Dolore del Papa per la tragedia "insensata" in una scuola degli Usa: 27 morti, di
cui 20 bambini
Una tragedia insensata: il Papa definisce così la strage avvenuta ieri nella scuola
elementare Sandy Hook, a Newtown, in Connecticut, dove sono state uccise 26 persone,
venti delle quali bimbi tra i 5 e i 10 anni. Un evento scioccante che ha toccato molte
famiglie, si legge in un messaggio a firma del cardinale segretario di Stato Tarcisio
Bertone, nel quale Benedetto XVI invoca la consolazione della preghiera per sostenere
la comunità “con la forza dello spirito che trionfa sulla violenza” e “con il potere
del perdono, della speranza e dell’amore che riconcilia”.
La notte scorsa è
stata di veglia a Newtown dopo il massacro di ieri. Centinaia di cittadini si sono
raccolti in una chiesa cattolica, per pregare in ricordo delle vittime. Il presidente
Obama, commosso, si è rivolto agli americani, impegnandosi ad evitare ulteriori simili
tragedie e chiedendo loro di stare il più vicino possibile ai propri figli. FrancescaSabatinelli:
La voce è unica:
mai più tragedie come quella di ieri alla Sandy Hook, a Newtown, nel Connecticut.
28 le vittime, tutte identificate: venti bimbi, sei adulti, e poi Adam Lanza, l’autore
della strage morto suicida e la mamma di quest’ultimo, ritrovata morta in casa, uccisa
dal figlio stesso prima di compiere il massacro con le armi intestate alla stessa
madre. Il quadro messo a punto dagli inquirenti sarebbe ormai completo, ci sarebbero
le prove necessarie a spiegare cosa abbia mosso la mano di Lanza, venti anni, descritto
come un ragazzo intelligente, ma affetto da una forma di autismo, senza alcun precedente
penale, preda di una forma di disagio probabilmente legata al divorzio dei genitori.
Il ragazzo avrebbe agito da solo, dopo aver fatto irruzione nella scuola. Prezioso
testimone di quanto avvenuto sarà la vicepreside, rimasta ferita. All’inizio si era
pensato al coinvolgimento del fratello 24enne poiché Adam aveva in tasca la sua carta
di identità. Il giovane è stato interrogato a lungo e con lui anche il padre dei due
ragazzi. Negli Stati Uniti ora si riapre il dibattito sulle armi da fuoco, sul diritto
dei cittadini di possederne, sancito dal secondo emendamento della Costituzione, e
dunque sulla facilità di acquistarne. Dobbiamo evitare simili tragedie, ha detto il
presidente Obama, elencando tutti i recenti analoghi episodi e chiedendo misure importanti
per prevenirli. Tutti i leader mondiali hanno espresso il loro orrore e cordoglio,
al quale si sono uniti anche Iran e Russia.
E su internet, intanto, sta crescendo
il numero delle firme per chiedere al Congresso di affrontare la questione del controllo
delle armi. Ne servono almeno 25mila. Proprio sul mercato delle armi BenedettaCapelli ha intervistato GianniRiotta, americanista ed editorialista
del quotidiano “La Stampa”:
R. - Queste
armi appartenevano alla mamma del killer: una signora che insegnava nella scuola,
lei era considerata da tutti molto dolce. Quindi l’idea che le armi ce le abbiano
solo brutali cacciatori o brutali killer è una stupidaggine e questo perché in America,
purtroppo, ce le ha chiunque! Il possesso delle armi deriva - purtroppo - da una cattiva
lettura del secondo emendamento della Costituzione che riconosce sì il diritto di
portare armi, ma che dice anche: “all’interno di una ben regolata milizia”. Era per
evitare che il monopolio delle armi fosse dello Stato o che il re inglese potesse
tornare e trovare i cittadini inermi, la Costituzione proteggeva così il diritto di
portare armi. Purtroppo questo diritto antico è stato trasformato in una strage contemporanea.
D.
- Un secondo emendamento che, però, risale addirittura al 1791: forse qualcosa in
questo senso andrebbe fatto…
R. - Certamente la lobby delle armi è condensata
intorno alla National Rifle Association e la tecnica della National Rifle Association
è questa: quando c’è un candidato senatore o deputato o congressman locale - diremmo
noi consigliere regionale - eletto negli Stati che si propone come ostile alle armi
e al porto d’armi libero, loro fanno campagna con molti soldi a favore del suo rivale.
I deputati e i senatori sono quindi sempre molto cauti. Allo stesso tempo, però, non
possiamo fare neanche l’errore, nel quale incorrono i liberal in America e poi tanti
europei, di guardare solo alla questione delle armi. Il Connecticut ha una legge sulle
armi abbastanza restrittiva: certo non dico come quelle europee, ma comunque abbastanza
restrittiva. C’è anche un problema molto importante relativo al degrado delle strutture
psichiatriche di base ma c’è anche una disgregazione del tessuto sociale e della comunità
che è altrettanto importante.
D. - Si dice che Adam Lanza fosse affetto da
una forma di autismo. Poco tempo fa c’era stata un’altra strage in Colorado: gli autori
sembrano essere persone apparentemente timide, riservate e molto giovani. Quale disagio
percorre la gioventù americana?
R. - Io sarei estremamente cauto. Ho visto
dei titoli nei siti italiani molto sparati: “Killer autistico…”, titoli che non vedo
invece in nessuno dei siti americani che sono in questo senso molto più rispettosi.
Sarei molto cauto a fare un link in un titolo di causa-effetto tra autismo-strage,
perché il rischio è che domani i bambini autistici vengano isolati nelle comunità
e nelle scuole. Certamente nella comunità degli adolescenti americani c’è una competizione
che è una competizione per chi brilla di più, chi ha più successo a scuola… se guardiamo
anche a tutti i programmi tv, i format tv, in cui vince l’affermarsi, l’uscire dalla
massa. Certamente, poi, un’altra componente può essere il mondo digitale: questi ragazzi
spesso non hanno che il video di un computer come alternativa e questo li isola sempre
di più. Io vedo un forte smarrimento, una fortissima alienazione. Sempre più, ognuno
di noi lavora per conto suo davanti a un video: non ha amici, non ha colleghi, non
ha una comunità che lo sorregga anche nei momenti di solitudine. Questo è sicuramente
un fattore importante per i ragazzi.
D. - Ieri il presidente Obama, parlando
alla Nazione, si è commosso più volte, ma ha anche detto che si possono pensare delle
azioni da intraprendere…
R. - Io ho coperto come giornalista tutti i presidenti
americani da Carter a Obama, e non ho mai visto un presidente piangere. Clinton era
presidente durante la strage di Oklahoma City nella quale sono morte centinaia di
persone; Bush figlio era presidente durante l’11 settembre. Queste di Obama - secondo
me - sono lacrime di frustrazione: sono certamente anche lacrime di dolore ma soprattutto
lacrime di frustrazione perché sa che poi alla fine non riuscirà a fare niente. Qualunque
legge lui proporrà in Parlamento per un radicale controllo delle armi, il Parlamento
gliela boccerà, sia che esso sia controllato dai democratici sia dai repubblicani.
Quindi Obama ieri ha capito che andava lì a lanciare appelli, sapendo già che non
avrebbe potuto fare nulla per eliminare davvero le radici del male.