Il Papa guarda al popolo della Cina con stima e affetto. E segue con attenzione e
nella preghiera le vicende della Chiesa di questo Paese. Così, nel Messaggio natalizio
Benedetto XVI è tornato a parlare della realtà cinese. Ascoltiamo in proposito il
nostro direttore, padre Federico Lombardi, nel suo editoriale per Octava Dies,
il Settimanale informativo del Centro Televisivo Vaticano:
Mentre nel Messaggio
per la Giornata della Pace, pubblicato nelle settimane scorse, il Papa aveva approfondito
tematiche di carattere antropologico e sociale, legate ai fondamenti della costruzione
della pace, nel Messaggio del giorno di Natale si è rivolto direttamente ai conflitti
in corso, a cominciare dalla tragica situazione della Siria, insanguinata da una violenza
senza fine. Ma ha anche formulato un augurio esplicito per i nuovi dirigenti della
Repubblica Popolare Cinese, in vista del loro ”alto compito”. Forse questo passaggio
era inatteso, ma dice quanto è realistico e consapevole lo sguardo del Papa e della
Chiesa sul cammino dell’umanità. Si tratta del popolo più numeroso della Terra – un
quinto dell’intera umanità - e del peso sempre più grande che la Cina occupa negli
equilibri mondiali. Si tratta di guardarvi non nell’abituale prospettiva del potere,
ma in quella della pace e della solidarietà, “a beneficio di quel nobile popolo e
del mondo intero”. E anche per quel popolo la libertà religiosa è premessa essenziale
“per la costruzione di una società solidale”, come il Papa non si stanca di ripetere.
Le religioni non devono essere viste con diffidenza, come fattori di divisione o di
ingerenza esterna, ma come forze spirituali positive e desiderose di contribuire per
il bene comune. In questo spirito Roma ha sempre guardato alla comunità cattolica
in Cina, come è stato costantemente ribadito con chiarezza nei messaggi dei Papi ad
essa diretti. Il nuovo anno vedrà passi in avanti? Ce lo auguriamo. Il Re della Pace
viene per tutti. Popoli piccoli e popoli grandi. Se si cerca la pace, i piccoli non
devono aver paura dei grandi. Se no, è naturale che abbiano paura. Gli auguri del
Papa sono pronunciati solo in 65 lingue, ma vorrebbero essere pronunciati in tutte
le migliaia di lingue del mondo, perché siamo un’unica famiglia umana e abbiamo un
unico Padre.