Il presepe ci unisce a Dio. Gli auguri del cardinale Bagnasco alla città di Genova
Dio riempie la vita e colma la solitudine. E’ il pensiero che il cardinale arcivescovo
di Genova, e presidente della Conferenza episcopale italiana, Angelo Bagnasco, ha
formulato nel messaggio di auguri alla città ligure in occasione del Natale. FrancescaSabatinelli:
La presenza
di Dio colma la solitudine delle persone, nessuno è solo nel mondo. Il cardinale Angelo
Bagnasco si rivolge così ai credenti e con queste parole li invita a “sostare davanti
al presepe delle case e delle chiese per risentire il calore di questa presenza”.
Agli adulti, il porporato chiede di “guardare i bambini davanti al presepe, perché
i bambini hanno quegli atteggiamenti spontanei di stupore e gioia, che gli adulti
molte volte si vergognano di manifestare”. Il porporato sollecita gli italiani a “rinsaldare
la compagnia tra gli uomini” perché ci sono "tante solitudini”, e si indirizza ai
genovesi, abitanti di una “città di persone avanti con gli anni”. Ai fedeli chiede
poi di “trovare uno sguardo di maggiore attenzione, una parola, un gesto, che possa
continuare anche tutto l’anno”.
Il cardinale Bagnasco non tralascia neanche
di sostenere le persone in questo momento di crisi economica, dove però ci sono anche
“delle luci che si intravedono, dei segnali di speranza”. Incita quindi a mettere
insieme “intelligenze, onestà, responsabilità”, sprona a fare “veramente la propria
parte, il proprio dovere, al meglio” e aggiunge: “Mettendosi sempre meglio in rete
con gli altri è il modo per superare la crisi”. Consiglia quindi di non cedere “allo
scoraggiamento, per nessun motivo e tutti possano, grazie a Gesù, ritrovare legami
più stretti, vincoli più virtuosi, solidali, di benevolenza, sostegno e aiuto non
solo dal punto di vista economico ma soprattutto affettivo, perché questa è la forza
interiore che ogni persona cerca di fronte alle durezze della vita”. “Le ristrettezze
della crisi che tutti conosciamo - conclude - penso che possano essere di invito e
di stimolo, molto profondo, come avviene in famiglia”.