2012-12-23 09:24:28

Arrivato in Siria l'inviato di Lega Araba e Onu: attesa per l'incontro con Assad


C’è grande attesa per l’incontro che dovrebbe tenersi a breve fra il presidente Assad e l'inviato speciale Lega-Onu per la Siria, Lakhdar Brahimi, giunto oggi in Siria. Il primo ministro israeliano Netanyahu fa sapere che “Israele lavora con gli Stati Uniti e la comunità internazionale in vista di un possibile cambiamento al vertice del regime di Damasco”. Tel Aviv esprime preoccupazione per la possibilità che le armi chimiche cadano nelle mani di militanti islamici o degli hezbollah libanesi, anche se al momento - secondo fonti della Difesa israeliana – i gas velenosi sarebbero al sicuro. Sul territorio non c’è tregua alle violenze: secondo l'emittente Al Jazeera, ribelli siriani hanno conquistato la base militare governativa di Ras al-Ein, alla periferia di Damasco, dopo violenti scontri con le truppe fedeli a Assad, e scontri sono in corso anche in aree periferiche di Damasco. Inoltre nella regione centrale di Hama, dove da giorni il fronte anti-regime ha lanciato una vasta offensiva militare, cresce la minaccia per la sicurezza delle minoranze. in particolare i ribelli chiedono ai cristiani di prendere le armi. Tra i cristiani, chi può è fuggito nella regione costiera di Tartus, per ora ancora relativamente sicura, o nel vicino Libano. Ma chi è rimasto si è trovato suo malgrado in mezzo al conflitto. Al microfono di Silvia Koch, padre Ibrahim Sabah, francescano siriano della Custodia di Terra Santa, parla di questo Natale di dolore:RealAudioMP3

R. - Noi francescani della Custodia di Terra Santa - che include anche la Giordania, la Siria, il Libano e Cipro - insieme anche ai fratelli salesiani e alle Missionarie della Carità - le Suore di Madre Teresa - siamo sicuramente una cospicua presenza. Oggi più che mai, è una presenza sofferente perché alla gente manca l’elettricità, manca il pane e soffre anche la fame. Tutti i cristiani che non hanno lasciato il Paese, perché sono voluti restare nelle loro case, in questo momento stanno soffrendo. È quindi molto difficile - anche a causa della paura, delle bombe e delle esplosioni - parlare di gioia natalizia in questo momento. Sicuramente noi celebriamo il mistero dell’Incarnazione di Gesù nella storia come francescani, nel vivere la sofferenza con la gente; sicuramente – come l’anno scorso – le feste saranno celebrate in modo sobrio, molto semplice e saranno anticipate per permettere alle persone di tornare a casa prima del buio, perché hanno paura. I fratelli che si trovano lì stanno facendo tutto il possibile per aiutare le famiglie: ci sono tante famiglie senza nemmeno una bombola di gas e non possono cucinare, l’elettricità in alcune zone va via anche per 18 ore al giorno.

D. – Qual è il messaggio che la Chiesa locale cerca di mandare ai fedeli per diffondere speranza nel tempo di Natale?

R. – Il messaggio è un messaggio di pace. Io approfitto di questa occasione per ringraziare tutta questa buona gente, che generalmente non è gente ricca, ma la maggior parte dei benefattori dei luoghi santi - ma anche di tutto il Medio Oriente, della Custodia di Terra Santa - sono persone che appartengono alla classe media o povera, ma che aiutano la missione in quel Paese. Senza la presenza dei pellegrini in Terra Santa noi non potremmo festeggiare; senza gli aiuti mandati in sostegno da parte di tutta la Chiesa internazionale, oggi noi non potremmo continuare ad esistere in Siria e nemmeno in Terra Santa.







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