Monti: sulle riforme siamo solo all'inizio. L'appoggio della Fiat al premier
Mario Monti arriva a Melfi, e riceve gli applausi degli operai e l’appoggio di Marchionne.
"Da qui ripartono i rapporti con la Fiat", dice il premier, che avvisa gli italiani:
sulle riforme siamo solo all’inizio. FrancescaSabatinelli:
Da irresponsabili
dissipare i tanti sacrifici che gli italiani si sono assunti. Sono le parole che Mario
Monti sceglie per avviare quella che in molti hanno indicato come la campagna elettorale
del premier. A Melfi, tra gli applausi degli operai e l’endorsement di Marchionne,
parla della ripresa dei rapporti tra Italia e Fiat. Ma pure della possibile svolta
del Paese: 13 mesi fa, dice Monti, l’Italia aveva la febbre alta e non bastava un’aspirina.
Dunque: le riforme strutturali sono state una medicina amara, difficile da digerire,
ma necessaria. In appoggio al premier arriva il capo dello Stato. Al termine di un
2012 difficile e di un 2013 denso di incognite, dice Napolitano, è necessario rinnovare
l’alto tasso di credibilità dell’Italia. La possibile scesa in campo di Monti trova
il sarcasmo di Silvio Berlusconi, che definisce il premier un 'piccolo protagonista'.
Berlusconi attacca tutto e tutti: le uscite di Bersani contro il conflitto di interessi
sono un disco rotto, dice, puntando Rai e La 7, accusata di fare trasmissioni 'contro'.
Ma l’offensiva mediatica del Cavaliere, secondo Bersani, non basterà a Berlusconi
per vincere le elezioni. "Ci vorrà altro, dice il segretario del Pd, perché gli italiani
dimentichino dove ha portato il paese". E si rivolge poi a Monti: le formazioni politiche
create attorno alle persone non possono far bene all'Italia.
Intanto si continua
a discutere sulle liste di centro che potrebbero appoggiare un possibile impegno elettorale
di Monti. AlessandroGuarasci ne ha parlato con l’editorialista DomenicoRosati:
R. – Non nasce
ancora un polo, nasce un’aggregazione ancora piuttosto informe, che però si distingue
dal centro-sinistra. Quello è l’elemento distintivo. Non credo che possa dirsi che
appoggerà la sinistra, questo semmai si vedrà dopo le elezioni, a seconda dell’esito.
D.
– Ma Monti può essere, secondo lei, un vero federatore?
R. – C’è un grosso
tifo, una grossa aspettativa che è stata creata, più che alimentata da lui. Lui però
si è prestato. Credo che possa aggregare una lista, ma credo che aggregare invece
una posizione politica precisa sia più difficile, perché la critica che si fa il centro-sinistra,
di non essere omogeneo, vale a maggior ragione per tutti i soggetti che sono considerati
nel centro, essendo molto diversi tra di loro.
D. – In questo cosiddetto nuovo
centro, non vi sono un po’ troppe personalità eterogenee? Vediamo Montezemolo, Olivero,
Ainis. Insomma, persone che hanno una storia differente...
R. – Questo non
è di per sé un guaio. Bisogna però che l’accordatore trovi l’armonia e questo mi pare
più difficile, perché poi quando si arriva al computo degli interessi, delle esigenze,
delle istanze, c’è sicuramente qualche contrasto. Una vittoria potrebbe evidentemente
compattare le convinzioni, ma con qualche riserva.
D. – Secondo lei, ormai
siamo alla fine del bipolarismo che, per tanti anni, è stato in qualche modo indicato
come una delle possibili cure dei mali italiani...
R. – Se si conforma un terzo
polo omogeneo e organico, con qualche prospettiva di presenza in campo politico, il
bipolarismo può anche finire, nel senso che a questo punto i poli diventano tre. Se
invece questo non avviene, il bipolarismo rimane sotto mentite spoglie. D’altra parte,
il centro-sinistra si è manifestato in una maniera abbastanza precisa con le primarie
e la polarità diversa è antagonista al centro-sinistra. Questo va chiarito. A meno
che non dicano prima, ma lo dicano tutti - non solo Olivero, ma anche Fini e compagni
- che lavorano per un’alleanza con il centro-sinistra. Il che mi pare improbabile
in questa vigilia elettorale.