Siria nel sangue, si fanno più concrete le voci su un'uscita di scena di Assad
Imponente offensiva degli insorti oggi in Siria. Obiettivo: la capitale Damasco con
i maggiori centri del potere. Anche ieri una nuova giornata di sangue con oltre 100
vittime negli scontri tra esercito e opposizione. Intanto, tornano a farsi sempre
più concrete le voci su un’imminente uscita di scena del presidente Assad, ipotesi
confermata dalla Russia, anche se poi parzialmente smentita. Giancarlo La Vella
ne ha parlato con Camille Eid, esperto di Medio Oriente del quotidiano Avvenire:
R. – Effettivamente,
c’è qualcosa di più concreto con l’ultima presa di posizione da parte del viceministro
degli esteri russo, che indica un riposizionamento della Russia nei confronti della
Siria. Si parla, comunque, di un avvicinamento tra Washington e Mosca, per trovare
una soluzione pacifica attraverso un periodo di transizione, che lasci all’attuale
regime la possibilità di proseguire a guidare il Paese: non attraverso Assad, ma con
l'ingresso di personaggi dell'attuale regime nel governo che sarà formato dall’opposizione.
Quindi, io vedo grosse novità che in tutti i modi escludono la possibilità che Assad
rimanga al potere per altro tempo ancora.
D. – C’è il problema dei rapporti
con il fronte degli insorti, che sicuramente manca di omogeneità…
R. – Sì,
manca di omogeneità, anche se molti gruppi hanno aderito all’ultima coalizione che
è stata formata e quindi fanno riferimento proprio al consiglio siriano unificato.
Ci sono, comunque, gruppi jihadisti arrivati dall’estero e questo non prelude a niente
di buono, ma molti siriani dicono che questi restano gruppi minoritari. Da una parte
questo è vero, ma dall’altra bisogna tener conto che i confini della Siria sono troppo
aperti verso diversi Paesi e quindi non sarà facile la transizione.
D. – Una
Siria pacificata, questa è la speranza di tutti: che importanza avrebbe nel contesto
mediorientale?
R. – Enorme, anche se i futuri leader siriani hanno sempre evitato
di parlare di quello che sarà poi il fulcro del ruolo siriano nella soluzione del
conflitto israelo-palestinese, o israeliano-arabo. Su altre tematiche, invece, hanno
posizioni molto più chiare. Penso, per esempio, alle relazioni con il Libano o con
i Paesi vicini: Giordania e Turchia. Quanto meno, i futuri leader avranno rapporti
molto più normali con questi Paesi.
D. – Ha influito in qualche modo, secondo
te, sull’accelerazione dell’azione diplomatica internazionale, l’aggravarsi a dismisura
del dramma umanitario: sono centinaia di migliaia i profughi in fuga dalla guerra…
R.
– Purtroppo no. Più che altro, a influire è stata l'avanzata militare dell’opposizione
che sembra in procinto di assestare il colpo finale. Purtroppo, il dramma umano non
è stato molto preso in considerazione, anche se molti Stati hanno offerto ingenti
fondi per sostenere questi profughi, ma non è stato questo l’elemento motore.