013, dedicato agli
“operatori di pace”, Benedetto XVI mette in risalto molti aspetti concreti dell’impegno
cristiano in tutti gli ambiti della vita umana. Pensieri molto spesso affrontati nel
corso di udienze e discorsi magisteriali. Alessandro De Carolis ne ricorda
alcuni in questo servizio:
Visto con gli
occhi dello sconsolato pessimismo che non salva nulla, il pianeta terra non ha mai
visto esaudito il desiderio della pace: al netto delle varie opinioni, le cronache
di oggi come di ieri e di secoli fa grondano sangue. Visto con gli occhi accesi dallo
squarcio di luce di Betlemme, il pianeta terra è stato benedetto e redento dal Principe
della pace in persona. La pace resta una conquista, ma – al netto dei pessimisti –
Cristo è il capofila di una schiera di “folli” che alla conquista certosina della
pace hanno consacrato, e non di rado sacrificato, la propria vita. Santi antichi e
nuovi, preti e madri, gente in tonaca e in giacca e cravatta: sono gli operatori di
pace della storia della Chiesa. I modelli ai quali il Papa si appella nel 21.mo secolo,
forte di una verità tanto semplice al punto da sfiorare l’ovvietà:
“Oggi
(…) il mondo ha tanto bisogno di pace, ha bisogno di uomini e donne pacifici e pacificatori.
Tutti coloro che credono in Dio devono essere sempre sorgenti e operatori di pace”.
Terrorismo,
relativismo, economia ed etica, famiglia e tutele, lavoro e diritti. Nel Messaggio
della Giornata mondiale della pace 2013, Benedetto XVI evidenzia i mali del mondo
e rilancia il bene delle Beatitudini, meraviglioso programma che ha una risposta per
costruire – scrive – una società “fondata sulla libertà, sull’amore e sulla giustizia”.
Che, cioè, sia sedotta da questi valori e non, stigmatizza, dai “criteri di potere
o di profitto”:
“La logica del profitto, se prevalente, incrementa la sproporzione
tra poveri e ricchi, come pure un rovinoso sfruttamento del pianeta. Quando invece
prevale la logica della condivisione e della solidarietà, è possibile correggere la
rotta e orientarla verso uno sviluppo equo, per il bene comune di tutti. In fondo
si tratta della decisione tra l’egoismo e l’amore, tra la giustizia e la disonestà,
in definitiva tra Dio e Satana”.
Oltre a “un nuovo modello economico”
che scriva nuove pagine rispetto a un passato di “liberismo radicale” e di “tecnocrazia”,
il Papa evoca nel suo Messaggio anche l’eterno diritto alla difesa della famiglia
e della vita, nata e non:
“Guardando ai passati tre decenni e considerando
l’attuale situazione, non si può non riconoscere che difendere la vita umana è diventato
oggi praticamente più difficile, perché si è creata una mentalità di progressivo svilimento
del suo valore, affidato al giudizio del singolo. Come conseguenza ne è derivato un
minor rispetto per la stessa persona umana, valore questo che sta alla base di ogni
civile convivenza, al di là della fede che si professa”.
E poi diritto
al lavoro, una giustizia sociale che non sia solo l’etichetta di un’utopia, la difesa
del creato. Di tutto ciò si sostanzia la pace, di tutto ciò si sostanzia l’impegno
degli operatori di pace:
“La verità, l’amore, la giustizia (…) assieme al
principio della destinazione universale dei beni, quali criteri fondamentali per superare
gli squilibri sociali e culturali, rimangono i pilastri per interpretare ed avviare
a soluzione anche gli squilibri interni all’odierna globalizzazione”.