Gli Usa verso il baratro fiscale. Nuovi colloqui convocati da Obama per trovare l'accordo
Ore febbrili per il presidente americano Obama chiamato a trovare un’intesa sul “Fiscal
Cliff”, ovvero il "baratro fiscale", il pacchetto di tagli automatici alla spesa e
aumenti delle tasse che scatterà dal 1° gennaio e che rischia di congelare la ripresa.
Per il primo pomeriggio il capo della Casa Bianca ha convocato i leader di maggioranza
e minoranza del Congresso. Ma quali sono i punti su cui si stanno sfidando Repubblicani
e Democratici? Salvatore Sabatino lo ha chiesto a Fernando Fasce, docente
di Storia americana presso l’Università di Genova:
R. – Si stanno
sfidando sostanzialmente sull’eredità delle politiche fiscali di George W. Bush: se
si debba ridefinire il sistema di tassazione in maniera progressiva e quindi si debbano
eliminare quelle facilitazioni per le tassazioni per i ceti più elevati, che erano
state pesantemente introdotte da George W. Bush; contemporaneamente a questo, anche
la logica, che è ora predominante, della destra - del Partito repubblicano - favorevole
a tagli pesanti alla spesa pubblica.
D. – Questo gioco di veti incrociati è
rischiosissimo. Si calcola, ad esempio, che in mancanza di un accordo ci sarebbe un
aumento medio delle imposte di 2200 dollari a famiglia. Ma c’è la percezione del pericolo
da parte dell’opinione pubblica americana in questo momento?
R. – Questo è
difficile da misurare, perché, come sappiamo, l’opinione pubblica è molto polarizzata
– l’abbiamo visto anche alle ultime elezioni – con una forte tendenza ad identificarsi
nelle rispettive posizioni di partito. Però, non va sottovalutato il fatto che ci
sono stati tentativi molteplici da parte del presidente Obama di chiarire alcuni elementi
di fondo e chiarire il fatto che qui davvero si va incontro ad un caso come quello
che vide protagonista Clinton e i Repubblicani all’inizio del 1996.
D. – Anche
Obama si è trovato più o meno nella stessa situazione l’anno scorso, poi tutto si
risolse all’ultimo momento. E’ possibile immaginare una situazione del genere anche
in questo caso, cioè che si arrivi ad un accordo nelle ultime ore?
R. – E’
sperabile, anche se, però, lo schieramento repubblicano sembra fortemente convinto
di no. Notizie di un paio di giorni fa avevano visto il fallimento del tentativo di
mediazione con il capogruppo alla Camera, repubblicano, Boehner, che è stato in un
certo senso scavalcato dai rappresentanti più estremisti all’interno del suo stesso
partito.
D. – Con il sistema dei tagli automatici alla spesa, oltre due milioni
di disoccupati dovranno rinunciare al loro sussidio. Questa è un’altra delle gravi
conseguenze sociali. Ma come è possibile superare, secondo lei, questa impasse?
R.
– La risposta non potrà che provenire dal livello locale e statale, cioè è sperabile
che a livello dei singoli Stati vengano attivate misure, seppure temporanee, di parziale
alleviamento di questa drammatica condizione.
D. – C’è un altro elemento preoccupante,
il Tesoro ha comunicato che il tetto del debito sarà raggiunto il 31 dicembre e non
nel corso del 2013, come inizialmente era previsto. Geithner ha comunicato che adotterà
misure straordinarie per rinviare il default del Paese. Si possono immaginare queste
misure?
R. – La cosa fondamentale sarà, per l’ennesima volta, un tentativo
di programma di stimolo e quindi di crescita della liquidità. Non si vede altra strada.