Benedetto XVI incontra i giovani di Taizé: siate fermento di riconciliazione nel mondo
Sono circa 40 mila i giovani che oggi alle 18.00 parteciperanno in Piazza San Pietro
all’incontro di preghiera con il Papa in occasione del tradizionale pellegrinaggio
della fiducia promosso dalla Comunità ecumenica di Taizé per la fine dell’anno. Benedetto
XVI, all’inizio dell’evento, eleverà la sua preghiera perché i cristiani siano “testimoni
di pace” e “fermento di riconciliazione in tutta la famiglia umana”. Su questo appuntamento
Fabio Colagrande ha intervistato frère David, della Comunità di Taizé:
R. – Vediamo
tanti giovani contenti, felici di essere qui a Roma. Sono arrivati ieri e si vedeva
che erano proprio stanchi, ma contenti di essere arrivati. Il primo momento di preghiera
- ieri alle 19.30 - è stato bellissimo: le Chiese e le basiliche erano piene ed i
giovani sono entrati subito in questo ambiente di preghiera, di interiorizzazione,
di silenzio, di canti… Ieri sera è stato un bel momento, molto forte.
D. –
Provengono da tutta Europa, anche da altri continenti, appartengono a confessioni
diverse: che cos’è che li ha riuniti a Roma?
R. – Penso sia Cristo che li chiama
a riunirsi e a vivere un’esperienza di amicizia cristiana; essere insieme per Cristo
e per il Vangelo. Questa esperienza infonde una gioia che dà loro fiducia per affrontare
le difficoltà della vita. Oggi tanti giovani dicono di avere difficoltà a trovare
lavoro e per cominciare una vita più stabile; hanno bisogno del sostegno degli altri,
hanno bisogno della preghiera che li aiuti a trovare una spinta forte nella loro ricerca.
D.
– Che significato ha l’odierno incontro dei giovani di Taizé con Benedetto XVI?
R.
– Penso sia molto bello che il Papa, prima di tutto, guidi tutti verso Cristo e ci
aiuti a vivere una relazione personale con Cristo, nella Chiesa.
D. – Come
si svolgerà questo incontro con il Papa?
R. – Prima ci sarà una preghiera,
come facciamo tutti i giorni, con i canti, il salmo e la lettura; poi un momento di
silenzio seguito da una preghiera di intercessione per aprire i nostri cuori a quelli
che soffrono in tutto il mondo, a quelli che si impegnano per costruire un mondo più
fraterno. Poi, alla fine, ci sarà un messaggio del Santo Padre per aiutare i giovani
a vivere questo incontro qui a Roma.
D. – L’ultima lettera che frère Roger
aveva scritto prima di essere ucciso, era indirizzata proprio al Papa…
R. –
Sì. Era il periodo in cui si svolgeva la Giornata Mondiale della Gioventù, frère Roger
era già anziano e non poteva andarci, allora scrisse un messaggio a Benedetto XVI,
parlando di questa impossibilità di essere lì.
D. – In qualche modo frère
Roger voleva esprimere al Papa la volontà di camminare in comunione con lui…
R.
– Certo, diceva che non poteva essere presente alla Giornata Mondiale della Gioventù,
per questo momento molto forte di comunione con la gioventù di tutto il mondo, ma
che voleva continuare a cercare la comunione con lui e con la Chiesa a Roma.
D.
– Cosa si aspettano i giovani da questo incontro con il Papa, secondo lei?
R.
– Penso che si aspettino un incoraggiamento: i giovani cercano di impegnarsi nella
Chiesa e hanno bisogno di sentirsi accolti, di sentirsi compresi e di vedere che il
proprio Papa li aiuta ad impegnarsi nella Chiesa. Sarà un segno importante per molti
di loro.