Congo: oltre 900 mila sfollati, 600 scuole distrutte nel Nord Kivu. La tensione non
si placa
Oltre 600 scuole sono state distrutte o fatte oggetto di atti vandalici nell’est della
Repubblica Democratica del Congo, a causa dell’instabilità per la presenza di diversi
movimenti armati che oltre a combattersi tra loro, terrorizzano e vessano i civili.
La denuncia è dell’ufficio congolese dell’Unicef che ricorda che nel solo periodo
da settembre ad oggi, sono 250 le scuole distrutte o occupate da miliziani armati
nel Nord e Sud Kivu. In diversi casi il mobilio scolastico e i libri di studio sono
stati usati come legna da ardere. Gli studenti che non possono proseguire gli studi
sono 240.000, mentre gli sfollati interni nel solo Nord Kivu sono 914.000. I bambini
che hanno perso i genitori durante le drammatiche fasi della fuga dai villaggi sono
715, secondo i dati in possesso dell’Unicef. La situazione rimane tesa a Goma, il
capoluogo del Nord Kivu, dove nonostante l’evacuazione dalla città dei ribelli dell’M23,
il locale governatore ha denunciato che i guerriglieri vogliono mantenere la popolazione
in “uno stato di psicosi” al fine di fare pressione sul governo congolese impegnato
nei negoziati di Kampala. Nella capitale ugandese sono infatti in corso delle trattative,
sotto l’egida della Conferenza Internazionale della Regione dei Grandi Laghi, al fine
di trovare una soluzione pacifica alla crisi nel Nord Kivu. Diversi osservatori congolesi
però affermano che Rwanda e Uganda (che fa da mediatore) non sono sinceri nel volere
la pace, ricordando i diversi rapporti dell’Onu che denunciano l’appoggio rwandese
e ugandese all’M23. Il Presidente congolese Joseph Kabila ha lanciato il 15 dicembre
un appello a difendere l’unità nazionale di fronte alla ribellione dell’M23 e “all’aggressione
del Rwanda”. Parlando di fronte ai deputati e ai senatori riuniti in seduta congiunta
il Presidente congolese ha denunciato: “una volta di più, ci è stata imposta una guerra
ingiusta. È stato detto tutto su questa guerra di aggressione da parte del Rwanda”.
(R.P.)