Marelli: messaggio del Papa distorto perché dà fastidio
Per chi lo ha letto, il messaggio del Papa per la Giornata Mondiale della Pace è un
documento che si iscrive nel Magistero sociale della Chiesa e che richiama, come afflato
e orizzonte, la Pacem in Terris di Giovanni XXIII. Il cuore del messaggio,
al netto delle distorsioni, è infatti la denuncia delle diseguaglianze sociali ed
economiche che, non poche volte, portano a conflitti sanguinosi. Fortissima la denuncia
che il Papa rivolge al modello economico liberista e individualista come anche alla
tecnocrazia. Aspetti, questi, su cui si sofferma Sergio Marelli, membro del
Coordinamento del Forum Permanente Terzo Settore, intervistato da Alessandro Gisotti:
R. - Senza mezzi
termini, il Papa riprende la necessità impellente di andare verso un nuovo modello
di sviluppo. Non dimentichiamo che il 2013 sarà anche il cinquantenario della Pacem
in Terris, la prima grande Enciclica - specificatamente dedicata da Giovanni XXIII
alla pace nel mondo - e già all’ora, 50 anni orsono, si denunciava con quell’Enciclica
come la rapidità dello sviluppo dei modelli economici e delle tecniche della finanza
e dell’economia internazionale, se non fossero state accompagnate da un’altrettanta
velocità di sviluppo dei diritti delle persone e di tutela della vita della persona
umana, si sarebbe creato uno squilibrio che aumenta le diseguaglianze. Quindi, ribadire
la necessità di un nuovo modello di sviluppo, senza mezze parole, denunciando come
negli ultimi decenni - così dice questo messaggio per la Giornata della pace - ha
postulato la massimizzazione del profitto e del consumo - quindi, al tempo stesso
un richiamo ai modelli produttivi, ma anche agli stili di vita individuali edonistici
delle persone - ecco, senza questo nuovo modello di sviluppo, aumenteranno le diseguaglianze.
Fondamentalmente - dice il Papa - non perseguendo il bene comune non si fa altro che
allontanare la pace, che non è un’utopia, ma una realtà che deve essere perseguita,
facendo e operando per il bene comune.
D. - Perché si è voluto proprio oscurare
il significato più vero di questo messaggio, che è molto coraggioso anche nel denunciare
quelli che sono i difetti di un modello economico imperante, soprattutto nel Nord
del mondo?
R. - Proprio, forse, per questo: cogliendo qua e là - peraltro anche
distorcendo alcune affermazioni, alcuni passaggi di questo messaggio - forse si vuole
nascondere questa denuncia, alquanto chiara e netta, proprio di un modello, quello
definito come il “liberismo economico radicale”, che afferma dei falsi diritti, l’affermazione
della tecnocrazia, anche a prezzo - dice il messaggio - dell’erosione della funzione
sociale dello Stato e delle reti di solidarietà della società civile. Ecco, sono parole
così forti che, forse, distorcendo alcuni passaggi del testo - in questo momento di
grave crisi economica dove sappiamo anche quanto si sia erosa la funzione sociale
dello Stato e quanto si siano inferti duri colpi alle reti di solidarietà della società
civile - si può pensare che si tratti di un messaggio che dà alquanto fastidio! Sviare
l’attenzione su altri argomenti, forse, può essere una maniera strumentale per leggere
questo grande messaggio di Benedetto XVI.