Mauritania: si lavora per l'abolizione delle mutilazioni genitali
“E’ necessario lavorare senza sosta per l’abolizione dalla pratica delle mutilazioni
genitali femminili”. E’ la sfida rilanciata dall’Unicef a Ginevra. Affrontato anche
il caso della Mauritania, dove quest’anno, cento comunità hanno emesso delle dichiarazioni
pubbliche per l'abbandono della pratica, ma il fenomeno resta drammatico. Da Ginevra,
Silvana Bassetti:
La Mauritania
è tra i Paesi più colpiti dalla pratica delle mutilazioni genitali femminili, con
una prevalenza sopra il 70% e punte oltre il 90% in alcune regioni. Ma il vasto Stato
africano è anche tra i più impegnati nella lotta per porre fine a questa pratica deleteria,
ha spiegato a Ginevra la rappresentante dell'Unicef in Mauritania, Lucia Elmi. Da
cinque anni, in collaborazione con il governo e numerosi partner, l'Unicef ha moltiplicato
nel Paese interventi a favore dell'abbandono della multilazioni genitali che colpiscono
donne e bambine. L'obiettivo principale e' di indurre un cambiamento dei comportamenti.
I primi risultati cominciano a emergere. Lucia Elmi:
"Adesso è possibile
parlare dell'abbandono della pratica, è possibile organizzare simposi, è possibile
parlare con le comunità di questo argomento. Non è più un tabù".
Nei fatti
inoltre è stato osservato un lieve calo del fenomeno. Ancora Lucia Elmi:
"Abbiamo
constatato che dal 2007 al 2011 c'è stato un abbassamento di tre punti della pratica
e siamo passati a livello nazionale dal 73% al 70%''.
Le mutilazioni genitali
femminili sono un fenomeno fortemente intrecciato con tradizioni e norme sociali ed
il loro abbandono richiede di lavorare a più livelli. Da quello legale, per accompagnare
il governo nell'elaborazione di un'apposita legge, a quello comunitario con interventi
e campagne di informazione e sensibilizzazione. Lucia Elmi spiega che si tratta di
un lavoro molto lungo che richiede un impegno costante a contatto con le comunità.
"L'abbandono
di questa pratica è legato non a una scelta individuale, ma alla scelta collettiva".
Un
ruolo importante e' svolto dai leaders religiosi e la Mauritania è stata tra i Paesi
pionieri con due fatwe emesse contro le mutilazioni genitali femminili.
"L'anno
scorso nel 2011, la Mauritania è stata la promotrice di un convegno regionale sull'abbandono
della pratica che ha coinvolto 10 Paesi dall'Egitto al Sudan, il Burkina Faso, il
Niger, il Mali, il Senegal ed hanno portato all'elaborazione di una fatwa regionale
sull'abbandono delle mutilazioni genitali femminili''.
Un altro importante
canale di trasmissione del messaggio in favore dell'abbandono delle mutilazioni sono
gli incontri comunitari:
''Quest'anno nel 2012 abbiamo assistito a cento
comunità, contemporaneamente che hanno emesso delle dichiarazioni pubbliche per l'abbandono,
è stato veramente il culmine del lavoro degli ultimi cinque anni di tutte queste organizzazioni
che hanno lavorato insieme con il governo mauritano. Io ho assistito alla prima nella
regione di Kaedi, nel Gorgol, che è una regione ad alta prevalenza. Per me è stata
veramente un'esperienza molto importante perché erano rappresentati diversi gruppi
etnici, con diverse lingue e c'erano i gruppi dei bambini, i gruppi dei genitori,
le insegnanti, le infermiere, le donne stesse che praticano come mestiere questa pratica
e la dichiarazione pubblica e' stato come una voce unica di tutti gli elementi del
villaggio che pubblicamente hanno detto basta a questa pratica''.