India in piazza contro la violenza sulle donne. Singh: lavoreremo per la sicurezza
Un altro stupro di massa in India. L’episodio risale ad alcuni giorni fa e si riferisce
ad una giovane donna violentata e ridotta in fin di vita a New Delhi da tre uomini,
uno dei qual sarebbe stato arrestato. Il primo ministro indiano Singh, a seguito di
diversi fatti del genere, ha lanciato un appello alla calma, ma ha anche promesso
l'inasprimento delle pene per i responsabili e che il suo governo “farà ogni possibile
sforzo per garantire la sicurezza delle donne”. Ma quello degli stupri di gruppo è
un fenomeno davvero in crescita in India? Cecilia Seppia lo ha chiesto a Claudio
Landi, esperto di questioni indiane:
R. - Io non
sarei sicuro che il fenomeno ora è in crescita. Infatti, le violenze contro le donne
nella società indiana sono molto forti, molto rilevanti, perché si sommano poi alle
stratificazioni e alle rigidità di casta. Sicuramente sta crescendo presso un settore,
un segmento influente, della popolazione indiana, in particolare nelle metropoli,
la coscienza e la consapevolezza che questi fatti sono estremamente gravi e preoccupanti.
D.
– Il premier Singh ha detto che il governo intensificherà tutte le misure di sicurezza
per proteggere le donne ma ha mostrato anche il pugno duro, ha detto che i responsabili
verranno puniti. C’è chi addirittura paventa la possibilità di un ripristino della
pena capitale per queste persone…
R. – Io non so poi cosa cambierà effettivamente.
In tutti i casi di processi di stupro in India, il problema grosso che esiste è che
questi processi spesso possono iniziare solo su querela di parte, per così dire, ed
espongono ovviamente la vittima e la famiglia della vittima a una situazione sociale
e culturale, per usare un eufemismo, non particolarmente gradevole. Una cosa è sicura:
il primo ministro Mohamed Singh, quando fa queste dichiarazioni o questo genere di
aperture, lo fa spinto dalla vera leader politica del Paese, la presidente del partito
del Congresso, Sonia Gandhi. Sonia Ghandi è sempre, da tempo, molto attenta alle questioni
e alle problematiche delle donne in India. Per esempio, ha sponsorizzato con forza
e determinazione la legge sulla rappresentanza delle donne nelle istituzioni politiche
e rappresentative indiane, scontrandosi con resistenze immani e mostruose anche da
parte di partiti laici e progressisti.
D. - Infatti, il premier Singh pur facendo
un appello alla calma - perché ricordiamolo, la tensione in questi giorni, soprattutto
a New Delhi è altissima - in realtà ha ammesso che la rabbia della gente è genuina
e giustificata, quindi la sua è una posizione molto precisa…
R. – Sì, tra l’altro
questa, come dicevo all’inizio, è una presa di coscienza di segmenti della società
indiana molto rappresentate in particolare nelle classi medie urbane e anche questo,
in qualche modo, diciamolo francamente, fa parte di un gioco politico da parte del
partito del Congresso. Premesso che la condizione delle donne in India è molto dura,
basti pensare agli infanticidi delle ragazzine appena nate o al fatto che vengano
favoriti gli aborti nel caso che il sesso del nascituro sia femminile - questo nonostante
sia vietato dalla legge indiana è una pratica molto diffusa, tra l’altro spesso in
stadi relativamente avanzati -, quando si parla di India, è anche il caso di dire
che negli ultimi tempi si sono viste chiaramente situazioni di mobilità sociale a
favore delle donne sia nei ruoli economici, sia nei ruoli politici. Insomma, l’India
sta cambiando.
D. – Anche il fatto che migliaia di persone siano scese in piazza
sfidando i divieti sicuramente è un altro segno importante di cambiamento nella società
civile?
R. – Anche qui, le capacità di mobilitazione della società indiana
sono sempre state molto forti. Due anni fa ci furono le manifestazioni interessanti
e importanti del movimento contro la corruzione, della campagna contro la corruzione.
La società indiana è sempre stata piuttosto reattiva, nel bene e nel male è molto
capace di mobilitazione. Le società asiatiche sono molto forti, quindi spesso hanno
capacità di mobilitazione che noi occidentali scopriamo solo in particolari momenti
come questo.