2012-12-14 08:05:36

Economia: l’Europa sblocca gli aiuti alla Grecia, soddisfazione pure per l’Unione bancaria


“La crisi economica non è ancora passata, resta molto da fare”. Così ieri il presidente del Consiglio Europeo Herman Van Rompuy al termine della prima giornata dei lavori a Bruxelles. Oggi prosegue il vertice ma intanto c’è soddisfazione per il via libera all’Unione bancaria sotto la vigilanza della Banca Centrale Europea. Novità anche per la Grecia con i nuovi aiuti approvati dall’Eurogruppo. Laura Serassio:RealAudioMP3

Un meccanismo comune per agire di fronte alle banche in difficoltà, su questo si concentreranno i lavori dei Ventisette, che ieri si sono dati un calendario per proseguire nell’ottica di una maggiore integrazione economica e monetaria. La scadenza è giugno 2013, nel frattempo le istituzioni ragioneranno anche di contratti individuali da stipulare con i singoli Stati membri sulle riforme strutturali che intendono attuare, prevedendo anche un incentivo finanziario per i Paesi adempienti. E mentre i leader festeggiano l’affidamento alla Bce del controllo sugli istituti di credito, un Eurogruppo, in mattinata, sigla l’accordo sulla Grecia. Via libera alla tranche del prestito per il Paese, 35 miliardi subito, altri 15 entro marzo 2013. A pesare sulla decisione, la conclusione positiva dell’operazione di riacquisto del debito, che ha permesso ad Atene di ridurlo di 20 miliardi di euro. “Abbiamo sconfitto le Cassandre che prevedevano la fine dell’euro”, ha commentato il Commissario all’Economia Olli Rehn, ammettendo “quella con la Grecia è stata un’Odissea, ma con oggi mettiamo fine all’incertezza”. Ribadito, poi, l’obiettivo di abbassare il debito al 124% del pil nel 2020: per raggiugerlo” ha detto il Presidente dell’Eurogruppo Jean Claude Juncker, “la Grecia e l’eurozona sono pronte a prendere, se necessario, altre misure”.

Dunque ieri giornata importante per la Grecia, il premier Samaras ha affermato che i sacrifici non sono stati vani; “finita l’incertezza”: ha aggiunto il commissario europeo Olli Rehn. Sul fronte dell’Unione bancaria, il presidente della Banca Centrale Europea, Draghi, ha parlato di un’intesa che segna “un passo importante verso un'unione economica e monetaria stabile”. Proprio sulla sorveglianza della Bce, Massimiliano Menichetti ha chiesto un giudizio a Carlo Secchi, docente di politica economica europea alla Bocconi di Milano:RealAudioMP3

R. – Il tema è centrale per il buon funzionamento del mercato finanziario europeo e della politica monetaria comune della zona euro. Chiaramente, ha trovato molte resistenze, soprattutto rispetto all’idea iniziale, che era quella di una supervisione bancaria, affidata alla Bce, per tutte le banche, comprese quelle di medie e piccole dimensioni e comprese le banche regionali della Germania. Quindi, non c’è da stupirsi che il compromesso sia stato raggiunto con fatica. L’importante però è che ci sia stato un risultato. Sarebbe stato meglio avere un risultato pieno, ma bisogna soprattutto ritenerlo una prima importante tappa.

D. – Nonostante, dunque, il compromesso e le difficoltà, il giudizio è positivo...

R. – Molto positivo, perché le regole sottostanti alla vigilanza bancaria nell’eurozona, ora affidata alle banche centrali nazionali sono diverse e rischiano di creare problemi, almeno da due punti di vista: diversi criteri nel valutare la solidità delle banche e diversi requisiti da imporre. Quindi, è un passo avanti molto importante, paragonabile a quello dell’unione fiscale o del fiscal compact, sul quale pure si sta progredendo con discussioni e problemi non facili da risolvere.

D. – In concreto, quanto potrà incidere la Banca centrale europea?

R. – Prima di tutto, detta regole comuni. Quindi, requisiti patrimoniali, la struttura dei bilanci: le varie voci concorrono a determinare un giudizio positivo o più cauto sulla solidità delle banche stesse e così via. La vigilanza però non si limita a dare giudizi di solidità, ma ha potere ispettivo: ha il potere di dettare regole sulla loro organizzazione, sulle modalità di erogazione del credito, sulle modalità di rapportarsi con la clientela… Quindi, avremo finalmente uniformità di gestione del sistema bancario.

D. – C’è chi dice che, comunque, andare verso l’unione bancaria comporti una contrazione di libertà per quanto riguarda le politiche nazionali...

R. – Degli eccessi di libertà goduti dalle banche nazionali, stiamo tuttora pagando le conseguenze. Qui, riduzione di libertà significa regole precise anche dal punto di vista degli impieghi: basti pensare a come sono stati utilizzati senza controllo i titoli "tossici", i derivati e così via. Queste regole servono per evitare guai come quelli che dal 2008 ci stanno affliggendo a livello mondiale e negli ultimi due anni a livello europeo.

D. – C’è il pericolo che controllando le banche si arrivi poi a controllare le economie di un Paese, quindi la politica di un Paese?

R. – Il controllo del sistema bancario, cioè la vigilanza prudenziale, non la nazionalizzazione del sistema, serve a garantire efficacia alla politica monetaria, che poi utilizza determinati strumenti che producono i propri effetti sull’economia reale, sul sistema produttivo, su occupazione… E’, quindi, fondamentale che questo sia sottoposto a regole precise e ad un’attività di vigilanza da parte della Banca Centrale.

D. – Oggi, l’approvazione anche della tranche di aiuti nei confronti della Grecia. Una risposta compatta dell’Europa alla crisi?

R. – Credo proprio di sì. E’ un segnale importante, pur con la lentezza, le contraddizioni e i tentennamenti che hanno caratterizzato l’intero processo negli ultimi mesi. Però, si va nella direzione giusta, quella che ci può consentire di mettere in sicurezza le situazioni più a rischio e di vedere, finalmente, una via di uscita a questa situazione di crisi. Una via d’uscita che avremmo potuto trovare anche prima – con un po’ più di raziocinio e coerenza – ma, meglio tardi che mai.

D. – Nei confronti degli aiuti, si è parlato di boccata d’aria. Questa, in realtà, è una speranza concreta per la Grecia…

R. – Certo perché vuol dire che i progressi compiuti dal Paese ellenico sono stati considerati soddisfacenti, hanno incontrato l’approvazione. Quindi, si mette mano al portafoglio, perché si è convinti che questo possa servire ad andare verso una soluzione definitiva.







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