2012-12-22 06:51:19

L'Egitto vota la bozza della Costituzione. Scontri e feriti ad Alessandria


Si torna al voto in Egitto per il secondo turno del controverso referendum sulla nuova costituzione. Domenica scorsa il fronte del “si”, sostenuto dai Fratelli musulmani, aveva ottenuto la maggioranza. Alta l’affluenza ai seggi che chiuderanno in tarda serata, con qualche ora di ritardo, per consentire a tutti di votare. Sulla sicurezza vigilano circa 250 mila tra poliziotti e militari.Sempre di oggi la notizia delle dimissioni del vicepresidente egiziano Mekki, il quale ha ritenuto incompatibile il suo ruolo politico con quello di giudice,e il presidente della Banca centrale egiziana.Il servizio di Giuseppe Acconcia:RealAudioMP3

Sono aperti i seggi per il secondo turno del referendum costituzionale in Egitto. Sono chiamati alle urne gli elettori di 17 governatorati tra cui Giza, Suez e Minia. Ieri, si sono registrati scontri ad Alessandria. In una manifestazione organizzata dagli islamisti intorno alla moschea Qaed Ibrahim, è iniziata una sassaiola tra sostenitori e oppositori del referendum. Secondo il Ministero della sanità, 55 persone sono rimaste ferite negli scontri. Anche lo scorso venerdì, per il sostegno accordato ai "sì" alla Costituzione dallo sheykh di Alessandria, el-Mahalawy, avevano fatto seguito duri scontri all’interno e all’esterno della moschea. È poi stata resa nota ieri dal presidente Morsi la lista dei 90 esponenti della Shura, la Camera alta che prenderà pieni poteri legislativi in caso di vittoria dei 'sì' al referendum. Tra i nominati ci sono 12 cristiani, ma nessuno dei leader del Fronte nazionale di salvezza ha accettato di occupare un seggio. Si è concluso così il quarto tentativo di dialogo tra islamisti e opposizione, al quale hanno preso parte anche rappresentanti delle Chiese cristiane egiziane. I risultati definitivi del voto sono attesi per lunedì.

Per un’analisi su quanto sta accadendo in Egitto, Massimiliano Menichetti ha chiesto l'opinione di Valentina Colombo, della European Foundation for Democracy, ordinario di Cultura e geopolitica dell’islam all’Università Europea di Roma:RealAudioMP3

R. – Nel gennaio 2011, tutti noi avevamo creduto nelle "primavere arabe". Chi conosceva Paesi come la Tunisia, l’Egitto, sapeva che erano sottoposti a regimi dittatoriali atroci, quindi una rivoluzione che lasciava presupporre una vera democrazia ha aperto il cuore. Purtroppo però, questa democrazia ha portato al potere i cosiddetti estremisti moderati, ovvero i Fratelli musulmani, che sono estremisti e non sono moderati, mettendo a repentaglio le libertà personali: in primis, le libertà delle minoranze e tra queste le libertà delle minoranze cristiane e delle donne. Abbiamo di fronte un diritto in cui l’islam è la religione naturale dell’uomo, in cui la libertà di culto, di conversione a un’altra religione, non esiste, non è concessa. L’apostasia viene punita con la condanna a morte e già questo è qualcosa di universalmente inaccettabile.

D. – Cosa si profila per la donna in questi Paesi?

R. - Laddove noi ci avviamo ad avere, sia in Tunisia sia in Egitto, Costituzioni dove la sharia, il diritto islamico, è la fonte principale della legge, noi sappiamo che da quel momento in cui queste Costituzioni saranno approvate, la donna varrà la metà dell’uomo.

D. - Non è un modo dire…

R. – Assolutamente. Il diritto islamico, in qualsiasi sua interpretazione, dalla più liberale alla più radicale, prevede che la donna erediti, per esempio, la metà dell’uomo e che la testimonianza di un uomo equivalga alla testimonianza di due donne.

D. – Il soggetto Fratelli musulmani chi è? Qual è il volto di questa realtà?

R. – I Fratelli musulmani nascono in Egitto nel 1928 e sono anzitutto un movimento molto organizzato, capillarmente diffuso in Egitto, perché hanno da sempre svolto un’azione sociale. In questo momento loro – ben organizzati, ben finanziati e grandissimi comunicatori – hanno capito che devono abbandonare il “linguaggio islamico”. Per cui, dall’inizio della primavera araba, noi abbiamo avuto una cancellazione dello slogan elettorale, politico, dei Fratelli musulmani “l’islam è la soluzione”, diventato “la libertà e la giustizia sono la soluzione”. Dobbiamo ricordarci però che questa libertà e questa giustizia non sono libertà e giustizia universali, come espressi nella Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, ma sono libertà e giustizia dal punto di vista islamico.

D. – Giustizia o libertà cosa significano queste parole nel mondo islamico?

R. - L’esempio più calzante è la parola "libertà", che in senso islamico è contrario di schiavitù, null’altro. E’ sempre una libertà limitata dalla sharia, dal diritto islamico che non prevede, per esempio, la conversione di un musulmano durante la religione. Per cui, quando io dico libertà è sottinteso che quel tipo di libertà non la devo neanche considerare tale, non la devo ottemperare.

D. - La radice sulla quale i Fratelli musulmani si muovono, lo scopo, è la creazione di uno Stato islamico unico?

R. – Si. E’ fondamentale nel pensiero dei Fratelli musulmani, e si ritrova esplicitamente nel teologo Qaradawi, l’imam di Al Jazeera, il primo imam a predicare in piazza Tahrir dopo la rivoluzione. Lui dice chiaramente: con moderazione si arriverà ad uno Stato islamico unificato.

D. - Questo vale da sempre?

R. - Fin dai tempi del quinto Congresso dei Fratelli musulmani del 1939.

D. – Dunque il futuro sembra costellato di luci ed ombre...

R. - Tutte quelle nazioni che sono state sottoposte ad anni di dittature. Il mondo arabo deve crescere, deve imparare a gestire e a godere della democrazia, deve percorrere una lunga strada. Lo farà, ci riuscirà, ma di sicuro avrà bisogno dell’aiuto e del sostegno dell’Occidente, che forse dovrebbe smettere di credere agli estremisti moderati e credere ai musulmani nella loro pluralità: quindi agli egiziani, ai tunisini ai siriani e così via.

D. - Più ponti di dialogo e di confronto?

R. - Assolutamente. Dobbiamo convincerci che il mondo arabo e il mondo islamico sono mondi plurali.







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