I partiti si confrontano sull'agenda Monti: il commento del prof. Baggio
L'agenda di Mario Monti è all'esame dei partiti, all’indomani della conferenza stampa
del premier dimissionario. Monti, pur non schierandosi, ha detto di essere disponibile
per un nuovo impegno, anche alla guida del Paese dopo le prossime elezioni, se le
forze politiche sosterranno il suo progetto che prevede il conseguimento della crescita,
ma senza ricorrere al debito pubblico, meno carico fiscale su lavoro e impresa e di
più su grandi patrimoni; riduzione dei finanziamenti ai partiti; occupazione giovanile
e contrattazione in azienda. Primo atto del nuovo parlamento la riforma della legge
elettorale. Il leader dell’Udc, Casini, ha ipotizzato un’alleanza col Pd di Bersani
dopo il voto. Per Bersani la parola passa ora agli italiani. Sulle proposte di Monti,
ascoltiamo il commento del politologo Antonio Maria Baggio, docente di Filosofia
Politica presso l'Istituto Universitario Sophia di Loppiano, al microfono di Gabriella
Ceraso:
R. – Facendo
il bilancio di ciò che è avvenuto, vedendo come il Paese sia riuscito a sfuggire dal
baratro, mettendosi su una linea di credibilità, Monti ha posto il problema centrale:
non dobbiamo più scegliere in base ai leader, alle sigle, ad appartenenze a destra,
sinistra e centro, che fanno parte del passato, ma dobbiamo scegliere in base ai contenuti
del programma e al modo con il quale si intende applicarlo. “Io mi propongo come futuro
premier, - ha detto - come guida di un movimento, che abbia appunto a cuore l’idea
di cambiare l’Italia, di riformare l’Europa, sulla base di questi programmi”. Allo
stesso tempo ha detto anche: “Io sono totalmente nelle mani di coloro che dovranno
valutare questa mia proposta e successivamente creare quella condizione politica perché
questo programma si possa attuare”.
D. – Monti ha presentato la sua agenda.
Cosa ne pensa di quest’agenda e soprattutto quanto effettivamente potrà raccogliere
consensi concreti?
R. – A me sembra che l’agenda raccolga le cose che sono
effettivamente da fare. Questo è il punto chiave: sradicare i partiti dalle altre
cose che normalmente prendono il centro della loro attenzione. Ha sottolineato anche
in maniera inusuale il ruolo della donna. Propone in sostanza un cambiamento radicale
del quadro politico, come condizione indispensabile per non morire. Questo va preso
con estrema serietà. In sostanza, allora, di cosa abbiamo bisogno in Italia? Abbiamo
bisogno di forze politiche, di coalizioni politiche, che interpretino in modi diversi
questa agenda, che si propongano ai cittadini in modo che possano scegliere l’una
o l’altra. Quindi, attenzione, Monti non ha preparato la strada a tentativi, come
adesso si stanno facendo, di creazione di nuovi partiti. No, lui ha detto: “Voglio
vedere se si coalizzano delle forze politiche, tutte legittime, che sappiano applicare
l’agenda”. Quindi, è un superamento epocale quello che si propone, è una sfida vera,
alla quale non si può rispondere semplicemente organizzando cose nuove all’ultimo
minuto. La politica è una cosa seria. Lui parla di un cambiamento di mentalità degli
italiani.
D. – E’ stato un input , ma ancora non realizzabile?
R. –
Deve essere realizzabile, bisogna vedere come. Noi abbiamo avuto episodi recenti,
a sinistra, costruttivi, nel senso che hanno delineato una possibile leadership, ma
proprio questa chiarezza ha fatto vedere anche differenze forti sui programmi. Nella
parte di destra e centro-destra siamo molto più indietro. Il mio auspicio è che si
formino delle coalizioni chiare e che lo facciano sulla base di un confronto con l’agenda
Monti.
D. – Un suo giudizio su questo anno in base a quello che ha detto il
prof. Monti: l’azione effettivamente migliore e quello che ancora manca...
R.
– Monti stesso ha fatto un bilancio che io ho trovato molto serio di quello che ha
fatto e di quello che non ha fatto. Ha detto di aver fatto il bene necessario, mettendo
insieme partiti che non si guardavano neppure in faccia; è mancato di fare il meglio,
proprio per i veti opposti fra i partiti. Alcune cose inoltre potevano essere fatte
diversamente. Nessuno lo ha costretto per esempio a chiudere l’agenzia del terzo settore
e a portare al ministero i suoi compiti. Anche l’equilibrio nella ripartizione delle
tasse è discutibile. Quindi, nessun governo è perfetto. Ora è davvero necessario
che una maggioranza politica riprenda in mano tutti gli argomenti e li applichi, perché
il grosso è stato annunciato ma non compiuto.
D. – Le è sembrato che Monti
criticasse maggiormente l’operato e le parole del Pdl?
R. – A me è sembrato
che un’accentuazione di responsabilità, in senso negativo, nei confronti del Pdl,
sia stata data dal presidente Monti per quanto riguarda la sfiducia. E’ questo il
problema, e Monti l’ha detto, questo partito ha fatto una scelta senza rendersi conto
delle conseguenze. Per il resto, però, ha ringraziato tutti e tre i partiti che l’hanno
sostenuto. Io credo che quest’ultimo grave errore del Pdl sia dovuto al fatto che
Berlusconi abbia voluto rientrare in campo. Qui bisognerebbe avere un po’ di coraggio
da parte di quelli che colpevolmente hanno taciuto.
D. – Prima si diceva che
c’è il pericolo che tutto vada perduto. Dopo questo intervento di Monti, dopo la riflessione
che ne sta nascendo, forse ci sarà più consapevolezza dell’importanza delle cose che
si sono fatte?
R. – Io spero di sì, perché c’è una società civile in Italia.
Monti ha fatto riferimento al grande patrimonio di capitale sociale e relazionale
– questo mi è molto piaciuto – che c’è nel nostro Paese. Noi dovremo mobilitarci per
difenderlo. D’altra parte, abbiamo sentito dichiarazioni nettamente irresponsabili
nella campagna elettorale che è già cominciata. Noi dovremmo come società civile intervenire
già su queste dichiarazioni ed evitare di giocare, pensando ai possibili vantaggi
o scambi che possono venire da una forza politica o dall’altra. Ci vorrebbe una maggiore
radicalità. Io sottolineo che la Dottrina sociale cristiana, della quale bisognerebbe
servirsi un po’ di più e in maniera più accorta, valuta come principi di base, anche
quelli che riguardano la democrazia, la libertà e l’uguaglianza. Questa lezione noi
dobbiamo averla ben presente. Occorre renderci conto che nelle valutazioni dei programmi
politici bisogna avere lo sguardo grande, vasto; vogliamo prendere sul serio la Dottrina
nella sua integralità? O vogliamo solo fare discorsi di occasione perché servono ad
un partito o ad un altro? Questo è il punto forte.