2012-12-19 20:15:24

“Emergenza Nigeria: a Natale tieni accesa la speranza”: la campagna di Acs


Essere accanto ai cristiani della Nigeria, in vista del Natale. E’ con questo intento che la Fondazione pontificia “Aiuto alla Chiesa che Soffre” lancia la campagna natalizia di raccolta fondi in favore della Chiesa del Paese africano, flagellato da numerosi attentati del gruppo fondamentalista islamico di Boko Aram. Solo nell’ultimo anno sono morte circa 400 persone. “Emergenza Nigeria: a Natale tieni accesa la speranza” è il nome dell’iniziativa e per informazioni sulle donazioni si può visitare il sito www.acs-italia.org. Debora Donnini ha intervistato Marta Petrosillo, portavoce di Aiuto alla Chiesa che Soffre:RealAudioMP3

R. - Questo non sarà sicuramente un Natale semplice per i cristiani nigeriani, perché vengono da un anno in cui gli attentati sono divenuti quasi una tragica ricorrenza settimanale. E poi, soprattutto, vengono da due tragici Natali: il 24 dicembre del 2010 ci sono stati degli attentati sia a Maiduguru che a Jos, mentre l’anno scorso diversi attentati sono avvenuti durante il giorno di Natale. Noi di "Aiuto alla Chiesa che soffre" abbiamo voluto allora essere vicini ai cristiani nigeriani. Quello che proponiamo è un sostegno aperto: non abbiamo voluto promuovere un progetto specifico, perché vogliamo sostenere diversi tipi di progetti: dalla formazione dei sacerdoti al sostegno di borse di studio, alla costruzione e restauro di nuove chiese, al sostegno di piccoli media cattolici…

D. - Andare a Messa per i cristiani nigeriani è spesso un pericolo, visti gli attentati che si sono susseguiti. C’è qualche testimonianza in particolare che vuole raccontare?

R. - Le testimonianze ricevute sono veramente tantissime. Poco tempo fa, parlavo con un sacerdote, don Valentine, che ci ha raccontato di una signora di Abuja che gli ha detto: “Ogni volta che vado in chiesa, mi chiedo se ritornerò a casa, ma devo continuare ad andare, perché noi cristiani, succeda quel che succeda, dobbiamo continuare ad andare in Chiesa”. Questa è una testimonianza che riflette il coraggio dei fedeli. Ultimamente, le chiese hanno cercato di prendere molte misure di sicurezza. Alcune hanno installato metal detector, altre hanno guardie di sicurezza che perquisiscono le persone quando entrano in chiesa. Nonostante ciò, il clima non è assolutamente tranquillo durante le funzioni.

D. - I vescovi hanno varie volte lanciato un appello al perdono…

R. - I vescovi hanno più volte invitato i fedeli a non cercare la vendetta in alcun modo. Hanno soprattutto sottolineato che non parliamo di un problema di relazioni tra cristiani e musulmani, ma parliamo solamente di una piccola parte. Arrivano tantissimi attestati di solidarietà dalla comunità musulmana. La setta Boko Haram non identifica ovviamente la totalità della comunità islamica.

D. - La situazione è particolarmente difficile nei 12 Stati del Nord della Nigeria, come ad esempio nello Stato di Kaduna, dove la sharia è fonte del diritto.

R. - Sì, infatti la maggior parte degli attentati avvengono nel Nord. Al di là degli attentati, c’è proprio una forte discriminazione, perché questi 12 Stati hanno adottato la sharia anche come fonte del diritto penale. Questo implica la presenza di questi reati "contro la volontà divina". Teoricamente la sharia, la legge coranica, non dovrebbe essere valida anche per i non musulmani. D fatto, come sappiamo, questo non accade, e non solo in Nigeria. Molto spesso vengono inflitte le pene anche ai non musulmani: pene che includono flagellazioni, mutilazioni... Vengono considerate ad esempio le infrazioni al codice con l'abbigliamento: ci sono stati diversi casi di donne cristiane che sono state incolpate di questi reati. E poi accuse di blasfemia e soprattutto discriminazioni di vario tipo: dalla difficoltà per i permessi per costruire le chiese, a quella per potersi assicurare un piccolo spazio sui media statali che molto spesso prendono di mira il cristianesimo, parliamo sempre degli Stati del Nord della Nigeria.









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