Crisi siriana. L'Iran per il cessate-il-fuoco. L'arrivo dell'inverno minaccia i bambini
Massima attenzione e totale riserbo alla Farnesina sul rapimento avvenuto oggi in
Siria, di un ingegnere catanese, Mario Belluomo, 63 anni, e di due colleghi russi.
Lavoravano in una acciaieria di Latakia. Sul fronte interno degli scontri tra lealisti
e rivoltosi si registrano oggi almeno 70 vittime, una "escalation di violenza" che
preoccupa il segretario generale dell’Onu Ban ki Moon. Emerge intanto un nuovo piano
di pace dettato dall’Iran che comprende tra l’altro un cessate il fuoco sotto la supervisione
ONU e soprattutto la revoca delle sanzioni internazionali contro Damasco.
In
questo quadro, la situazione umanitaria è sempre più drammatica. Particolarmente colpiti
dal conflitto siriano sono i bambini, che ora vivono anche l’emergenza freddo. Ne
abbiamo parlato con Andrea Iacomini, portavoce di Unicef-Italia:
R. – Con l’arrivo
dell’inverno, abbiamo accelerato i piani per aiutare i bambini e le famiglie, sia
all’interno della Siria, sia per quelle che sono fuggite a causa della crisi nei Paesi
vicini. L’inverno lo definiamo il "secondo killer" per questi bambini, perché loro
hanno solo vestiti estivi e rischiano di morire assiderati. Drammatico è anche il
sostentamento: mancano i servizi igienici, l’acqua e – lo ripeto ancora – anche i
vestiti caldi sono di difficile reperimento e quindi i bambini, in questa situazione,
sono ancora più fragili
D. – Voi lavorate anche nei campi profughi fuori dalla
Siria: come state intervenendo?
R. – Stiamo sostituendo le tende, quelle in
cui hanno dormito fino ad oggi, con tende a doppio strato con pavimenti rialzati.
Tutto questo, per cercare di creare condizioni il più possibile vivibili in una situazione
che è molto grave. Intanto, immaginiamo quanto sia difficile riuscire a sopravvivere
giorno per giorno in città come Damasco ed Aleppo, all’interno della Siria, ormai
completamente distrutte, con temperature che scendono anche sotto lo zero. E poi,
anche le zone come la Turchia, la Giordania e l’Iraq sono tutte zone dove naturalmente
l’inverno è molto rigido e dove questi bambini si trovano a dover fronteggiare un’emergenza
umanitaria dovuta al freddo.
D. – Vi muovete anche all’interno della Siria:
ma la situazione è tutt’altro che semplice…
R. – Non dimentichiamo che gran
parte delle agenzie dell’Onu, compresa l’Unicef, si trovano a lavorare in situazione
di personale molto ristretto, con le ong locali che naturalmente ci aiutano. Tuttavia,
in un contesto bellico tutto si fa più complesso. Siamo molto preoccupati per l’escalation
del conflitto: ormai, non si contano più i morti tra i bambini… Speriamo si giunga
al più presto ad una soluzione.
D. – Avete dei dati? Quanti sono i bambini
coinvolti che rischiano di morire?
R. - Non abbiamo un dato ufficiale. Posso
soltanto dire – ed è un dato agghiacciante – che l’Osservatorio dei diritti umani
siriano parla di oltre quattromila bambini morti. Per quanto riguarda i dati a nostra
disposizione, ci sono 1,2 milioni di persone colpite dal conflitto: di queste, oltre
la metà sono bambini. Speriamo quindi al più presto in una soluzione, perché ogni
giorno ci sono più di duemila rifugiati che varcano i confini: la situazione è davvero
complessa.