2012-12-15 20:21:43

Dolore del Papa per la tragedia "insensata" in una scuola degli Usa: 27 morti, di cui 20 bambini


Una tragedia insensata: il Papa definisce così la strage avvenuta ieri nella scuola elementare Sandy Hook, a Newtown, in Connecticut, dove sono state uccise 26 persone, venti delle quali bimbi tra i 5 e i 10 anni. Un evento scioccante che ha toccato molte famiglie, si legge in un messaggio a firma del cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone, nel quale Benedetto XVI invoca la consolazione della preghiera per sostenere la comunità “con la forza dello spirito che trionfa sulla violenza” e “con il potere del perdono, della speranza e dell’amore che riconcilia”.

La notte scorsa è stata di veglia a Newtown dopo il massacro di ieri. Centinaia di cittadini si sono raccolti in una chiesa cattolica, per pregare in ricordo delle vittime. Il presidente Obama, commosso, si è rivolto agli americani, impegnandosi ad evitare ulteriori simili tragedie e chiedendo loro di stare il più vicino possibile ai propri figli. Francesca Sabatinelli:RealAudioMP3

La voce è unica: mai più tragedie come quella di ieri alla Sandy Hook, a Newtown, nel Connecticut. 28 le vittime, tutte identificate: venti bimbi, sei adulti, e poi Adam Lanza, l’autore della strage morto suicida e la mamma di quest’ultimo, ritrovata morta in casa, uccisa dal figlio stesso prima di compiere il massacro con le armi intestate alla stessa madre. Il quadro messo a punto dagli inquirenti sarebbe ormai completo, ci sarebbero le prove necessarie a spiegare cosa abbia mosso la mano di Lanza, venti anni, descritto come un ragazzo intelligente, ma affetto da una forma di autismo, senza alcun precedente penale, preda di una forma di disagio probabilmente legata al divorzio dei genitori. Il ragazzo avrebbe agito da solo, dopo aver fatto irruzione nella scuola. Prezioso testimone di quanto avvenuto sarà la vicepreside, rimasta ferita. All’inizio si era pensato al coinvolgimento del fratello 24enne poiché Adam aveva in tasca la sua carta di identità. Il giovane è stato interrogato a lungo e con lui anche il padre dei due ragazzi. Negli Stati Uniti ora si riapre il dibattito sulle armi da fuoco, sul diritto dei cittadini di possederne, sancito dal secondo emendamento della Costituzione, e dunque sulla facilità di acquistarne. Dobbiamo evitare simili tragedie, ha detto il presidente Obama, elencando tutti i recenti analoghi episodi e chiedendo misure importanti per prevenirli. Tutti i leader mondiali hanno espresso il loro orrore e cordoglio, al quale si sono uniti anche Iran e Russia.

E su internet, intanto, sta crescendo il numero delle firme per chiedere al Congresso di affrontare la questione del controllo delle armi. Ne servono almeno 25mila. Proprio sul mercato delle armi Benedetta Capelli ha intervistato Gianni Riotta, americanista ed editorialista del quotidiano “La Stampa”:RealAudioMP3

R. - Queste armi appartenevano alla mamma del killer: una signora che insegnava nella scuola, lei era considerata da tutti molto dolce. Quindi l’idea che le armi ce le abbiano solo brutali cacciatori o brutali killer è una stupidaggine e questo perché in America, purtroppo, ce le ha chiunque! Il possesso delle armi deriva - purtroppo - da una cattiva lettura del secondo emendamento della Costituzione che riconosce sì il diritto di portare armi, ma che dice anche: “all’interno di una ben regolata milizia”. Era per evitare che il monopolio delle armi fosse dello Stato o che il re inglese potesse tornare e trovare i cittadini inermi, la Costituzione proteggeva così il diritto di portare armi. Purtroppo questo diritto antico è stato trasformato in una strage contemporanea.

D. - Un secondo emendamento che, però, risale addirittura al 1791: forse qualcosa in questo senso andrebbe fatto…

R. - Certamente la lobby delle armi è condensata intorno alla National Rifle Association e la tecnica della National Rifle Association è questa: quando c’è un candidato senatore o deputato o congressman locale - diremmo noi consigliere regionale - eletto negli Stati che si propone come ostile alle armi e al porto d’armi libero, loro fanno campagna con molti soldi a favore del suo rivale. I deputati e i senatori sono quindi sempre molto cauti. Allo stesso tempo, però, non possiamo fare neanche l’errore, nel quale incorrono i liberal in America e poi tanti europei, di guardare solo alla questione delle armi. Il Connecticut ha una legge sulle armi abbastanza restrittiva: certo non dico come quelle europee, ma comunque abbastanza restrittiva. C’è anche un problema molto importante relativo al degrado delle strutture psichiatriche di base ma c’è anche una disgregazione del tessuto sociale e della comunità che è altrettanto importante.

D. - Si dice che Adam Lanza fosse affetto da una forma di autismo. Poco tempo fa c’era stata un’altra strage in Colorado: gli autori sembrano essere persone apparentemente timide, riservate e molto giovani. Quale disagio percorre la gioventù americana?

R. - Io sarei estremamente cauto. Ho visto dei titoli nei siti italiani molto sparati: “Killer autistico…”, titoli che non vedo invece in nessuno dei siti americani che sono in questo senso molto più rispettosi. Sarei molto cauto a fare un link in un titolo di causa-effetto tra autismo-strage, perché il rischio è che domani i bambini autistici vengano isolati nelle comunità e nelle scuole. Certamente nella comunità degli adolescenti americani c’è una competizione che è una competizione per chi brilla di più, chi ha più successo a scuola… se guardiamo anche a tutti i programmi tv, i format tv, in cui vince l’affermarsi, l’uscire dalla massa. Certamente, poi, un’altra componente può essere il mondo digitale: questi ragazzi spesso non hanno che il video di un computer come alternativa e questo li isola sempre di più. Io vedo un forte smarrimento, una fortissima alienazione. Sempre più, ognuno di noi lavora per conto suo davanti a un video: non ha amici, non ha colleghi, non ha una comunità che lo sorregga anche nei momenti di solitudine. Questo è sicuramente un fattore importante per i ragazzi.

D. - Ieri il presidente Obama, parlando alla Nazione, si è commosso più volte, ma ha anche detto che si possono pensare delle azioni da intraprendere…

R. - Io ho coperto come giornalista tutti i presidenti americani da Carter a Obama, e non ho mai visto un presidente piangere. Clinton era presidente durante la strage di Oklahoma City nella quale sono morte centinaia di persone; Bush figlio era presidente durante l’11 settembre. Queste di Obama - secondo me - sono lacrime di frustrazione: sono certamente anche lacrime di dolore ma soprattutto lacrime di frustrazione perché sa che poi alla fine non riuscirà a fare niente. Qualunque legge lui proporrà in Parlamento per un radicale controllo delle armi, il Parlamento gliela boccerà, sia che esso sia controllato dai democratici sia dai repubblicani. Quindi Obama ieri ha capito che andava lì a lanciare appelli, sapendo già che non avrebbe potuto fare nulla per eliminare davvero le radici del male.







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