2012-12-28 13:14:33

Il cardinale Sepe al pranzo di Natale con i poveri di Napoli: la ripresa inizi dagli ultimi


Ancora una volta, rinnovando l’invito fatto sin dal suo arrivo a Napoli nel 2006, il cardinale Crescenzio Sepe ha aperto venerdì le porte del Palazzo arcivescovile, per offrire il pranzo di Natale a poveri e senza fissa dimora della sua città. Oltre 300 i pasti preparati dalla Caritas e serviti dall’arcivescovo, dai sacerdoti e da numerosi volontari. Sul significato del pranzo, Paolo Ondarza ha intervistato lo stesso cardinale Sepe:RealAudioMP3

R. - E’ un segno della vicinanza della Chiesa ai più poveri, ai più emarginati, perché – forse, prima del pane materiale - hanno bisogno della vicinanza della Chiesa. La Chiesa è con loro, la Chiesa è per loro.

D. – Significativa anche la testimonianza dei volontari…

R. – Sì, diciamo che senza di loro non si poteva far niente e devo dire che in prima linea ci sono sempre i giovani, che hanno speso tutte le loro energie, sia per organizzare, che per servire. Un gesto commovente e molto efficace.

D. – Si tratta del settimo pranzo di Natale che viene organizzato da quando lei è arcivescovo di Napoli. Come è mutata la povertà in questi anni, così segnati dalla crisi?

R. – Oggi questa povertà si è allargata a macchia d’olio. Lo vediamo ogni giorno nelle distribuzioni dei pasti nelle singole parrocchie: prima si distribuivano 50-60 pasti, oggi sono arrivati a distribuirne più di 100-150. Una povertà che coinvolge anche quelli che prima non ne erano investiti: ad esempio anche un professore di latino e greco - essendo monoreddito - non ce la fa e chiede aiuto, partecipando anche a questi pranzi.

D. – Cioè, i nuovi poveri partecipano a questo pranzo di Natale?

R. – Sì, alcuni sì. Quelli che hanno più coraggio, perché altri – proprio perché non abituati – cercano un po’ di nascondersi: c’è come un senso di vergogna o paura di essere riconosciuti; però, molti vengono. Anche i separati, i quali - per le condizioni di vita in cui si trovano - non riescono ad arrivare a fine mese. Anche loro fanno parte, ormai, di questo esercito di nuovi poveri, che si allarga sempre di più.

D. – Quanto lei dice trova riscontro nei numeri. Solo ieri Confindustria ha diffuso dei dati: 16mila le imprese che hanno chiuso nel Mezzogiorno, particolarmente critica la situazione in Campania…

R. – Purtroppo, la nostra regione ha il primato ed io lo riscontro, per esempio, anche qui vicino la Cattedrale. In Via Duomo – strada classica per i negozi –vedo con i miei occhi, quando cammino, che molti negozi ormai non ce la fanno più e sono stati costretti a chiudere i battenti.

D. – Alla luce di quanto detto, qual è il suo auspicio come arcivescovo di Napoli?

R. – Intanto, non bisogna mai perdere la speranza: questo sarebbe il pericolo maggiore. Il mio augurio è che ci sia una vera ed autentica ripresa, che non può assolutamente prescindere da chi è più povero, da chi ha più bisogno. Se ripresa ci deve essere, deve essere una ripresa di tutti, iniziando dai più umili e dai più bisognosi.

Ultimo aggiornamento: 30 dicembre 2012







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