2012-12-20 14:16:40

Centrafrica: prosegue l'avanzata dei ribelli, l'arcivescovo di Bangui invoca il dialogo


“Nella capitale crescono la preoccupazione e l’incertezza per la situazione al centro nord, dove purtroppo ancora una volta la storia si ripete. Le forze coinvolte devono abbandonare la strada delle armi per far valere le proprie rivendicazioni con mezzi legali. L’unica soluzione è da ricercare in un dialogo inclusivo e diretto per trovare insieme risposte in grado di assicurare la pace e lo sviluppo in Centrafrica”: è l’appello affidato all'agenzia Misna dall’arcivescovo di Bangui, mons. Dieudonné Nzapalainga, mentre i ribelli del Séléka (Alleanza) proseguono la loro avanzata dal nord-est verso il centro del Paese. Dalla scorsa settimana la coalizione di miliziani è riuscita a prendere il controllo di Ndélé, Sam-Ouandja, Ouadda, Bamingui, Mbré, Bria e Kabo; quest’ultima città dista 350 chilometri a nord di Bangui. A questo punto, secondo alcune fonti locali, i miliziani starebbero marciando in direzione di Bambari, importante centro a 300 chilometri ad est della capitale. Dopo aver condannato gli attacchi degli ultimi giorni, il Consiglio di Sicurezza dell’Onu ha chiesto ai ribelli di porre fine alle ostilità, ritirarsi dalle città occupate e di cessare la loro progressione verso Bangui. L’organismo ha suggerito un “rafforzamento del dialogo politico” e un impegno da parte dei gruppi armati e del governo centrafricano a “riconfermare il proprio attaccamento al processo di riconciliazione nazionale”. Dal canto suo il partito Kwa Na Kwa (il lavoro, solo il lavoro) del presidente François Bozizé, che finora non ha mai commentato gli attacchi al nord, ha lanciato un appello a favore della “riconciliazione tra tutti i centrafricani” ma ha avvertito che “verrà attuata una risposta decisa contro avventurieri e mercenari”, in riferimento alla ribellione armata del Séléka. Nella coalizione – creata lo scorso agosto da elementi dissidenti della Convenzione dei patrioti per la giustizia e la pace (Cpjp) e della Convenzione dei patrioti della salvezza e del Kodro (Cpsk) - è entrata a far parte anche l’Unione delle forze democratiche per il raggruppamento (Ufdr). L’obiettivo dichiarato del Séléka è quello di arrivare fino a Bangui per destituire il potere di Bozizé, accusato di non aver attuato gli accordi di pace firmati a partire dal 2007 nè le conclusione del processo di dialogo del 2008. Una dichiarazione rilasciata dalla direzione delle Forze armate centrafricane (Faca) ha cercato di rassicurare la popolazione, chiedendogli di “non cedere al panico”. Nonostante i rinforzi inviati dal Ciad su richiesta di Bangui – arrivati ieri pomeriggio a Kaga Bandoro (centro), ma presenti anche a Sibut, 100 chilometri da Bangui – i ribelli del Séléka hanno dichiarato che “i ciadiani non ci fanno paura, siamo determinati a lottare fino in fondo”. A Bria hanno anche preso una base della Missione per il consolidamento della pace in Centrafrica (Micopax), dove sono di stanza soldati di diversi paesi dell’Africa centrale. In risposta alla risoluzione del Consiglio di sicurezza i gruppi armati del Séléka hanno annunciato che “non ci ritireremo dalle nostre attuali posizioni fin quando non ci sarà un dialogo sincero col potere” ha detto Michel Djotodia, capo dell’ala dissidente dell’Ufdr. “Non vogliamo il potere, non marceremo su Bangui ma continueremo a mantenere il pressione sul regime per vedere riconosciuti i nostri diritti, per avere risposte alle nostre richieste”. La coalizione preme soprattutto per ottenere i soldi promessi agli ex combattenti che hanno già deposto le armi, la liberazione di quelli ancora detenuti e per chiarire la sorte di Charles Massi, ex capo milizia scomparso nel 2010. (R.P.)







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