2012-12-18 15:57:05

Amnesty International: in Italia, si fermi lo sfruttamento dei migranti in agricoltura


Africani, asiatici, ma anche europei, come bulgari e romeni. Sono i lavoratori migranti sfruttati nell’agricoltura in Italia, la cui condizione è stata denunciata da Amnesty International in un rapporto pubblicato ieri. Francesca Sabatinelli:RealAudioMP3

In Italia, lo sfruttamento lavorativo dei migranti in agricoltura è grave e diffuso su tutto il territorio nazionale, sebbene assuma forme diverse a seconda delle regioni. Con l’introduzione del crimine del caporalato, nel 2011, si è fatto un passo avanti, ma il problema non è stato risolto. La denuncia di Amnesty International è forte, ma non sorprende, poiché da anni si conoscono le gravi violazioni dei diritti di lavoro dei braccianti. Paghe al di sotto di quelle concordate tra le parti sociali, mancati pagamenti degli stipendi, sono solo alcune delle violenze che queste persone devono subire. Il commento di Francesca Pizzutelli, ricercatrice di Amnesty presso il Segretariato internazionale a Londra, autrice del rapporto:

In provincia di Latina, un salario minimo per un bracciante agricolo dovrebbe essere, tolte le tasse, tra i 5,60 euro e i 6,60 euro. In realtà, i braccianti agricoli migranti, vengono pagati circa 3,50 l’ora, il 60 per cento di quello che spetterebbe loro. Inoltre, i salari vengono pagati in ritardo, a volte soltanto parzialmente, e i lavoratori sono costretti a lavorare per orari lunghissimi, dalle 10 alle 12 ore al giorno. Inoltre, bisogna dire che, soprattutto in alcune aree, le condizioni abitative sono estremamente precarie. Nell’area di Caserta, ad esempio, noi abbiamo visto migranti alloggiati in fabbriche dismesse, quindi senza elettricità, senza acqua. Si tratta di situazioni alloggiative simili a quelle che, ad esempio, furono denunciate a Rosarno ai tempi della rivolta e che ancora adesso si trovano in altre parti d'Italia.

Le province di Latina e di Caserta sono state le aree prese in esame nel rapporto dell’organizzazione che si concentra sulle varie forme di sfruttamento a danno di questi lavoratori, provenienti soprattutto da Paesi dell’Africa subsahariana, dall’Africa del Nord e dall’Asia:

Il caso di Caserta, è un po’ un esempio di quello che succede in molte parti dell’Italia meridionale. Quello di Latina è un po’ diverso, nel senso che lo sfruttamento dei migranti lì è meno conosciuto rispetto ad altre aree. Si tratta anche di una popolazione di migranti che è “meno alla ribalta”, perché la comunità che si trova a Latina è formata da indiani, non sono migranti africani. Quello che vogliamo far vedere è che lo sfruttamento esiste sia nelle zone in cui si sa, sia nelle zone in cui il problema è meno conosciuto.

Amnesty mette sotto inchiesta le politiche migratorie italiane e denuncia come i datori di lavoro riescano a sfruttare queste persone, a prescindere che siano regolari o irregolari. In entrambi i casi, il permesso di soggiorno diviene arma di ricatto. Ancora la Pizzutelli:

Abbiamo due richieste. La prima è l’abrogazione del reato di soggiorno di ingresso irregolare nel territorio dello Stato: il cosiddetto reato di clandestinità, introdotto nel 2009. Chiediamo che venga abrogato perché si tratta, di fatto, di una violazione del diritto alla giustizia dei migranti irregolari, nel senso che costituisce una barriera tra il migrante irregolare e qualsiasi istituzione pubblica: se il migrante si trova ad essere vittima di violenza, o di sfruttamento lavorativo, come succede spessissimo, non si può rivolgere alla polizia, ai carabinieri, o alle istituzioni, perché rischia di essere arrestato e espulso in quanto, per l’appunto, clandestino. Questa è una situazione inaccettabile che deve essere cambiata. La seconda richiesta che facciamo al prossimo governo, è quella di una modifica radicale della politica migratoria italiana perché non funziona. Viene facilmente abusata, e altrettanto facilmente diventa uno strumento di sfruttamento dei migranti.

Ultimo aggiornamento: 19 dicembre 2012







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