Myanmar. L'arcivescovo di Yangon: Natale di riconciliazione e libertà per i cattolici
I cristiani birmani, e in special modo i giovani, per queste feste di Natale si aspettano
"soprattutto pace, gioia, prosperità e riconciliazione". Nel Paese le celebrazioni
si sono svolte "senza difficoltà" e "non sono serviti permessi come in passato", ragion
per cui si registrano "segnali positivi" in tema di "libertà religiosa". Così mons.
Charles Bo, arcivescovo di Yangon, capitale economica e commerciale del Myanmar, racconta
all'agenzia AsiaNews come i cattolici vivono il Natale. "Il messaggio - continua il
prelato - è racchiuso nel motto 'Il potere delle mani vuote' e testimonia" la forza
di grandi persone che, nella storia, hanno "conquistato il cuore del popolo, come
il Mahatma Gandhi e Madre Teresa" senza l'uso della forza. "Il Bambino nato in una
culla, non aveva nulla nelle proprie mani". Mons. Bo ha partecipato di recente alla
10ma Assemblea generale della Federazione dei vescovi asiatici, che si è svolta in
Vietnam dall'11 al 16 dicembre scorso. Egli è quindi tornato in Myanmar, per preparare
le celebrazioni di Natale, vissuto con gioia e trepidazione dalla comunità cattolica
di Yangon. "É un dono di Dio all'uomo" sottolinea il prelato, parlando della festa,
e ciascuno dei fedeli è chiamato a "condividere quanto ha con i poveri e gli emarginati"
all'insegna "della speranza e del perdono". Un Dio potente, aggiunge, si è fatto carne
"nel corpo di un neonato" e sembra in apparenza "vulnerabile e indifeso", perché tutti
noi "potessimo amarlo e amare i nostri fratelli". In queste domeniche di Avvento le
Chiese del Myanmar si sono preparate intensificando i momenti di preghiera, le funzioni,
il desiderio di riconciliazione. I giovani sono animati da vocazione missionaria e,
spiega il prelato, hanno "condiviso la Buona Novella sotto forma di canti natalizi".
I fedeli hanno atteso con impazienza la Messa di mezzanotte, che in alcune parrocchie
è iniziata prima, affinché chi lo desiderava, potesse partecipare "anche a due o tre
diverse Messe in chiese diverse". Le feste di Natale segnano la fine di un anno denso
di evoluzioni e cambiamenti per il Paese, che ha lasciato alle spalle decenni di regime
militare per aprirsi alla comunità internazionale. E accogliendo in Parlamento anche
la storica leader dell'opposizione e Nobel per la pace Aung San Suu Kyi. "Anche la
Chiesa partecipa a questa opera di costruzione della nazione" spiega mons. Bo e si
sente "vicino al popolo del Myanmar". Quest'anno non sono serviti particolari permessi
per celebrare le Messe e questo "è stato un buon segnale in tema di libertà religiosa".
Il prelato ha presieduto la Messa di mezzanotte alla cattedrale di Santa Maria, a
Yangon, alla quale ha invitato diversi ambasciatori e rappresentanti diplomatici.
Il giorno di Natale, l'arcidiocesi e il Consiglio delle Chiese protestanti si sono
unite per una preghiera e il pranzo alla cattedrale anglicana della Santissima Trinità
di Yangon. All'evento è stato presente il ministro per gli Affari religiosi e il governatore
della regione, anche se la richiesta di partecipazione è stata estesa anche al presidente
Thein Sein e ad Aung San Suu Kyi: "ma la Nobel per la pace in questi giorni è in viaggio",
ha sottolineato mons. Bo. (R.P.)