Frontiera Cile-Perù finalmente libera dalle mine anti-uomo
I governi sudamericani di Santiago e Lima hanno concluso le operazioni di ritiro e
distruzione delle circa 12 mila mine antipersona e 10.900 anticarro poste lungo la
frontiera dai militari cileni negli anni Settanta del secolo scorso, in un periodo
di forti tensioni bilaterali. A febbraio, uno smottamento provocato dalle piogge del
cosiddetto inverno altipianico aveva spostato alcune mine, costringendo le autorità
a chiudere temporaneamente i collegamenti stradali tra i due Paesi. Le procedure sono
state lunghe e complicate da dissidi e controversie. In un primo momento, spiega l'agenzia
Misna, le operazioni sono state affidate ai militari cileni che, secondo il Perù,
avrebbero oltrepassato il confine suscitando le formali proteste di Lima. In seguito,
il Perù ha proposto un lavoro congiunto, possibilità però respinta dal Cile poiché
nella controversia territoriale che ancora separa i due Paesi – e su cui si attende
entro la prossima estate il verdetto della Corte penale internazionale dell’Aja –
la frontiera tracciata da Lima comincia 260 Km più a sud di quella disegnata da Santiago.
Solo alla Cumbre de las Américas, celebrata a metà aprile in Colombia, i ministri
degli Esteri cileno, Alfredo Moreno, e peruviano, Rafael Roncagliolo, hanno accettato
di affidare le operazioni di ritiro e distruzione delle mine all’organizzazione non
governativa norvegese Apn. Conclusi i lavori, l’Apn ha certificato che l’area di frontiera
è “libera dalle mine” in base agli standard internazionali. La piena applicazione
dell’intesa bilaterale “costituisce una dimostrazione aggiuntiva della volontà di
collaborazione e fiducia reciproca che anima i due Paesi", si legge in una nota ufficiale
per garantire la sicurezza della popolazione”. (C.S.)