Il Papa sul “Financial Times”: cristiani impegnati nel mondo, liberi da ideologie
e compromessi
“Tempo di impegno nel mondo per i cristiani”: è il titolo di un articolo di Benedetto
XVI pubblicato ieri dal “Financial Times”. Il Papa sottolinea, in questo “editoriale
sul Natale”, che i cristiani sono animati da una visione del destino umano così nobile
che “non possono accettare compromessi con nulla che lo possa insidiare”. L’articolo
del Pontefice, informa la Sala Stampa vaticana, nasce da una richiesta venuta dalla
redazione del quotidiano economico inglese che - prendendo spunto dalla pubblicazione
dell’ultimo libro di Joseph Ratzinger sull’infanzia di Gesù - ha chiesto al Papa una
sua riflessione sul Natale. Una richiesta che il Santo Padre ha accettato con disponibilità.
Già in passato, il Papa aveva risposto positivamente ad alcune richieste di altri
media, come la Bbc, proprio in occasione del Natale, e la trasmissione Rai “A Sua
immagine”, in occasione della Pasqua. Anche in questi casi, conclude la Sala Stampa,
si è trattato di occasioni per parlare di Gesù e del suo messaggio ad un ampio uditorio,
nei momenti salienti dell’anno liturgico cristiano. Il servizio di Alessandro Gisotti:
“Rendi a
Cesare ciò che è di Cesare e a Dio ciò che è di Dio”. Parte da questa fondamentale
affermazione di Gesù l’articolo del Papa sul “Financial Times”. Benedetto XVI afferma
innanzitutto che queste parole di Gesù mettono in guardia nei confronti “sia della
politicizzazione della religione sia della deificazione del potere temporale, come
pure dell’instancabile ricerca della ricchezza”. Nell’articolo, il Papa sottolinea
dunque che l’umile nascita di Gesù “ci sfida a ripensare le nostre priorità, i nostri
valori” ancor più “alla fine di un anno che ha significato privazioni economiche per
molti”. Cosa possiamo “apprendere dall’umiltà, dalla povertà, dalla semplicità della
scena del presepe?”, si chiede il Papa. Il Natale, risponde, “può essere il tempo
nel quale impariamo a leggere il Vangelo, a conoscere Gesù non soltanto come il Bimbo
della mangiatoia, ma come colui nel quale riconosciamo il Dio fatto uomo”.
E’
nel Vangelo, scrive il Papa, che “i cristiani trovano ispirazione per la vita quotidiana
e per il loro coinvolgimento negli affari del mondo, sia che ciò avvenga nel Parlamento
o nella Borsa”. E avverte: “I cristiani non dovrebbero sfuggire il mondo; al contrario
dovrebbero impegnarsi in esso”. Ma, precisa, “il loro coinvolgimento nella politica
e nell’economia dovrebbe trascendere ogni forma di ideologia”. Ecco perché, sottolinea,
“quando i cristiani rifiutano di inchinarsi davanti ai falsi dèi proposti nei nostri
tempi non è perché hanno una visione antiquata del mondo”. Al contrario, scrive, “ciò
avviene perché sono liberi dai legami dell’ideologia e animati da una visione così
nobile del destino umano, che non possono accettare compromessi con nulla che lo possa
insidiare”. Ed è questo che è anche successo talvolta lungo la storia quando i cristiani
“non hanno potuto accondiscendere alle richieste fatte da Cesare”. Dal culto dell’imperatore
romano ai regimi totalitari del secolo scorso, osserva, “Cesare ha cercato di prendere
il posto di Dio”.
I cristiani, scrive ancora il Papa, “combattono la povertà
perché riconoscono la dignità suprema di ogni essere umano creato a immagine di Dio
e destinato alla vita eterna”. I cristiani, soggiunge, “operano per una condivisione
equa delle risorse della terra perché sono convinti che, quali amministratori della
creazione di Dio”, abbiamo il dovere “di prenderci cura dei più deboli e dei più vulnerabili”.
I cristiani, ribadisce, “si oppongono all’avidità e allo sfruttamento nel convincimento
che la generosità” e l’amore, insegnati da Gesù, “sono la via che conduce alla pienezza
della vita”. La fede cristiana, non manca poi di affermare, “implica l’urgenza del
compito di promuovere la pace e la giustizia per tutti”. Questi fini, si legge nell’articolo,
“vengono condivisi da molti” e per questo “è possibile una grande e fruttuosa collaborazione
fra i cristiani e gli altri”. Il Papa conclude il suo articolo rammentando che la
nascita di Gesù “segna la fine dell’antico ordine”. Adesso, scrive, “vi è un nuovo
re, il quale non confida nella forza delle armi, ma nella potenza dell’amore”. Dalla
mangiatoia, è il suo augurio natalizio, Cristo “ci chiama a vivere da cittadini del
suo regno celeste, un regno che ogni persona di buona volontà può aiutare a costruire
qui sulla terra”.