"Con Benigni è tornato
alla tv generalista il grande pubblico che non c'è più, quello emigrato sul web o
sul satellite. E' qualcosa che accade solo in certe circostanze". Il critico Massimo
Bernardini commenta ai nostri microfoni il successo della serata di Rai1 che con il
comico toscano ha portato alla ribalta la Costituzione italiana. "Il messaggio di
Benigni - spiega il conduttore del programma Tv talk (Rai3) -
è stato di ritornare all'epoca della fondazione della prima Repubblica per rilanciare
ciò siamo. Ci infatti siamo dimenticati della qualità degli uomini che hanno fatto
questo Paese. Forse la televisione, il servizio pubblico in particolare, per essere
vincente ha bisogno di riproporre questo tipo di racconto largo, corale, in cui non
è illuminato solo il protagonista dello show ma l'intera platea per dire: 'noi siamo
uniti e superiamo le contrapposizioni'. Senza quelle luci e quel tipo di palcoscenico
- una specie di aula universitaria orizzontale - nessuno avrebbe visto e condiviso
nulla". Per Piero Alberto Capotosti, Presidente emerito della Coste Costituzionale,
"è stata una operazione intelligente quella di Roberto Benigni perché, sebbene non
ci sia stato approfondimento, ha portato il pubblico medio che non conosce il testo
ad occuparsi di un argomento che può sembrare poco attraente. E' un modo nazional
popolare - afferma Capotosti - per avvicinare soprattutto i ragazzi che a scuola non
riescono ad apprendere adeguatamente la Costituzione". Perché questa lacuna così diffusa?
"Perché si considera la Costituzione solo sotto il profilo della legge, laddove invece
è una regola di vita che un gruppo di intellettuali, molti giovanissimi, redasse in
maniera mirabile". (di Antonella Palermo)