2012-12-21 15:01:47

Timori negli Usa per il mancato accordo sul “fiscal cliff”


Crescono i timori negli Stati Uniti per il mancato accordo sul fiscal cliff, la combinazione di aumenti delle tasse e di tagli alla spesa pubblica. Il piano dello speaker della Camera, John Boehner, non aveva i voti per essere approvato e la votazione è stata cancellata. A questo punto, slitta tutto a dopo Natale. Nel frattempo è intervenuto Obama, il quale si è detto pronto a lavorare con il Congresso: “Abbiamo fiducia – ha detto – nel fatto che saremo in grado di trovare una soluzione bipartisan rapidamente, che tuteli la classe media e l'economia”. Ma cosa accadrebbe, concretamente, se entro il 30 dicembre non si riuscisse a superare questa impasse? Salvatore Sabatino ha girato la domanda ad Angelo Baglioni, docente di Economia internazionale presso l’Università Cattolica di Milano:RealAudioMP3

R. – Tecnicamente, quello che accadrebbe da gennaio in avanti è che scatterebbero una serie di aumenti automatici di tasse e tagli di spesa, per una cifra enorme: circa 600 miliardi di dollari complessivamente, che anche per un’economia grande come quella americana rappresentano, comunque, una fortissima correzione fiscale e che quindi, naturalmente, potrebbe portare il Paese in recessione o comunque determinare un forte impatto negativo sulla crescita abbastanza debole per gli standard americani in corso. Tranne poi, naturalmente, successive manovre di aggiustamento dopo la fine di quest’anno.

D. – Certamente, Obama già alla sua rielezione sapeva che i primi problemi da affrontare sarebbero stati quelli economici, che erano stati messi un po’ da parte durante la campagna elettorale. E ora, quali sono le mosse che ci possiamo attendere dalla Casa Bianca?

R. – Io credo che Obama farà di tutto, comunque, per raggiungere un accordo. Del resto, una situazione di questo tipo si era già verificata un anno e mezzo fa e, seppure all’ultimissimo minuto, un accordo si era trovato. E’ chiaro che il margine di contrattazione è stretto e riguarda, come sempre, la tassazione sul ceto medio, sulla quale c’è una certa resistenza ad aumentare la pressione fiscale. D’altra parte, invece, ci sono i programmi di assistenza sanitaria e di welfare, che i repubblicani vorrebbero ridurre mentre i democratici, naturalmente, vorrebbero difenderli.

D. – Preoccupazione è stata espressa dalla Cina che, avendo acquistato gran parte del debito americano, sarebbe travolta dall’onda di piena della crisi americana. Un attore importante, Pechino, in questa vicenda …

R. – Sì, la Cina naturalmente è molto esposta verso il debito americano. C’è da dire che, anche sulla base dell’esperienza di un anno e mezzo fa – quando ci fu un downgrading del debito americano da parte di un’agenzia di rating – questo non ebbe tuttavia un grosso impatto sul mercato, nel senso che il fiscal cliff è un problema molto tecnico legato ad una particolare clausola della legislazione americana che impone periodicamente al Congresso di trovare un accordo per poter aumentare la quantità di debito che viene emesso. E’ un tipo di regola che, per esempio, non c’è in molti Paesi europei. E’ un fatto tecnico che non incide necessariamente sulla solvibilità del Paese e quindi naturalmente ci sarà, se non si trovasse un accordo, una forte turbolenza sul mercato dei titoli americani, che però potrebbe anche essere riassorbita in tempi abbastanza rapidi.

D. – Anche l’Europa guarda con preoccupazione agli Stati Uniti: i mercati sono in calo. Il fiscal cliff avrebbe ricadute concrete, secondo lei, sul Vecchio Continente?

R. – E’ chiaro che nell’ipotesi peggiore – che, ripeto, non è detto si verifichi – cioè che si vada a una mancanza di accordo e di conseguenza a questi tagli automatici di spesa e aumenti di tasse, e ciò avesse un forte impatto negativo sulla congiuntura, sul ciclo americano, tramite il commercio internazionale, questo avrebbe ovviamente un effetto negativo anche sull’economia europea. La nostra capacità di esportare beni nell’area geografica statunitense sarebbe seriamente compromessa, se l’economia americana dovesse avere una battuta d’arresto, questo è chiaro.







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