Giappone torna ai conservatori di Abe, Cina preoccupata per riflessi in politica estera
Pechino esprime “molta preoccupazione” per la possibile evoluzione della posizione
internazionale di Tokyo, dopo le elezioni politiche di ieri vinte da Shinzo Abe, considerato
un “falco” in politica estera. I conservatori Liberaldemocratici in Giappone hanno
raddoppiato i seggi sfiorando quota 300 sui 480 della potente Camera Bassa. Tornano,
dunque, al potere dopo la parentesi di tre anni e mezzo di governo dei democratici.
La nuova fase politica si apre dopo poco più di sei anni in cui si sono susseguiti
sette premier. Per capire il significato che la svolta a destra può avere, nel contesto
geopolitico dell’Estremo Oriente, Fausta Speranza ha intervistato Maurizio
Simoncelli, del direttivo dell’Istituto Ricerche dell’Archivio Disarmo:
R. – Da un lato,
i rapporti con il "gigante" cinese con cui, come sappiamo, c’è tradizionalmente un
rapporto non facile: con questo gigante così presente, storicamente, il Giappone ha
avuto conflitti che si sono protratti per decenni fino all’occupazione militare anche
violenta nella prima metà del XX secolo. Quindi, ci può essere una sorta di peggioramento
dei rapporti in una fase in cui invece sembrava che tra Cina e Giappone si fosse arrivati
ad una relativa distensione. Contemporaneamente, c’è un altro grande elemento di instabilità
nell’area, che è la Corea del Nord. Proprio pochi giorni fa, PyongYang ha fatto un
ennesimo esperimento – questa volta riuscito – e ha lanciato in orbita un satellite
utilizzando un missile che si ritiene essere un missile con capacità intercontinentali,
in grado anche di portare eventuali testate nucleari.
D. – A proposito di Corea
del Nord: secondo lei, può esserci qualche cambiamento di politica da parte del Giappone?
R.
– Sì, già i rapporti tra Giappone e Corea del Nord non è che fossero propriamente
idilliaci, e quindi possiamo immaginare che anche in questo ambito ci sia una politica
volta a mostrare i muscoli. A suo tempo, in Giappone era stato detto che qualora la
Corea del Nord si fosse dotata di armi nucleari, forse pure il Giappone avrebbe potuto
percorrere la stessa strada… Quindi, potrebbe esserci addirittura – ripeto, sempre
con il condizionale – un’ulteriore proliferazione nucleare in un territorio in cui
invece si sta cercando da tempo, ma con insuccesso, di convincere la Corea del Nord
a fare tutt’altro tipo di scelta.
D. – Parliamo anche di Corea del Sud, e soprattutto
di rapporti con gli Stati Uniti: c’è stata una fase particolare con i democratici,
adesso se ne apre un’altra con i conservatori di Abe…
R. – Certamente. La situazione
si complica alquanto. Teniamo presente che, per esempio, la Corea del Nord ha detto
che questo missile che ha appena lanciato fa sì che il territorio nordamericano sia
sottoposto a una minaccia di tipo missilistico convenzionale o missilistico nucleare,
e quindi anche da parte degli Stati Uniti c’è un diverso atteggiamento nei riguardi
di quell’area, e di conseguenza anche nei confronti del nuovo governo del Giappone
il quadro cambia completamente. Come dire: i segnali non sono rassicuranti. Speriamo
che, comunque, nell’ambito della politica internazionale il gioco che in realtà vede
al tavolo delle trattative numerosi attori – dalla Corea del Nord alla Corea del Sud,
al Giappone, alla Cina, alla Russia e agli Stati Uniti – faccia sì che la presenza
di molti dei giocatori a questo tavolo possa mantenere un nuovo Giappone all’interno
di un quadro di non proliferazione, di non inasprimento dei rapporti con i vicini.
Sappiamo anche che nei confronti della Corea del Sud ci sono problemi irrisolti. Ci
auguriamo che il nuovo governo giapponese non voglia percorrere strade che purtroppo
nel passato – nella prima metà del XX secolo – il Giappone ha percorso, creando grandi
problemi alla comunità internazionale.