Belletti: società attenta agli individui non alle famiglie
La famiglia è la cellula della società: dalla famiglia dipende il futuro di ogni Paese.
Ma come viene trattata la famiglia, in particolare in Italia? Federico Piana
lo ha chiesto a Francesco Belletti, presidente del Forum delle associazioni
familiari:
R. – Tante parole,
ma pochi fatti in questi ultimi anni … Diciamo che, almeno nel discorso pubblico,
la famiglia è tornata all’attenzione di tutti. Però, di fatto, soprattutto in questi
ultimi cinque anni di grande crisi economica, sociale e anche di valori la famiglia
ha dovuto – come si dice – cantare e portare la croce: ha sopportato tantissime difficoltà
con pochissimi aiuti.
D. – Quali sarebbero le cose che servirebbero alla famiglia?
R.
– Bè, prima di tutto un clima culturale positivo. Cioè, oggi spesso quando una famiglia
va in giro con tre o quattro figli, gli sguardi che riceve sono di disapprovazione.
Oggi, se un ragazzo dice: “Tra sei mesi mi sposo”, la cosa che si sente dire è: “Ma
sei proprio sicuro? Ma è proprio necessario?”. Trent’anni fa, si veniva incoraggiati:
c’era tutta la società che accompagnava i progetti di famiglia. Oggi la famiglia è
sola. E poi, la società deve produrre sostegni veri: deve aiutare la conciliazione
tra famiglia e lavoro, deve aiutare le funzioni di cura perché le persone fragili
sono curate dalle famiglie che però spesso sono sole o con pochissimi aiuti dai servizi
pubblici. E poi il primo, ma forse il più importante nel nostro Paese, è il tema del
fisco: riuscire a sostenere le famiglie alleggerendo la pressione fiscale per le famiglie
con figli. Oggi, il fisco porta via molto più di quello che dovrebbe dare, alle famiglie
con figli!
D. – Da un punto di vista fiscale, cosa si potrebbe e si dovrebbe
fare? Quali sono le ricette che voi avete in mente?
R. – L’idea di fondo che
noi abbiamo proposto è: tutte le risorse che si devono dedicare a curare e ad educare
i propri figli non devono essere tassate. Quindi noi chiediamo una no-tax area familiare,
nel senso che deve crescere in misura molto significativa in funzione del numero dei
figli. Diciamo che il costo di un figlio, solamente per dargli le cose necessarie,
è di 300 euro al mese. Ecco: bisognerebbe che lo Stato riconoscesse che questi 300
euro al mese non sono soldi spesi dalla famiglia per una libera scelta, ma sono soldi
spesi per il bene comune, per il futuro di tutta la società. E quindi dovrebbe essere
sostenuta in questo ordine di grandezza.
D. – Molto semplice, come concetto.
Ma come mai non si è mai applicato, secondo lei?
R. – C’è tanta ideologia:
pochi hanno davvero a cuore il futuro della famiglia. Questa è una società che pensa
agli individui e quindi non vede la famiglia come luogo generativo del Paese. E invece,
la famiglia è davvero la cellula fondamentale della società. E quindi, c’è un po’
di ideologia contro la famiglia, a favore delle libertà dei singoli, e poi anche l’idea
che la famiglia viene considerata solamente quando è fragile: non è considerata come
un motore di sviluppo del Paese. Dovrebbe, invece, essere un luogo in cui investire:
come custodiamo le nostre acque, i nostri beni culturali, il nostro ambiente naturale,
così dovremmo investire nella famiglia, perché la famiglia è davvero uno dei capitali
più preziosi del nostro Paese.