2012-12-19 13:16:52

L'incontro del cardinale Filoni con la realtà viva della Chiesa del nord Uganda


Si è conclusa la visita pastorale nel nord dell’Uganda del prefetto di Propaganda Fide, il cardinale Fernando Filoni, che ha presieduto le celebrazioni conclusive per il centenario dell’arrivo della fede nella diocesi di Arua, ad opera dei missionari Comboniani a cui venne affidata la cura pastorale di questa regione ugandese. Alla festa giubilare di Arua si sono unite le altre circoscrizioni della provincia ecclesiastica di Gulu, che hanno da poco commemorato anch’esse la ricorrenza: l’arcidiocesi di Gulu e le diocesi di Lira e Nebbi. Appena rientrato in Vaticano Roberto Piermarini ha chiesto al porporato che Chiesa ha incontrato nel nord dell’Uganda:RealAudioMP3

R. – Oggi siamo di fronte ad una comunità molto vibrante, molto bella; una comunità che tutti hanno riconosciuto essere una tra le più belle, tra le più significative, tra le più vitali dell’Uganda stesso. Dunque, la presenza del prefetto voleva proprio sottolineare il lavoro già fatto e aprire anche la strada al lavoro che poi resta ancora da fare.

D. – Eminenza, che messaggio ha lasciato alla Chiesa di questa regione del Nord dell’Uganda?

R. – Abbiamo riflettuto, prendendo in analisi gli ultimi 50 della storia di questa provincia e di tutto l’Uganda, sulla realtà della Chiesa: una chiesa missionaria tradizionale, in cui missionari venuti dall’Europa, e in modo particolare dall’Italia, hanno evangelizzato e creato una Chiesa, che è stata adesso affidata nelle mani dei vescovi, dei sacerdoti locali e dei religiosi autoctoni. Praticamente sono loro che ora hanno in mano questa Chiesa: la Chiesa creata 100 anni fa, a 50 anni dal Concilio, è stata ora consegnata a loro. Ho quindi chiesto a tutti loro: "Che tipo di Chiesa volete per l’Africa, per l’Uganda, per Arua, per questa provincia ecclesiastica di Gulu? Che tipo di Chiesa volete per il futuro?" Vogliono dare a questa Chiesa l’impronta locale, che ricorda bene il lavoro fatto, ma che ora s’impegna per il futuro. Dunque una Chiesa fedele al Vangelo, fedele a Cristo, fedele al magistero della Chiesa; una comunità di religiosi che desiderano mostrare la loro dedizione, oltre che al Vangelo, anche alla carità: lavorano benissimo in tanti settori – molto, molto necessari - che vanno dall’educazione alla sanità. In questo momento ci sono poi anche tanti problemi con i bambini: c’è una recrudescenza dell’aids e delle malattie tradizionali quali la malaria. La loro opera è quindi molto, molto ben accolta. Ai sacerdoti, riguardo proprio all’impegno pastorale e alla fedeltà, alla generosità, alla donazione stessa: sono stati colpiti quando ho detto “Non si può essere preti al 50% o all'80% o al 90%”. Ai vescovi ho raccomandato, poi, anche quella generosità pastorale di chi ha ricevuto da Cristo e dalla Chiesa il mandato di reggere, di governare, di “pascere” una Chiesa che si sta sviluppato. Quindi anche con un impegno, da parte loro, di quella generosità che io ho comunque visto e di cui sono testimone. E’ stata per me una bellissima visita sia per costatare ciò che è stato fatto finora, sia per valutare le prospettive che hanno. I seminaristi, naturalmente, sono stati incoraggiati a essere coloro che nel futuro, non troppo lontano, riceveranno dalle mani degli attuali la continuità dell’apostolato della Chiesa in Uganda e in questa area del nord in particolare.

D. – Era la prima volta che un cardinale di Curia arrivava in questa regione: com’è stato accolto?

R. – Sono stato accolto in modo, anche per me, quasi inaspettato. La gioia con cui la popolazione si è manifestata, ovunque passassi, attendendo a volte ore sotto il sole pur di ricevere una benedizione, una parola, un momento di preghiera insieme, è stata tanta. Una gioia espressa a tutti i livelli: persone anziane, adulte, uomini e donne, e una marea di bambini, che festeggiavano, che gridavano, che esultavano. La conclusione, poi, ovviamente spettacolare: oltre 10-15 mila abitanti presenti in questo santuario, il luogo è di per sé un santuario, perché non c’è una vera e propria chiesa, ma è dove i missionari comboniani, per la prima volta, avevano piantato la Croce di Cristo. Sono venuti a piedi, camminando anche per due o tre giorni, pur di essere presenti. Un’accoglienza festosa, molto bella, alla quale non sono volute venir meno neanche le autorità locali e il presidente della Repubblica, il quale ha più volte manifestato la gratitudine per l’attività della Chiesa. La sua stessa presenza, in quella mattinata di domenica – è venuto, infatti, di proposito proprio per questa celebrazione - ha voluto marcare questa atmosfera di festa e il riconoscimento da parte del governo anche dell’attività della Chiesa stessa. Dunque direi che è stata una presenza molto, molto significativa e molto bella. C’è stato poi un ringraziamento particolare, perché mi hanno detto che era la prima volta che una personalità della Chiesa visitava la loro area e si sentivano estremamente onorati anche della presenza anche del prefetto di Propaganda Fide.







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