Congo: da Bukavu grido dei cristiani contro le violenze inumane per donne e bambini
“I predatori hanno rubato Dio a troppi bambini e donne di questo Paese perché sia
ancora possibile tacere”. È una delle provocazioni contenute in una lettera dall’est
della Repubblica Democratica del Congo (Rdc), dove le violenze inumane contro la popolazione
civile non solo costituiscono un crimine, ma interrogano la Chiesa che deve essere
faro di speranza e portatrice dell’amore di Cristo, pur in una situazione umanamente
disperata. Per tentare di dare una risposta a questa sfida per l’evangelizzazione,
un gruppo di riflessione formato da cattolici e protestanti (Groupe Chrétien de Réflexion
et d’Action, Gcra) ha tenuto un incontro a Bukavu (capoluogo nel sud Kivu) nei mesi
scorsi. Il documento conclusivo della riunione intitolato “Lasciateci vivere” è stato
ora inviato all’agenzia Fides. Le donne sono le principali vittime delle violenze
nella regione che durano da più di 15 anni. Le testimonianze raccolte dal Gcra sono
sconvolgenti: donne violentate di fronte a marito e figli, torture sessuali, mariti
assassinati, figlie rapite per farne schiave sessuali, saccheggio e distruzione delle
abitazioni. “Le famiglie, le comunità, la cultura, la vita sociale, tutto è distrutto
da questi atti” si afferma nel documento. “È un processo di disumanizzazione che stritola
tutto…fino alla creazione. Senza dubbio gli esecutori di questi crimini non comprendono
che sono i primi a essere colpiti dalla disumanizzazione che infliggono agli altri.
Alcuni di loro sono essi stessi vittime delle violenze del loro gruppo armato e sono
obbligati ad agire così”. Il Gcra sottolinea che la Chiesa locale deve essere in grado
di accogliere le vittime (spesso colpevolizzate dalla comunità per le violenze subite),
accrescendo gli sforzi che già si fanno in campo sanitario, psicologico, sociale e
pastorale. Il Gcra propone alcuni suggerimenti per aiutare le comunità locali a orientarsi
alla luce della Parola e per continuare ad offrire una luce di speranza anche a coloro
che hanno perso qualsiasi illusione. (R.P.)