Svizzera. La colletta natalizia dei vescovi in favore del Caritas Baby Hospital
Sarà a favore del Caritas Baby Hospital di Betlemme la tradizionale colletta di Natale
della Conferenza episcopale svizzera (Ces). L’ospedale, fondato 60 anni fa nei Territori
palestinesi da un gruppo di cattolici elvetici si prende cura dei bambini di qualsiasi
religione e nazionalità. Grazie al finanziamento garantito da “Secours aux Enfants
Bethléem” (Kinderhilfe Bethlehem), riferisce l’Osservatore Romano, è aperto a tutte
le famiglie e ai loro piccoli malati, 24 ore su 24, indipendentemente dal fatto che
i genitori dispongano o no dei soldi necessari per pagare le cure. Il nosocomio, sottolineano
i vescovi svizzeri in un appello a contribuire generosamente alla colletta, “è portatore
di speranza e un’isola di pace in questa regione scossa dalla crisi”. Nella regione
di Betlemme e di Hebron, affermano, 300mila bambini vivono senza una sufficiente assistenza
medica. E le patologie dovute alla povertà (disidratazione, affezioni delle vie respiratorie,
infezioni intestinali) sono le più frequenti. Il responsabile medico, Hiyam Marzouqa,
cristiano, nato e cresciuto a Betlemme, dirige quattordici medici e ottanta assistenti,
i quali si dedicano ai piccoli pazienti indipendentemente dalla loro origine o religione.
Sono 34mila i bambini e le loro famiglie che vengono aiutati ogni anno attraverso
l’ambulatorio. Ogni anno, il numero di genitori che vi si recano con i loro figli
aumenta. Nous sommes là, Wir sind da: “Noi ci siamo” è la quotidiana promessa e scommessa
dell’ospedale pediatrico di Betlemme. Malattie croniche, del metabolismo, dei reni
e delle vie urinarie, ortopedia, oculistica, otorinolaringoiatria, neurologia, sviluppo
psichico infantile, diagnostica ecografica ed ecocardiografica: sono molteplici le
specializzazioni a disposizione all’interno del Baby Caritas Hospital, i cui ottantadue
posti-letto accolgono ogni anno quattromila bambini. Secours aux Enfants Bethléem
fa coscientemente partecipare le mamme al percorso di cura dei propri figli, al fine
di evitare nuove malattie o ricadute. Le famiglie, dunque, sono di fatto impegnate
nel processo di guarigione dei loro piccoli. L’ospedale vive essenzialmente grazie
alle donazioni e quindi la crisi finanziaria rappresenta una sfida reale. Nelle 2011
le entrate hanno accusato una diminuzione del 9 per cento: un segnale d’allarme subito
colto dalla Conferenza episcopale che per Natale ha invitato gli svizzeri a raccogliere
fondi. (L.Z.)