2012-12-30 14:09:29

Primo cuore artificiale al Policlinico Gemelli di Roma


Per la prima volta al Policinico Gemelli di Roma è stato impiantato un cuore artificiale. Il paziente, 64 anni, ha una grave patologia cardiaca: ora sta bene ed è tornato alla sua vita normale, anche se il decorso post-operatorio è stato lungo. Di quale tipo di dispositivo si tratta? Eliana Astorri lo ha chiesto al
prof. Massimo Massetti, direttore dell’Unità Operativa Complessa di Cardiochirurgia del Policlinico Universitario Agostino Gemelli di Roma:RealAudioMP3

R. – Questo dispositivo, che noi abbiamo impiantato per la prima volta al Gemelli, fa parte di una famiglia di dispositivi di cuori artificiali che si chiamano Lvad: sono delle microturbine, in pratica, delle pompe rotative che derivano dall’ingegneria aerospaziale e che vengono inserite nella parte sinistra del cuore, cioè nel ventricolo sinistro, in contatto o all’interno, e che pompano il sangue dal cuore verso le arterie attraverso un condotto arterioso. Quindi, sostituiscono parzialmente o totalmente il cuore sinistro. Non si tratta di cuori artificiali totali: si tratta di dispositivi che aiutano in parte o totalmente a far funzionare questa parte del cuore.

D. – Quanto dura la batteria che lo fa funzionare?

R. – Dura circa 6, 8, 10 ore, a seconda dell’intensità del consumo, e permette quindi una vita normale durante il giorno. Poi, la sera, quando il paziente va a dormire, si collega ad una batteria un po’ più ingombrante. Comunque, questi dispositivi sono veramente compatibili con una vita normale: il paziente si muove, cammina, va in bicicletta, addirittura può andare in piscina e fare il bagno. Vengono messi in due casi: il primo caso, appunto, è rappresentato da quei pazienti che hanno accesso ad un programma di trapianti e dove quindi questo dispositivo viene applicato a ponte, nell’attesa del trapianto. Nell’altro caso, come quello del nostro paziente, è invece posizionato come cura della malattia, quindi definitivamente. Questi dispositivi sono soggetti ad una leggera usura: consideriamo che l’elica che fa girare il sangue all’interno della turbina gira ad una velocità tra gli 8 e i 12 mila giri al minuto. Però, i materiali con cui sono costruiti questi cuori artificiali sono molto sofisticati e sono fatti per durare almeno 10 anni. Le dico, ad esempio, che il primo paziente al quale abbiamo impiantato questo dispositivo in Francia – perché io ho lavorato 20 anni in quel Paese – è stato impiantato nel dicembre 2005: ha appena compiuto sette anni di durata, senza alcun problema.

D. – Qual è la situazione in Italia, per quanto riguarda le patologie cardiache gravi, quelle per le quali sarebbe necessario un trapianto?

R. – In effetti, è un problema di grande attualità. Si calcola che l’insufficienza cardiaca – questa malattia che segna l’epilogo di molte malattie cardiache, come per esempio l’infarto, patologie valvolari o anche malattie del muscolo cardiaco che sono sempre in crescita – produca circa 170 mila nuovi casi ogni anno, e di questi una parte entra in una fase molto grave della malattia e in questa situazione i farmaci e i trattamenti convenzionali non rappresentano una soluzione. Quindi, ci sono solo due possibilità: una è il trapianto che però è riservato solo ad una parte minore di questa popolazione. Per la restante parte, la sola possibilità è quella di ricorrere a queste nuove terapie che fanno uso di queste tecnologie che sono denominate dispositivi meccanici di supporto di circolo o cuore artificiale.

D. – Ma non ci sono cuori disponibili per soddisfare questa richiesta?

R. – Allora, il problema dei trapianti è abbastanza complesso. Bisogna dire che il Programma Trapianti, in Italia, è un programma organizzato in maniera eccellente: devo dire, dopo aver vissuto 20 anni in Francia, che l’Italia si posiziona veramente tra i primi posti in Europa per la gestione del programma trapiantologico. Il problema è che i trapianti vivono una crisi, in questo periodo, in tutto il mondo, e soprattutto anche in Europa, e non è legato soltanto alla crisi della donazione: bisogna sapere che oggi il donatore medio di organo è un paziente sempre più anziano, quindi anche la qualità degli organi è minore e di conseguenza la frequenza con cui si possono realizzare i trapianti è molto minore che in passato. Si calcoli che normalmente i trapianti di cuore, in Italia, erano circa 300 all’anno; quest’anno, per la prima volta, sono scesi intorno ai 250. Quindi, diciamo che a fronte di una diminuzione dei trapianti e un aumento del numero dei candidati, esiste in Italia questa problematica crescente.







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