Mons. Marcuzzo: ripresi i pellegrinaggi in Terra Santa, un incoraggiamento per la
comunità cristiana locale
I militari italiani hanno iniziato un pellegrinaggio in Terra Santa promosso dall’Ordinariato
militare per l’Italia in occasione dell’Anno della fede. Prima tappa è Nazaret, in
Galilea. Qui, i soldati italiani hanno incontrato mons. Giacinto Boulos Marcuzzo,
vicario patriarcale latino per Israele a Nazareth. Il nostro inviato Luca Collodi
lo ha intervistato, chiedendogli se i pellegrinaggi in Terra Santa siano ripresi dopo
il rallentamento dovuto alla crisi di Gaza:
R. - C’è una
buona ripresa di pellegrini. Quello che mi piace ripetere è questo: non abbiate paura!
Si sentono molte notizie di ciò che accade in Medio Oriente e in Terra Santa ma per
i luoghi santi, per i pellegrini, se ci fosse qualche apprensione ve lo diremmo per
senso di responsabilità. Ma in questo momento, e speriamo in futuro naturalmente,
non abbiate paura, venite pure! La seconda cosa che mi piace ripetere è che visitare
i luoghi santi è bellissimo, perché questi luoghi santi parlano; sono quasi la Parola
vivente e ci raccontano molte cose sulla nostra fede, sulle sue origini, sulla storia
di Gesù Cristo, la Madonna, gli Apostoli, la prima Chiesa… Ma qui, oltre ai luoghi,
c’è anche una comunità cristiana i cui componenti sono niente meno che i discendenti
diretti della primissima comunità, la Chiesa madre di Gerusalemme. Invito tutte le
guide, i pellegrini - oltre che a visitare i luoghi - ad incontrare la comunità, perché
questo aiuta anche la nostra comunità cristiana che, vivendo in un contesto di ostilità,
di terrorismo, di problemi, di violenze, ha bisogno di sentirsi al centro dell’attenzione,
non dimenticata. Pregate per la nostra comunità! Il fatto stesso che voi veniate come
pellegrini, create incoraggiamento e comunione con questa comunità e per questo vi
ringrazio tanto già da adesso.
D. - Si può parlare di un arresto dell’esodo
dei cristiani dalla Terra Santa, oppure ancora il fenomeno è presente?
R. -
Per il momento, per quanto riguarda il Paese, il fenomeno è ridotto per Israele, ma
esiste ancora per la Palestina e per la Giordania. Comunque, è un fenomeno che c’è
sempre. Dipende dai periodi: quando c’è stabilità, tregua e pace, i cristiani rimangono.
Ma appena c’è un problema, sono quelli che si trovano ad essere più esposti al pericolo
e dunque all’emigrazione. Per noi c’è un’equazione storica, chiara, molto semplice:
più c’è pace, più c’è presenza cristiana; più ci sono violenze, problemi ed instabilità,
più i nostri cristiani cercano di andarsene. La Chiesa - naturalmente insieme all’aiuto
della Chiesa universale e dei molti organismi della Santa Sede o dei Cavalieri del
Santo Sepolcro,- cerca di fare quasi l’impossibile per trattenere, per radicare questi
cristiani nella terra di Gesù. Non vogliamo che la Terra Santa diventi un museo archeologico
di luoghi aridi, che certamente parlano sempre della storia della salvezza e della
Bibbia, ma che non hanno presenza cristiana. La terra di Gesù deve poter avere sempre
una presenza dei discepoli di Gesù.