Oggi Marcia della pace a Lecce. Mons. D'Ambrosio: vicini ai carcerati
Si svolgerà oggi a Lecce la 45.ma Marcia per la pace, promossa dai vescovi italiani,
Caritas italiana, Pax Christi Italia e Azione Cattolica Italiana. Il tema dell’appuntamento,
"Beati gli operatori di pace", è ripreso dal Messaggio di Benedetto XVI per la Giornata
Mondiale della Pace del prossimo primo gennaio. Fabio Colagrande ne ha parlato
con l’arcivescovo di Lecce, Domenico D’Ambrosio:
R. – La Chiesa
italiana si ritrova qui, a Lecce, insieme alle varie realtà – Azione Cattolica, Caritas,
Pax Christi – per vivere questo momento, alternativo per certi versi, perché in fondo,
ritrovarsi la sera dell’ultimo dell’anno è una forma quasi … non dico di contestazione,
ma una forma diversa per celebrare l’ultimo giorno dell’anno. E’ un anno che ci porta
tante delusioni, tante paure e noi ci apriamo al nuovo anno invocando il Principe
della pace, Colui che in questo Natale ancora una volta abbiamo adorato, accogliendo
soprattutto l’invito del Santo Padre che proprio in occasione della Giornata mondiale
della pace ha inviato alla Chiesa tutta il suo messaggio annuale dal titolo “Beati
gli operatori di pace”. Le Beatitudini sono delle promesse, ma noi sappiamo che la
promessa si realizza nella misura in cui l’uomo sa cogliere l’invito a fare della
pace il suo impegno quotidiano; la pace che – come dice il Santo Padre – è dono di
Dio ma opera dell’uomo …
D. – Benedetto XVI scrive che il presupposto della
pace è lo smantellamento della dittatura del relativismo e poi propone campi di azione
per gli operatori di pace, come quello della difesa della vita, del matrimonio, della
famiglia, della libertà religiosa, del lavoro, dello sviluppo sostenibile … Alcuni
di questi temi, come si sa, hanno provocato anche polemiche. E’ una visione della
pace allargata, che forse ancora non tutti hanno compreso …
R. – A me ha colpito
molto, questa espressione di Benedetto XVI: la dittatura del relativismo … Ecco, infondo
la pace è dono di Dio, è dono in tutta la sua pienezza che prende tutta la vita dell’uomo,
la ricolma di ogni bene. Non è soltanto il silenzio delle armi, l’assenza di contese,
di violenze, ma è proprio la capacità di costruire, realizzare l’uomo nella sua autentica
dignità. Ora, se c’è una realtà che ci fa paura, oggi, è proprio questa dittatura
del relativismo, ha detto il Santo Padre. In molti non c’è più una legge, una morale,
un’attenzione ai principi sacri della vita e della sua promozione. Il Papa ci dice
che la vera pace si raggiunge laddove l’uomo riesce veramente a realizzare in pieno,
in tutte le sue dimensioni, questo dono che è il dono della vita, che è la difesa,
la promozione, l’attenzione, l’accoglienza, il silenzio anche delle violenze …
D.
– Concretamente, come si svolgerà questa marcia?
R. – La marcia avrà inizio
alle ore 17.30; partiremo da una piazza centrale, da una parrocchia del secondo centro
della città di Lecce e la attraverseremo – sarà un percorso di circa due chilometri
e mezzo – e faremo delle tappe in cui affronteremo alcuni temi, presi proprio dal
messaggio del Papa. Il tutto, poi, si concluderà nella cattedrale con la celebrazione
della Messa da me presieduta, con molti vescovi che concelebreranno. Poi c’è un gesto
alternativo: quella sera non ceniamo e il corrispettivo della cena a cui abbiamo rinunciato
sarà devoluto a favore dei 1.400 detenuti del carcere Borgo San Nicola di Lecce.
D.
– Il tema delle carceri, delle condizioni dei detenuti, è un tema forte, un tema che
sta a cuore alla Chiesa, in questo momento …
R. – E’ un tema che sta davvero
a cuore alla Chiesa. Qui c’è un carcere sovraffollato: un carcere della capienza di
600 persone ne contiene oggi 1400! Il giorno di Natale, e anche la vigilia, sono stato
con i detenuti che vivono una condizione di grande disagio, di grande offesa del minimo
vitale della loro umanità. D’altronde, sono le parole di Gesù: “Ero carcerato e siete
venuti a visitarmi”, e allora non possiamo abbandonarli alla loro disperazione che
a volte tocca punte estreme, fino al suicidio, come capita ogni tanto, anche in questo
carcere di Lecce. Allora, il sapere che c’è tutta una Chiesa che li tiene presenti,
questo sostiene un po’ le loro fioche speranze. Credo che sia un segno che può aiutarli
a credere che c’è una luce, da qualche parte, che si può accendere anche per loro.