2012-12-21 16:46:52

Mons. Paglia: rispetto della natura è anche non manipolare la famiglia


“Nonostante tutte le impressioni contrarie, la famiglia è forte e viva anche oggi”, ma “è incontestabile, però anche la crisi che – particolarmente nel mondo occidentale – la minaccia fino nelle basi”. E’ uno dei passaggi del discorso del Papa alla Curia Romana. Luca Collodi ha raccolto il commento di mons. Vincenzo Paglia, presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia:RealAudioMP3

R. - La famiglia è il nodo cruciale della società, perché è il luogo dove si trasmette la vita e quindi la politica, l’economia, la cultura. Il legame tra le generazioni trova nella famiglia il luogo centrale, dove tutto questo accade: ecco perché se questo luogo viene avvelenato, non ne viene un danno solo ai credenti, alla Chiesa, ma ne viene un danno terribile all’umanità stessa. Allora mi lasci dire che - a mio avviso - questa mattina il Papa è stato geniale quando ha detto che facciamo bene a deplorare la manipolazione della natura, dell’ambiente, ma purtroppo siamo ciechi quando si parla dell’uomo, della donna e della vita umana. C’è come una contraddizione di fondo, che va sciolta!

D. - Mons. Paglia, il Papa ha affrontato il tema del “gender” con una riflessione molto concreta sul genere e la sessualità…

R. - Oggi era indispensabile farlo. C’è come un “kairòs” del magistero, anche perché la tentazione di pensare che l’uguaglianza avviene abolendo la diversità, è non solo superficiale intellettualmente, ma anche pericolosa perché, alla fine, solo io sono uguale a me stesso! Quindi noi riusciamo a esaltare a tal punto l’individuo da diventare noi stessi creatori dell’Io: non diveniamo creatori dell’altro, ma distruttori dell’altro nella misura in cui esaltiamo l’Io per distinguerci. Ecco perché è pericolosissimo che la complessità della realtà venga semplificata per un’operazione di pseudo-egualitarismo. Io credo, anzi, che proprio il riconoscimento della ricchezza della diversità ci permette di essere uguali: quindi c’è la grande fatica - che poi tutti vediamo - di convivere non tra uguali, ma tra diversi, perché convivere tra uguali all’inizio può essere facile, ma poi porta a convivere solo con se stessi. E’ la solitudine di cui, purtroppo, questo mondo oggi soffre in maniera terribile.

D. - La famiglia, quindi, esiste grazie alla dualità di maschio e femmina, che arriva dalla creazione...

R. - Non c’è alcun dubbio! E’ stato vero da sempre, in tutte le culture e in tutte le religioni e a tutte le latitudini… Mentre oggi assistiamo alla pretesa prometeica di voler avere il diritto al figlio, come se fosse una merce che si compra; oppure il diritto ad abolirlo, come se fosse un’usa e getta a nostro piacimento. Il tema della famiglia uomo-donna è la condizione prioritaria e unica per avere un figlio e quindi per scrivere la storia, per avere il futuro!

D. - Mons. Paglia, la famiglia, costituita da padre, madre e figli – come dice il Papa - ha poi ricadute sull’architettura stessa della società in cui viviamo…

R. - Lo diceva già Cicerone. Quando Cicerone - che non era cattolico! - definiva la famiglia “principium urbis et quasi seminarium rei publicae”, cioè “principio della città e luogo di apprendimento per costruire la società”, diceva quello che è naturale, che è - direi - scontato. Pretendere allora di dire che noi ci costruiamo la famiglia a nostra misura e somiglianza vuol dire non edificare una famiglia, ma mettersi individualmente al centro del mondo e fare tutto al proprio servizio. E’ questo - secondo me - il grande equivoco di un ideale prometeico, che è davvero l’inizio della distruzione.







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