Il commento di padre Bruno Secondin al Vangelo della Domenica
Nella terza Domenica di Avvento, la liturgia ci propone il passo del Vangelo in cui
le folle interrogano Giovanni Battista, dicendo: «Che cosa dobbiamo fare?». Lui risponde:
«Chi ha due tuniche, ne dia a chi non ne ha, e chi ha da mangiare, faccia
altrettanto».
Su questo brano evangelico ascoltiamo il commento del padre
carmelitano Bruno Secondin, docente emerito di Teologia spirituale alla Pontificia
Università Gregoriana:
Personaggi diversi
pongono la stessa domanda. La gente, i pubblicani (cioè i funzionari delle tasse)
e dei soldati chiedono: “Che cosa dobbiamo fare?”. Segno che Giovanni sapeva scuotere
le coscienze e il suo appello ad un rinnovamento di vita trovava uditori disponibili.
Ricevono tre risposte molto semplici e pratiche, forse anche troppo facili e senza
molto impegno. Eppure se si cominciasse a donare anche solo una tunica, un pane a
chi ne ha bisogno, se davvero ci fosse più legalità e onestà nelle cose concrete,
meno violenza a bassa tensione, più solidarietà nei sacrifici da fare: il mondo già
sarebbe altro e migliore. I grandi proclami e gli impegni solenni spesso diventano
ipocrisie ufficiali, senza effetto. Però, anche questi gesti concreti, che già sarebbero
una bella rivoluzione, visto come vanno le cose, non sono fine a se stessi. Sono segno
di presa di coscienza del dover mettersi in gioco perché arriva Qualcuno che costringerà
ad una verifica molto più profonda e decisiva: un battesimo nel fuoco e nello Spirito.
Se avremo fatto pochi e semplici passi, avremo cominciato a dare stile nuovo ai rapporti
sociali, ai nostri doveri, alle esigenze della solidarietà: anche così il mondo si
illuminerà di novità.